Santo Di Nuovo

Minori stranieri non accompagnati

Il drammatico problema di minori stranieri che affrontano il viaggio dai loro Paesi d’origine verso una nuova terra senza genitori o parenti. Di loro bisogna prendersi una cura particolare, considerata l’età.

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L’attenzione sui migranti è attualmente occupata da posizioni politiche e organizzative riguardanti gli arrivi e la successiva destinazione, o addirittura il reinvio ai Paesi di partenza. Ma gli immigrati già presenti, regolari o no, richiedono un intervento i cui numeri – per quanto possano essere in diminuzione – sono molto alti e difficili da gestire sul piano del lavoro sia giuridico e organizzativo che di intervento psicologico e sociale. Per questo lavoro, che va compiuto quali che siano le regole per l’accoglienza a valere per il futuro, è essenziale passare dall’emergenza – fenomeno mediatico oltre che oggettivo – alla comprensione, anche in termini psicosociali e giuridici, dei tanti e diversi problemi che l’immigrazione comporta, per programmare strategie di azione condivise e formalizzate.

Il problema specifico che tratteremo è quello riassunto dalla sigla MSNA, Minori Stranieri Non Accompagnati: quelli che arrivano senza genitori o altri parenti affrontando da soli il viaggio della speranza e prevedendo di gestire, sempre da soli, il seguito delle procedure e del loro progetto di vita. Le norme europee e italiane li definiscono minorenni non aventi cittadinanza europea, che si trovano per qualsiasi causa nel territorio dello Stato, privi di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili. Quanti sono? Dove stanno? Quali sono le tipologie? Chi se ne occupa, e come? Quanto può fare per loro la psicologia?

I numeri si deducono dalle statistiche Eurostat: 31 400 nel 2017 negli Stati dell’Unione Europea, in diminuzione rispetto al picco di 95 200 nel 2015, ma molti più dei circa 12 000 annui fino al 2013. In Italia sono oltre 10 000: un terzo del totale europeo, e il 65% dei richiedenti asilo. 

Dove si trovano? Per lo più nelle regioni in cui arrivano (in Sicilia, anzitutto; circa 1 su 3), prima di essere eventualmente trasferiti in altre regioni italiane; di rado – e solo in presenza di parenti che possano prendersene cura – all’estero.

La normativa sui MSNA fa riferimento, oltre che alle convenzioni internazionali e alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa, anche al Testo unico sull’immigrazione, alle norme sull’affidamento e l’adozione, sulla tutela del lavoro dei minorenni, sul loro sfruttamento tramite la prostituzione e la pornografia. Ma la legge di riferimento fondamentale è la n. 467 del 2017, che – dopo aver sancito che i MSNA «sono titolari dei diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell’Unione Europea» – prevede il divieto di respingimento alla frontiera; in caso di espulsione, il provvedimento del Tribunale per i Minorenni non deve comportare «un rischio di danni gravi per il minore».

Appena il MSNA è segnalato alle autorità di polizia o giudiziaria, ai servizi sociali o ad altri rappresentanti dell’ente locale, la legge richiede che il «personale qualificato della struttura di prima accoglienza» svolga un apposito colloquio, con l’ausilio di «organizzazioni, enti o associazioni con comprovata e specifica esperienza nella tutela dei minori», alla presenza di un mediatore culturale, allo scopo di approfondire la sua storia personale e familiare e di far emergere ogni altro elemento utile alla sua protezione.

Gruppi, fondazioni, associazioni od organizzazioni non governative di comprovata esperienza nel settore dell’assistenza ai minori stranieri devono assicurare l’assistenza affettiva e psicologica dei MSNA in ogni stato e grado del procedimento. Sino alla nomina di un tutore (volontari qualificati iscritti ad apposito elenco), i compiti relativi alla richiesta di permesso di soggiorno o di protezione internazionale possono essere espletati dal responsabile della struttura di prima accoglienza, che è quella prevista dalla legge «per le esigenze di soccorso e di protezione immediata». La normativa generale sui richiedenti protezione internazionale prevede che «gli operatori che si occupano dei minori s[ia]no in possesso di idonea qualifica o comunque ricev[a]no una specifica formazione»; essi devono assicurare il diritto alla salute e all’istruzione.

Da queste norme ci si accorge che non può valere lo slogan assistenzialistico “Dare un tetto, un letto e un piatto”: è necessario un intervento mirato, specialistico, personalizzato, che dipende dalla risposta alle domande iniziali.

Chi sono i MSNA? In gran maggioranza maschi sono di età adolescenziale (solo meno del 10% sono sotto i 14 anni), anche se l’età, in assenza di documenti, è spesso difficile da definire; alcuni si dichiarano minorenni senza esserlo, e la legge prevede accertamenti specialistici al riguardo. Alcuni partono dai loro Paesi con i familiari e poi li perdono durante il viaggio; altri partono da soli e si aggregano a compaesani e amici; qualcuno è arruolato come scafista, e all’arrivo viene inquisito e spesso arrestato, per cui finisce nelle carceri minorili italiane. Molti (4500 al maggio 2018) si allontanano dalle strutture di accoglienza e si rendono irreperibili, a rischio di sfruttamento lavorativo o sessuale o di coinvolgimento nella criminalità come manodopera a buon mercato. Questa diversa tipologia dice chiaramente quanto differenziato dev’essere l’approccio al problema.

Le strutture di prima accoglienza hanno evidenti problemi di numerosità, e di tempi di permanenza. In prospettiva di lungo periodo bisogna pensare a soluzioni definitive: cercare i genitori biologici o parenti disponibili ad accoglierli in altre regioni italiane o europee (ricerca assai difficile se comporta procedure a livello internazionale). Oppure arrivare alla dichiarazione di adottabilità e cercare una famiglia idonea per l’affidamento o l’adozione. Ma esiste, specie per quanti sono già prossimi a diventare maggiorenni, anche la possibilità di avvio all’autonomia, che richiede interventi di supporto e orientamento psicosociale del tutto peculiari e per i quali nel territorio italiano vi sono poche strutture idonee.

Vi è la necessità di istituire una rete di interventi diversi ma non scollegati tra loro, e di un efficiente coordinamento in cui siano presenti tutti gli attori coinvolti nell’accoglienza: Procura e Tribunale per i Minorenni, forze dell’ordine, servizi sociali e sanitari, comunità, medici, psicologi.

In un progetto dell’Università di Catania con la Prefettura – che ha il coordinamento dell’accoglienza sul piano operativo – stiamo perseguendo lo scopo di creare una banca-dati delle strutture dedicate ai MSNA, per attuare il monitoraggio degli standard di accoglienza ed evitare gestioni inadeguate. Con la collaborazione dei Comuni vengono raccolti, attraverso modelli di rilevazione standardizzati, dati sugli standard di accoglienza e i modelli organizzativi di ciascuna struttura. Il monitoraggio è assicurato da una discussione periodica in focus group e da analisi di dati trasversali e longitudinali a cura di ricercatori di psicologia dell’ateneo catanese.

Nel lavoro con i MSNA il ruolo della psicologia è essenziale per assicurare una valutazione accurata delle condizioni e dei bisogni di ogni minorenne accolto, e formulare un piano di trattamento per l’inserimento nel Paese che lo ospiterà e nel quale possa sviluppare positivi processi di socializzazione.

 

Santo Di Nuovo è ordinario di Psicologia, direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e presidente dell’AIP - Associazione Italiana di Psicologia. Tra altre pubblicazioni, è autore del volume Prigionieri delle neuroscienze? (Giunti, 2014). È stato giudice onorario nel Tribunale per i Minorenni e nella Corte d’Appello, sezione Minori e Famiglia, di Catania.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 270 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui