Il lavoro su misura
Oggi, almeno in parte, ci possiamo “fabbricare” il nostro lavoro. Cioè personalizzarlo in maniera da farlo corrispondere ai nostri punti di forza.

Quando si cerca di capire com’è fatto il lavoro, uno degli errori comuni è quello di non considerare la distinzione tra come esso viene progettato formalmente e come viene svolto effettivamente dai lavoratori. In realtà, proprio l’attenzione a questo comune gap tra lavoro prescritto e lavoro reale ha fatto sì che, da molti decenni, si siano riconosciute le numerose “astuzie” del lavoratore per ridurre la fatica e stare meglio (originali modifiche di attrezzi di lavoro, scaltre deviazioni dalle procedure o dai ritmi) o si sia preso atto di come il lavoratore cerchi di dare una sua originale interpretazione ai ruoli assegnati (si è paragonato il lavoratore a uno “scultore” del proprio ruolo) o addirittura sia propenso ad arricchire le normali routine aggiungendo nuove attività che rendano più varia e stimolante la sua esperienza quotidiana.


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Questo articolo è di ed è presente nel numero 276 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui