Non è affatto raro che, come nel web, anche nella vita reale si scompaia per sempre senza dare spiegazioni. Un comportamento destabilizzante soprattutto per i bambini.

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Eugenio è molto irritato con la sua ex. Silvana le ha mandato Diego, il figlio di 9 anni di lei, in ufficio a fargli una scenata di fronte ai colleghi durante un’importante riunione di lavoro. O almeno questo è ciò che lui pensa.

Sfuggendo al controllo del portiere, il bambino è entrato all’improvviso nella sala riunioni e, dopo alcuni attimi di smarrimento, alla domanda di Eugenio: «Cos’è successo, Diego? Cosa sei venuto a fare? Non vedi che stiamo lavorando?», il bambino ha urlato, molto teso e tutto d’un fiato: «Sono venuto per dirti che non si fa così! Che sei un egoista!». Poi, correndo a zig zag nel corridoio, si è dileguato prima che Eugenio riuscisse a raggiungerlo.

Tornato a casa, la sera, quest’ultimo, assai irritato, telefona a Silvana: «Ma come ti permetti di mandare il bambino in ufficio? Cosa speri di ottenere? Tra noi è finita, no? Mi sembrava fosse tutto chiaro!».

«Non so di cosa stai parlando» ribatte lei, stupita per l’inattesa telefonata. 

E soltanto dopo che Eugenio le spiega brevemente l’accaduto – «Non l’ho certo mandato io!» –, risponde: «Ma figùrati se avrei fatto una cosa del genere. Siamo stati insieme sei anni e ancora non mi conosci. È lui che è venuto di sua volontà. Senza dirmelo. Lo sgriderò per ciò che ha fatto».

«Ma che gli è preso, allora, al ragazzino? Qualcosa gli devi avere pur detto, magari indirettamente, per spingerlo a irrompere in ufficio in quel modo, urlando, e perdipiù durante una riunione di lavoro».

«Non gli ho detto niente, niente di niente, proprio come hai fatto tu quando, muto, te ne sei andato via quella sera».

«Cosa vuoi insinuare? Spiegati meglio».

«Non insinuo niente. Voglio solo dire che si è lamentato molto per il fatto che sei sparito senza un cenno, senza un saluto. Sono trascorsi due mesi e non gli hai fatto neppure una telefonata. So che ti ha inviato dei messaggini e che tu non hai mai risposto. Mi chiede spesso di te. Se tornerai. Se lo porterai di nuovo a giocare a pallone».

«Ma siamo noi che ci siamo separati. Io e te. Cosa c’entra lui? È figlio tuo, sei tu che dovevi spiegargli che la nostra storia è finita e ricordargli che io non sono suo padre».

«Che importanza ha che tu non sia suo padre? Te ne sei andato all’improvviso. Senza pensare che Diego si era affezionato a te in tutti questi anni. Non che tu fossi molto presente, ma giocavate e scherzavate. Suo padre non l’ha conosciuto e, che tu lo voglia o no, eri come un padre per lui. In ogni caso c’era dell’affetto e Diego si è sentito abbandonato, rifiutato».

«Rifiutato?» ripete Eugenio, titubante e incredulo.

«Sì, rifiutato, non considerato, come se lui per te non valesse nulla, come se non valesse nulla per nessuno».

«Per nessuno, poi! Non ti sembra di esagerare? I bambini dimenticano rapidamente».

«Ma, almeno un saluto avresti potuto darglielo…».

«Ho pensato che se me ne fossi andato in sordina, sarebbe stato meglio per lui».

Ghosting

“Ghosting” è un neologismo recente che sta a indicare le sparizioni improvvise dalla vista e dalla vita delle persone con cui fino a quel momento si era in buoni rapporti, senza fornir loro una qualsivoglia spiegazione. La persona che scompare, trasformandosi in un “fantasma”, generalmente pensa soltanto a sé stessa. Pensa a interrompere un rapporto, a mettersi in salvo, a cambiare vita e abitudini nel modo più indolore possibile.

Preferisce tagliar corto e svanire perché teme di affrontare le emozioni che accompagnano le separazioni o, più semplicemente, perché, centrata su di sé e insensibile ai sentimenti degli altri, preferisce lasciar cadere una relazione piuttosto che prendersi la responsabilità di gestire il distacco.

Di fronte a una situazione scomoda, sceglie la scorciatoia della fuga senza preoccuparsi della sofferenza che può procurare agli altri, oppure cercando di negarla, di dimenticarla, di minimizzarla. Non vuole sentire su di sé il peso del giudizio negativo degli altri e quindi sceglie di non soffermarsi sulle conseguenze delle proprie azioni.

Da un punto di vista psicologico, si tratta di una tattica interpersonale passivo-aggressiva, che viene utilizzata più spesso in ambito sentimentale; ma può anche interessare i rapporti di amicizia e di lavoro, provocando sconcerto nelle persone che si sentono abbandonate oppure svalutate, tenute in nessun conto in quanto neppure degne di un saluto di commiato.

Ed è proprio quello che è accaduto a Diego. Da un giorno all’altro, Eugenio è uscito dalla sua vita senza preavviso e senza alcuna spiegazione. Se ne è andato una sera senza salutarlo, senza accennare al loro rapporto durato sei anni, senza prospettargli la possibilità di continuare a vedersi di quando in quando, anche se la relazione con sua mamma era finita. 

Così, quando Diego si è reso conto di ciò che era successo, si è sentito rifiutato, non voluto, privo di valore. Il silenzio immotivato rende più difficile il superamento di una perdita ed è più dissestante di un litigio esplicito. Nel caso di un bambino di 9 anni, poi, è anche un duro colpo all’autostima, già sempre traballante nei confronti degli adulti. Ecco perché Diego ha sentito il bisogno di andare a scovare Eugenio in ufficio e cantargliene quattro. Questa sceneggiata in pubblico lo ha fatto sentire meglio, come se avesse ristabilito un equilibrio che si era spezzato.

Anche in passato c’erano persone che scomparivano all’improvviso per non doversi confrontare con il dolore dell’altro e con tutte quelle reazioni e proteste che generano imbarazzo, timori e sensi di colpa. Incapaci di mettersi nella pelle degli altri, costoro guardano soltanto al proprio tornaconto. Oggi, però, negarsi, sparire nel nulla, sembra più facile e normale di un tempo grazie alla comunicazione via Internet. Nel mondo virtuale della Rete, la comunicazione può essere interrotta da un semplice clic in qualsiasi momento.

Su Internet ci si può rappresentare come si vuole e quando non si riesce a gestire qualcosa la soluzione è semplice: si smette di rispondere, si silenzia la chat o si va direttamente offline. Una modalità di interazione che molti trasferiscono al mondo reale, quando non vogliono assumersi le proprie responsabilità. Non è certo per distrazione, infatti, se Eugenio non ha mai risposto agli sms di Diego. 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 271 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui