Donato Cattani

Legami affettivi e guarigione fisica

La tenera storia di una cagnolina molto malata e destinata alla morte, che ritrova l’energia di vivere grazie all’amore dei suoi padroni. Le ragioni sono anche biochimiche.

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Esistono storie che hanno dell’incredibile. Fatti e avvenimenti in grado di mettere in discussione anche le nostre più ovvie e basilari certezze e conoscenze. La stessa ricerca scientifica è costellata di aneddoti inverosimili, spesso del tutto casuali, che hanno poi portato a intuizioni geniali e a scoperte inaspettate o, a dir poco, rivoluzionarie. Basti pensare alla dinamite, alla penicillina, all’anestesia, ai raggi X o alla semplice aspirina; scoperte fortuite, ma che di fatto hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità. Altre, inspiegabilmente, nonostante contengano conoscenze e verità potenzialmente davvero rilevanti e utili per la nostra esistenza, spesso rimangono confinate tra le mura accademiche o celate tra le pagine dell’ultimo libro in alto a destra della libreria. Tra queste, una delle più singolari e affascinanti è riportata in un recente best seller da una psicologa e ricercatrice francese: «Si racconta che ratti di laboratorio ai quali era stato inoculato un virus mortale erano stati affidati ad alcuni studenti di medicina. I ratti morivano uno dopo l’altro. Solo i ratti di una studentessa sembravano stare un po’ meglio e persino guarire. Per quale miracolo quelli della studentessa riuscivano ad uscirne mentre gli altri morivano?» (Rivière, 2016). Che cosa era accaduto ai ratti affidati alla studentessa? Quale variabile aveva potuto determinare un risultato tanto sorprendente? Trovare una spiegazione non è affatto semplice. E ciò perché la risposta risiede in una di quelle acquisizioni scientifiche ormai certe e consolidate, ma che, a differenza dell’anestesia o dell’aspirina, non hanno goduto della stessa popolarità e non fanno parte del nostro comune bagaglio di conoscenze. Queste, dimenticate o sottostimate, popolano ancora impolverati scaffali del nostro sapere.

Mossa a compassione per un destino tanto crudele, per diverse sere di seguito la studentessa aveva accarezzato i ratti uno ad uno, determinando di fatto la loro guarigione. Ma possono l’affetto, il supporto, i legami e i contatti sociali influire positivamente sulla guarigione fisica di un malato? Quale ruolo svolgono le relazioni affettive e il supporto emotivo nel determinare la nostra salute? Cerchiamo di rispondere a queste domande analizzando da vicino uno tra i più sorprendenti fenomeni biopsicosociali: lo Smoothie effect, come lo chiameremo in base alla storia che sarà qui raccontata.

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Questo articolo è di ed è presente nel numero 283 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui