Fabrizio Quattrini

La trasgressione sessuale

Una carrellata di alcune delle più diffuse trasgressioni erotiche, all'insegna di una spontaneità del piacere che non ammette gratuiti divieti sociali e culturali.

la trasgressione sessuale.jpg

"Trasgredire” è un termine che racchiude al suo interno un concetto contrapposto, soprattutto quando la trasgressione è associata alla sessualità di un individuo che avrà difficoltà ad essere riconosciuto nel contesto sociale di riferimento.

Dal latino “transgredi”, “andare oltre, oltrepassare i limiti di ciò che è lecito”, “trasgressione” è un lemma che rimanda prepotentemente alla dialettica “normale vs. anormale”, aggettivo, quest’ultimo, che nella sessualità, in un periodo storico ancora non lontano, è stato ancorato con superficialità a “perverso”. Trasgressione, quindi, come rottura di uno schema socialmente condiviso, della regola che mantiene il controllo del fare ritenuto lecito e corretto, e dove gli individui possono ritrovare tutti il piacere dell’omologazione. 

Nella sessualità il concetto acquista un valore complesso. Colui che trasgredisce non solo irrompe prepotentemente nella dimensione dell’illecito, ma è pronto a differenziare sé stesso dagli altri. La rottura è quella ai danni dello stereotipo, e il prezzo da pagare è quello della diversità.

Come ho avuto modo di descrivere nel volume Parafilie e devianza (Quattrini, 2015), la sessualità è regolata dalle fantasie e dall’immaginazione, e il desiderio di sperimentare un certo tipo di erotismo rivela in tutti gli esseri umani una dimensione assolutamente trasgressiva. Per quanto sia ancora forte l’idea socialmente condivisa di una sessualità normativa, convenzionale, dove gli stereotipi rivelano la massima espressione di quella società, di quel popolo e delle proprie relazioni intime, esistono dei comportamenti sessuali che facilmente si discostano dalla normatività e non entrano all’interno di un più ampio concetto di disturbi parafilici. Questa area di confine è rappresentata appunto dalla trasgressione, una nozione che necessita di essere ridefinita e riformulata in quanto tipica espressione sana della dimensione erotico-sessuale dell’essere umano. 

DIFFERENTI LIVELLI DI TRASGRESSIONE

L’idea di identificare differenti livelli di trasgressione è nata dall’osservazione clinica. Molti sono i pazienti che ancora oggi si accostano alla psicoterapia con la paura di non essere “normali” sessualmente, di vivere e sperimentare l’eros come confuso, sbagliato. Inoltre, anche coloro che hanno integrato una visione funzionale della sessualità atipica con la personale sperimentazione dell’intimità a volte sentono l’esigenza di essere rassicurati e richiedono consulenze informative. Chiaramente, il clinico professionista che interviene sia sotto il profilo della consulenza che nella progettualità di un percorso psicoterapeutico dev’essere formato in materia di sessualità in generale e, nello specifico, in relazione alle pratiche trasgressivo-parafiliche.

L’esperienza trasgressiva è comune all’essere umano, anche quando rimane nascosta, inespressa. Rappresenta a differenti livelli la novità erotica, i reali bisogni dell’individuo. Alla base della risposta trasgressiva è evidente l’immaginazione. Le fantasie erotiche, i fantasmi che eccitano con facilità uomini e donne sono la rappresentazione di possibili livelli diversi di trasgressione, sono l’espressione privata del piacere, di una dimensione personale e personalizzata della sessualità. Quando l’immaginario trasgressivo rimane ingabbiato e non condiviso è evidente la paura del giudizio, ma anche la difficile accettazione della diversità: la propria dimensione di diversità. Quando invece l’individuo riesce a esprimere le proprie fantasie erotico-sessuali, sia­no esse rappresentate nella sessualità autoerotica oppure condivise con i partner, è chiara la naturale espressione della trasgressione.

Conoscere i diversi livelli di trasgressione, a mio avviso, può essere esplicativo di una nuova teoria della sessualità atipica dove il focus attentivo erotico è quello del feticcio. Non una teoria del feticismo, ma una rappresentazione dell’erotismo in cui il focus “feticistico” appartiene alla libertà di esprimere la personale dimensione della sessualità.

In linea generale, possiamo suddividere l’esperienza della trasgressione sessuale in 4 livelli:

1. le esperienze soft;

2. le kinky practices;

3. l’area BDSM;

4. la new technology.

 

In tutti e 4 i livelli di esperienza trasgressiva è presente un focus attentivo erotico inquadrabile come “feticcio”, che risulta necessario per amplificare l’immaginario erotico, senza mai oltrepassare la dimensione della dipendenza. È la dipendenza da quel focus, infatti, che può dare l’avvio nell’individuo a un processo parafilico e che in alcune occasioni può trasformare la parafilia in disturbo, dove l’esperienza erotico-sessuale dipendente impedisce di vivere in piena egosintonia le dimensioni intimo-affettivo-sociali.

QUANDO TRASGREDIRE DIVENTA SINONIMO DI "NORMALITÀ"

Il primo livello dell’immaginario trasgressivo è rappresentato da tutte quelle esperienze erotico-sessuali definite “soft”. Non è mia intenzione fare una lista esaustiva di possibili esperienze trasgressive soft, quanto invece dar voce a una dimensione erotica che appartiene all’essere umano, alla possibilità trasgressiva dell’uomo e della donna, a quel “famolo strano” di verdoniano ricordo cinematografico, che però rende chiaro il passaggio tra ciò che si conosce e ciò che si desidera all’interno di un’espressione sana e non monotona, o dipendente, della sessualità.

Le trasgressioni di tipo soft appartengono all’immaginario erotico-sessuale, in cui non è necessario vivere l’esperienza diretta della fantasia, ma neanche averne paura, e, se possibile, condividerla, anche solo verbalmente, con il partner. Quando invece l’esperienza viene vissuta in autoerotismo o nella sessualità di coppia si può osservare una gamma di comportamenti che si allontanano dalla sessualità di tipo convenzionale. 

Alcuni esempi: i luoghi dove possono essere sperimentati l’erotismo e la sessualità (aperti-pubblici-particolari), ma anche l’uso di oggetti (sex toys), e ancora l’esperienza di alcune pratiche spesso confuse con le mode del momento, come per esempio il “friend with benefit” (volgarmente tradotto con “trombamico”).

Queste e altre fantasie e immaginari erotici sono l’espressione più soft della trasgressione. Il giocare insieme è certamente una delle dimensioni in cui i membri della coppia si possono permettere non solo di evitare di cadere nella routine e nella monotonia dell’esperienza relazionale, ma anche di imparare ad amare sé stessi e l’altro diverso da sé senza temere giudizi (Quattrini, 2013).

Molte delle pratiche soft hanno a che fare con la personale capacità di trasgredire: il coraggio di andare contro una dimensione stereotipata del piacere sessuale, sganciando l’ingombrante zavorra della collettività. L’obiettivo ultimo è quello di potere sperimentare una sessualità senza tabù. 

L’ideale della coppia modello, quella rappresentata simbolicamente dall’immagine del “Mulino Bianco”, è l’espressione di una relazione falsata, stereotipata e convenzionale, dove la morale del vivere insieme è promossa e alimentata dalla società e sovente dalle istituzioni religiose. Molti elementi che sostanziano questi stereotipi della coppia definita tradizionale permettono agli uomini e alle donne non tanto di escludere dalla loro dimensione intimo-erotico-sessuale aspetti di una trasgressione soft, quanto di vivere e sperimentare le stesse trasgressioni solo di nascosto, e riconoscendo a volte che non sono poi così soft!

LA TRASGRESSIONE E LE PRATICHE KINKY

“Kinky” è un termine che vuole rappresentare l’esperienza dell’erotismo stravagante, curioso, distante dalle regole e dalle convenzioni sociali. Una forma dell’immaginario e dell’esperienza erotica atipica, che sposa appieno la dimensione trasgressiva. Le kinky practices sono quei comportamenti erotici che, pur essendo esistiti in differenti epoche e periodi storici, hanno sempre attirato l’attenzione delle masse. In linea generale, se nell’esperienza soft della trasgressione è stata osservata una modalità leggera, spesso difficile da riconoscere come trasgressiva, l’esperienza kinky è meno comune ma altrettanto importante. “Kinky” è utilizzato spesso all’interno dell’area BDSM, cioè sadomaso, ma a mio avviso può essere visto come una possibile apertura, ossia integrazione di una dimensione articolata della sessualità atipica. Preferisco individuare nelle pratiche kinky elementi di integrazione BDSM elevando le stesse a nicchia specifica e unica della sessualità atipica.

In questo livello erotico e sessuale è chiara la dimensione del feticcio che accompagna in modo più intenso l’espressione simbolica dell’immaginario erotico. Se nelle pratiche trasgressive soft di cui si è parlato il feticcio è rappresentato da un comportamento, una caratteristica associata al corpo, oppure un gioco o un semplice abbattimento della regola della relazione convenzionale, nella pratica kinky i feticci sono più espliciti e in linea con il superamento degli stereotipi.

Ecco alcuni esempi delle kinky practices:

Il ponyplay è la rappresentazione di un gioco dove uno dei partner, a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuali, indossa indumenti di pelle e accessori che lo rappresentano come un cavallo. Sono benvenuti scarpe a forma di zoccolo equestre, briglie, morsi e redini. La dimensione del gioco è quella in cui il/la ponyboy/girl permette al cavaliere di essere trasportato direttamente sul suo corpo o con un mezzo da traino. Sembra che lo stesso Aristotele si facesse cavalcare dalla moglie, nudi nel proprio giardino. Come suggerisce Gates (2000), per molti anni gli psichiatri hanno associato il “perverso” gioco del ponyplay al filosofo greco, denominandolo semplicemente «la perversione di Aristotele».

• Il trampling è un comportamento erotico dove il focus è sullo schiacciamento di parti del corpo per mezzo del piede del partner. L’individuo che ama sperimentare questa pratica si eccita quando il partner lo calpesta a piedi nudi o con le scarpe in alcune parti del corpo (l’addome, il torace e i genitali sono i preferiti). Tale pratica, come pure l’attrazione per la donna “gigante”, enorme, giunonica (giantess fans), è la rappresentazione di una sottomissione presente in molte pratiche legate all’area BDSM. Come ho già sottolineato, questa dimensione kinky appartiene a una nicchia specifica della sessualità atipica.

Un’altra kinky practice è quella degli Adult Baby (AB). Individui, uomini e donne (in prevalenza uomini), che amano passare momenti della loro giornata regredendo letteralmente a una fase evolutiva tipica dell’infanzia. La regressione si attesta in un range tra i 2 e i 4 anni di età, anche se alcune persone sentono il desiderio di tornare alle origini ripercorrendo la fase neonatale. L’eccitazione è spesso raggiunta all’interno delle dinamiche che si attivano tra “maestre” e AB, ma anche grazie ai possibili focus attentivi evidenziati in particolari feticci, come il biberon, il pannolino, il desiderio di succhiare il latte dal seno materno. L’essere accuditi è di fondamentale importanza e oltre ad alimentare la regressione all’infanzia permette a questi adulti di allontanare pensieri e preoccupazioni della vita quotidiana. L’affettività è un aspetto molto importante e spesso raccontato dagli stessi AB, che nella loro regressione forzata verso l’infanzia si concedono di sperimentare quello che non hanno avuto modo di vivere da bambini.

Hawkinson e Zamboni (2014) hanno descritto per la prima volta la possibile correlazione, negli AB e nei Diaper Lovers (DL, amanti esclusivi del pannolino), tra lo stile di attaccamento adulto di tipo ansioso e il desiderio di un attaccamento sicuro. Relativamente a questi individui, ciò fa pensare a una possibile assenza di relazioni sicure e costruttive in età evolutiva da parte dei caregiver. Al riguardo sembrerebbe che i comportamenti agiti dagli AB/DL possano essere funzionali a far diminuire l’attaccamento ansioso, aiutando soprattutto i maschi a sentirsi più sicuri. Regredire e farsi fare le coccole, spingendo l’eventuale “maestra” del momento a entrare in certe intimità di accudimento per migliorare la propria sicurezza, oppure sperimentare la sottomissione, attiva negli AB/DL un recupero della fiducia in sé stessi e maggiori sicurezza e benessere. 

IL FENOMENO DEL BDSM

Il BDSM è un’area di gioco erotico e piacere trasgressivo di cui spesso oggi sentiamo parlare, e credo sia utile ricordare quantomeno 3 elementi importanti:

l’acronimo, che condensa il Bondage (B), la Dominazione ma anche la Disciplina (D), il Sadismo ma anche la Sottomissione (S), e il Masochismo (M); 

le regole del gioco BDSM, che, in nome del RACK (Risk-Aware Consensual Kink), un «giochino erotico con rischi di cui si è informati» (Quattrini, 2015), sono precise, chiare e nel pieno rispetto della consensualità tra i partner;

la sicurezza del gioco e il piacere di condividere una forma non convenzionale del piacere erotico-sessuale. 

I feticci, nel BDSM, sono rappresentati dai diversi focus eccitatori: le corde, i frustini e le fruste, ma anche gli indumenti in pelle, il latex e gli odori forti dei fluidi corporei, compreso il sudore.

In questa pratica il feticcio è ovunque, è la rappresentazione massima della teoria della sessualità atipica, dove l’esperienza del piacere non ha nulla a che vedere con il patologico, ma solo con la rappresentazione del benessere intimo-erotico-sessuale.

LA TRASGRESSIONE SESSUALE E LE NUOVE TECNOLOGIE

L’area delle nuove tecnologie è certamente una delle più articolate se applicata alla sessualità. L’aspetto trasgressivo è rappresentato dalla continua e libera possibilità di sperimentare immaginari diverse. Le fantasie si alternano e prendono spunto dai tanti feed­back che arrivano in anonimato dall’interazione con Internet. Le chat, i social, le comunità virtuali, la pornografia sono tutti elementi che dirigono l’essere umano verso forme di curiosità e quindi trasgressione.

I feticci sono rappresentati dallo stesso mezzo tecnologico che, purtroppo, in alcuni individui può indurre anche a gravi forme di dipendenza.

CONCLUSIONI

L’essere umano, nella sua complessa dimensione erotica, ha la possibilità di rappresentare sé stesso come “normale” o come “trasgressivo”. A prescindere dalle scelte e dai desideri più o meno vincolati agli stereo­tipi sociali e culturali, io credo che la sessualità debba rappresentare nell’essere umano la massima espressione del benessere, dove l’idea del piacere erotico e della dimensione dell’orgasmo non può non trascendere le personali e intime pulsioni: immagini e fantasie che si susseguono vorticosamente e che abbisognano di essere espresse, capite, vissute.

L’essere umano ha il diritto/bisogno di allontanare la dimensione falsata del benessere erotico-sessuale, legata a doppio nodo alla procreazione. Vivere l’erotismo non significa procreare, ma sentirsi sereni e capaci di rappresentare sé stessi. Vivere l’erotismo può trovare indicazioni importanti nell’esperienza trasgressiva del piacere a prescindere dal livello di riferimento.

Ognuno ha un qualche “feticcio” a cui mira per amplificare l’espressione dell’eccitazione e del piacere. Non per questo ha a che fare con la dimensione feticistica di tipo patologico, ma più semplicemente trova la giusta dimensione nell’esperire con l’altro il proprio desiderio sessuale e la “sana” rappresentazione di sé.

 

Riferimenti bibliografici

Gates K. (2000), Deviant desires, Juno Books, New York.

Hawkinson K., Zamboni B. D. (2014), «Adult baby/diaper lovers: An exploratiory study of an online community sample», Archives of Sexual Behavior, 43 (5), 863-877.

Quattrini F. (2013), Non smettere di giocare, TEA, Milano.

Quattrini F. (2015), Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico, Giunti, Firenze.

Quattrini F. (2017), Il piacere maschile. #sessosenzatabù, Giunti Psychometrics, Firenze.

Fabrizio Quattrini è docente a contratto di Clinica delle parafilie e della devianza presso l’Università dell’Aquila e presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica. Ha pubblicato numerosi volumi.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 271 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui