Anna Oliverio Ferraris

Esperienze che fanno maturare

Testimonianza di una quindicenne che grazie al dramma del Covid-19 ha imparato a riconoscere i valori più profondi.

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La prima ad essere sorpresa del cambiamento è proprio lei, Arianna, 15 anni appena compiuti. Quando lo scorso 5 marzo Arianna seppe che tutte le scuole venivano chiuse come misura precauzionale contro la diffusione del virus, fece un salto di gioia e messaggiò immediatamente con i compagni e le compagne di classe per condividere la notizia dell’insperata vacanza. «Domani niente compito in classe di matematica, chissà come ci resta male la prof!», esultò Sara. «Evviva! Il prof di inglese aveva fissato la mia interrogazione proprio lunedì: che bello non dover studiare nel week end!», commentò Valentina. «Io me ne vado a sciare, perché non venite anche voi ragazze?», propose Alessio. La vacanza, però, si trasformò ben presto in quarantena e, con disdetta di tutti, non fu più possibile uscire di casa. Niente più sci, niente più shopping, niente più feste e incontri serali con gli amici.

Dopo una settimana ebbe inizio la Didattica a Distanza, il cosiddetto DaD. Le lezioni cominciarono ad arrivare in casa via web e con esse anche i compiti. 

Esperienze che fanno maturare

«All’inizio non è stato facile coordinarmi, con mio fratello che doveva connettersi anche lui con la sua classe e con mio padre che ha iniziato lo smart working. Tant’è che abbiamo dovuto comprare subito un altro computer e, per non darci fastidio a vicenda, delimitare ognuno il proprio raggio di azione». 

Al di là delle parole di Arianna, la fase di rodaggio è stata complicata anche perché gli insegnanti, non abituati alla didattica online, hanno iniziato a fare lezioni troppo lunghe, senza considerare che l’attenzione sullo schermo è più faticosa di quella in aula. Inoltre, per timore di non riuscire a svolgere tutto il programma, riempivano i ragazzi di compiti, con spiegazioni non sempre chiare per quanto riguardava l’utilizzo dei programmi digitali. A ciò si aggiunga che la mamma di Arianna si calò subito nel ruolo di “insegnante domestica” nei confronti sia della figlia che di Massimo, il figlio tredicenne. Un doppio ruolo – quello di madre e di insegnante – non facile da reggere sia per lei che per i figli. Preoccupata che perdessero tempo con le chat e con i videogiochi o che finissero su qualche sito porno o di gioco d’azzardo, la mamma pretendeva di controllare tutto, lezioni, compiti e anche che cosa Arianna e Massimo facevano con il computer o con il telefonino quando non erano impegnati con la didattica. 

«Un incubo! Io che ero abituata a studiare con Sara e Valentina, a turno a casa dell’una o dell’altra, mi irritavo di dover rendere conto di tutto, punto per punto, compito per compito, e così finivamo per litigare. Non si può convivere ventiquattr’ore su ventiquattro nel chiuso di un appartamento, bisogna anche distanziarsi, per poter andare d’accordo. Lei invece mi stava col fiato sul collo. Io le rispondevo male. Lei allora andava a lamentarsi con mio padre che, adirato per essere interrotto durante il lavoro, rincarava la dose di rimproveri. Per non parlare di Massimo, che cercava continuamente di sottrarmi il computer perché il mio è più veloce del suo!». Le tensioni quotidiane, la noia di restare confinata in casa con i genitori e il fratello senza poter incontrarsi con gli amici, la delusione per non aver potuto festeggiare il quindicesimo compleanno con i compagni di scuola, tutto avrebbe fatto presagire che con il ritorno alla normalità Arianna avrebbe ripreso la vita di prima, con gli stessi gusti, tempi e preferenze. E invece sono bastati due mesi e mezzo nel “bunker” per cambiare la sua visione del mondo e modificare la sua scala di valori.

Ed ecco la sua analisi del cambiamento. «A 12 anni le aspirazioni mie e delle mie coetanee erano quelle di diventare velina, di essere selezionate per Il Grande Fratello o di avere la fortuna di partecipare a una puntata di Amici. Poi i nostri miti sono diventate le influencer più gettonate del momento, tipo la Ferragni e le modelle di Victoria’s Secret, il brand che produce biancheria intima. Le modelle più sexy di Victoria’s Secret sono molto ammirate, sia dai ragazzi che dalle ragazze, e guadagnano un sacco di soldi. Durante la quarantena, però, ho visto un mondo completamente diverso. Accanto alle persone che si ammalavano e che in molti casi morivano, c’erano medici, infermieri e volontari, infaticabili ed eroici, che non hanno esitato a sacrificare la propria vita per salvare quella dei malati. Avvolti nelle loro tute, erano ben diversi e ben più autentici dei personaggi patinati che recitano nelle serie televisive sui medici. Ho anche capito l’importanza del lavoro degli scienziati e dei ricercatori, sia quelli nel campo della salute che quelli che studiano i cambiamenti climatici, gli effetti dell’inquinamento e del dissesto ambientale. La velocità, poi, con cui è stato ricostruito il ponte di Genova ha dimostrato come sia possibile sconfiggere la corruzione e superare le lungaggini della burocrazia. Ho capito che noi ragazzi dobbiamo occuparci seriamente di questi temi se in futuro non vogliamo trovarci indifesi di fronte a pandemie, alluvioni e carestie, perseguitati dagli incendi e soffocati dall’inquinamento. Ho capito inoltre che non c’è tempo da perdere, che non possiamo indulgere troppo in stupidaggini, che dobbiamo capire il mondo in cui viviamo e fare delle scelte, darci degli obiettivi che ci facciano sentire bene con noi stessi, prepararci e impegnarci attivamente per il bene comune». 

Un’esperienza, insomma, che ha lasciato il segno in Arianna e l’ha fatta maturare.

Anna Oliverio Ferraris, docente universitario, scrittrice, psicoterapeuta, oltre a numerosi saggi di psicologia ha scritto Tutti per uno (Salani), un romanzo che descrive la formazione di un gruppo di adolescenti costruttivo e resiliente.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 280 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui