Silvia Bonino

Anche in adolescenza gli adulti non sono inutili

Benché vivano la loro fase di crescita nel segno dell’emancipazione dal mondo dei grandi, gli adolescenti continuano ad avere bisogno di modelli adulti, incarnati sia dai genitori che da altre figure notevoli: parenti, insegnanti, amici di famiglia.

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Come i genitori sanno, già con l’avvicinarsi della pubertà e ancor più dopo di essa i figli si distaccano sempre di più da loro. È un passaggio difficile, perché i genitori sono costretti a rivedere il proprio comportamento e a rinunciare ad essere per i figli quel riferimento unico e indiscutibile che sono stati fino a quel momento.

Pur essendo consapevoli che questa evoluzione è del tutto normale, e che sarebbe invece anomalo se non si realizzasse, per i genitori essa non è indolore. Non lo è nemmeno per gli adolescenti, anche se l’adolescenza non è certo una malattia. È invece un importante periodo della vita, particolarmente lungo nella nostra cultura, segnato da due sviluppi decisivi: quello sessuale, con il raggiungimento della capacità di riproduzione, e quello cognitivo, con la lenta maturazione delle capacità di ragionamento astratto, legata sia allo sviluppo neurofisiologico che alla scolarizzazione.

Tali sviluppi rendono il ragazzino e la ragazzina sempre più simili agli adulti; ne deriva che essi mettono in discussione gli insegnamenti dei genitori e le loro regole, e cercano di trovare nuovi riferimenti normativi e sociali per far fronte a una situazione per loro del tutto nuova, che li esalta ma allo stesso tempo li spaventa.

Le difficoltà sono acuite, nella nostra società, dalla lunga fase di preparazione e dal ritardato ingresso nell’età adulta, dovuto alla complessità della società occidentale. Se questa fase di sospensione presenta molti aspetti positivi, poiché consente di sperimentare con calma le proprie possibilità e di mettersi alla prova in una situazione ancora protetta, essa è anche fonte di incertezza e ansia.

In questa lunga fase di passaggio i genitori non possono più essere, come avveniva in precedenza, i principali punti di riferimento e le principali guide. Essi rappresentano l’infanzia da cui l’adolescente sta uscendo e da cui si sta emancipando, proiettandosi verso il futuro: un futuro che allo stesso tempo lo attrae e lo turba, ma al quale non si può sfuggire, come le modificazioni del suo corpo stanno a ricordare a lui e a chi gli sta intorno.

In questa situazione è del tutto naturale che l’adolescente, sia esso maschio o femmina, si rivolga ai coetanei. Essi stanno vivendo le sue stesse vicende evolutive, e con loro può parlare, confrontarsi, apprendere e sperimentare nuovi modi di comportamento. Per questo i coetanei diventano dei punti di riferimento decisivi, anche con il rischio di un appiattimento nel conformismo per gli adolescenti meno autonomi e più incerti su di sé e sulle regole sociali.

Di conseguenza, se gli adolescenti rifiutano le regole dei genitori, si adeguano invece con grande facilità a quelle dei coetanei, per quanto assurde queste possano apparire agli occhi degli adulti. Fare ciò che gli altri fanno, dire ciò che dicono è un modo per avere un riferimento e una guida e non sentirsi smarriti nel processo di crescita. Nella società dei consumi, questa tendenza adolescenziale al conformismo è stata immediatamente colta e abilmente sfruttata, attraverso la pubblicità, dai venditori dei prodotti più vari: dal vestiario agli strumenti elettronici, dagli accessori all’intrattenimento. Niente di meglio, per chi vende, che far leva sull’esigenza di adeguarsi al gruppo e a ciò che gli altri coetanei fanno. 

Nonostante l’indiscutibile importanza dei coetanei come modelli, non bisogna fare l’errore di ritenere che gli adolescenti non sentano più il bisogno di avere come riferimenti anche degli adulti significativi. Restano anzitutto importanti i genitori, che rimangono un saldo punto di appoggio che dà sicurezza ai figli, quando non fanno l’errore di porsi come amici dei propri figli.

Gli adolescenti non hanno bisogno di genitori-amici, dato che per sperimentare l’amicizia ci sono i pari. Continuano invece ad avere bisogno di genitori veri, anche se non li considerano più onnipotenti e onniscienti come facevano da bambini, e rivendicano crescenti spazi di autonomia nelle idee e nel comportamento. Ma oltre ai genitori vi sono anche altre figure di adulti che sono importanti nello sviluppo di un adolescente.

È questo un aspetto che viene oggi molto trascurato. Eppure l’esperienza ci dice che sono tanti gli adolescenti per i quali un adulto al di fuori della stretta cerchia famigliare – insegnante, educatore, animatore, parente – è stato importante, a volte decisivo, nel lungo viaggio di transizione dalla fine della fanciullezza alla fine dell’adolescenza, o almeno per alcuni anni di questo passaggio spesso difficile.

È una responsabilità di cui sovente gli adulti che attorniano l’adolescente non sono ben consapevoli e che tendono anzi a sminuire; al contrario, la presenza, il comportamento e l’esempio di adulti diversi dai genitori continuano anche oggi ad essere cruciali. Questi adulti offrono agli adolescenti, che stanno abbandonando i genitori come modelli unici di identificazione, un modello più forte e sicuro dei coetanei, proprio perché si tratta di adulti; allo stesso tempo diventa possibile introiettare valori e insegnamenti che sarebbero rifiutati se espressi dai genitori. È quindi un errore, da parte degli adulti, rimandare tutto al rapporto con i coetanei, come se la propria presenza fosse ormai inutile e come se non ci fosse una responsabilità educativa anche da parte di chi, pur non essendo genitore, vive a fianco dell’adolescente. 

Vengono ovviamente in mente, come primi adulti significativi, gli insegnanti. Benché sia innegabile che oggi vivano la loro professione tra mille difficoltà e contraddizioni, il loro ruolo come modelli per gli adolescenti non può essere negato o rifiutato. Nello specifico, essi sono cruciali per educare alla capacità critica, che assai più difficilmente si sviluppa in modo spontaneo nel gruppo dei coetanei, proprio per il conformismo che caratterizza questo tipo di relazione: conformismo che è stato aumentato dall’uso degli strumenti virtuali, a causa delle loro intrinseche caratteristiche di funzionamento che lo favoriscono.

A tale riguardo va ricordato che l’OMS considera il senso critico una delle cosiddette life skills, vale a dire una delle abilità personali e relazionali indispensabili per affrontare la vita, i suoi problemi e le sue difficoltà, in modo efficace e sicuro. Gli adulti, insomma, continuano a svolgere un ruolo importante nello sviluppo adolescenziale, e devono esserne maggiormente consapevoli, per non rinunciarvi per comodità, pigrizia, stanchezza, disillusione o senso di inutilità. Sapere di essere importanti è la prima condizione per essere motivati a non rinunciare a questo ruolo.

 

Silvia Bonino

è professore onorario di Psicologia dello sviluppo nell’Università di Torino. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo Amori molesti (Laterza, 2015). www.silviabonino.it

Questo articolo è di ed è presente nel numero 270 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui