Valeria Ugazio

Tradire: una mossa pericolosa per la coppia

Sono diversi i modi in cui i partner possono vivere l’adulterio subito o perpetrato. Vediamone alcuni.

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Per coloro che sentono l’amore come avventura, come per esempio i pazienti fobici, tradire è spesso una piacevole boccata d’aria in una relazione che, diventando troppo stretta, rischia di renderli dipendenti. Può essere anche un emozionante giro di valzer che permette di alleggerire il clima emotivo in un momento di conflittualità con il partner. Sono per esempio frequenti tra queste persone tradimenti alle soglie di un matrimonio o di una convivenza

Le prime volte in cui, in terapia, mi sono imbattuta in racconti di episodi di questo tipo, non riuscivo a capirne il significato. Mi domandavo: erano realmente innamorati del futuro sposo come credevano di ricordare? Oppure quel matrimonio era il frutto delle pressioni di un partner desideroso di stabilizzare la relazione o di una famiglia di origine ansiosa di vederli “accasati”? Niente di più lontano dal vero. Proprio perché sentivano di aver incontrato il compagno della loro vita ne prendevano le distanze attraverso una rinfrescante parentesi. Per queste persone il tradimento è come un viaggio: per quanto affascinate dall’esplorazione, sanno che torneranno a casa; anzi, quando il viaggio si prolunga troppo, non vedono l’ora di tornare dal partner portando nella relazione quel rinnovato entusiasmo e quelle energie che proprio il viaggio ha stimolato

Altri sentono il tradimento come una trasgressione, ed è proprio questo ad attrarli. È quanto accade ai pazienti ossessivo-compulsivi, spesso paralizzati dai dilemmi morali che il tradimento, a volte soltanto vagheggiato, genera.

Ritroviamo lo stesso modo di sentire anche in persone, prive di psicopatologie, cresciute, come i pazienti ossessivi, in famiglie dove la dialettica fra bene e male domina la conversazione e la colpa gioca un ruolo rilevante. Di regola l’oggetto del desiderio è proibito: appartiene, per esempio, a un’altra generazione, ha l’età dei loro figli, è una minorenne oppure è sposato e non ha nessuna intenzione di separarsi.

Il tradimento mette quindi in discussione i loro valori oppure la loro eterosessualità, come accade quando l’attrazione che li sta sconvolgendo è verso un transessuale o una persona dello stesso sesso. In tutti i casi la trasgressione, oltre a minacciare il rapporto di coppia, rivela aspetti di sé stessi che faticano ad accettare. La tentazione è tuttavia irresistibile perché li vivifica. Si sentivano morti, la loro emotività era pietrificata, tradendo il sangue scorre nuovamente nelle loro vene. Sono assediati dalla colpa e dall’angoscia di essere scoperti, costretti a porsi domande su sé stessi, ma vivono. Rinunciare significa consegnarsi a un’esistenza priva di colori, a volte alla depressione.

Sempre più spesso oggi prevale nelle coppie una semantica che io chiamo «del potere» (Ugazio, 1998/2012), in cui i partner competono per ottenere la one-upmanship. Ciascuno cerca di essere vincente, ed è preoccupato di soccombere all’altro, di essere sopraffatto dalla sua personalità, dalle sue esigenze e scelte di vita. Apprezzare, mostrare ammirazione per il partner e per le sue qualità diventa entro questa dinamica un atteggiamento di sottomissione, implica l’attribuzione al partner di una superiorità e di conseguenza rischia di porre chi valorizza l’altro in posizione di inferiorità.

Di conseguenza i partner sono avari di conferme e affamati di riconoscimenti, sensibili quindi alla seduzione di chi è affascinato dalle loro qualità. Sentirsi corteggiati, nuovamente attraenti, oggetto di attenzione è ciò che li induce a tradire. È con affermazioni di questo tipo che motivano il tradimento: «Finalmente mi sono sentita nuovamente donna, corteggiata, desiderata. Mio marito ormai da anni mi faceva sentire una vecchia ciabatta. Sono per lui la madre dei suoi figli, come persona non esisto, non si accorge se cambio pettinatura, non sa che libri leggo, che film preferisco». «Adesso non la disturbo più. Grazie alla mia amante sono finite le umiliazioni che dovevo subire per fare sesso con mia moglie. Alla fine preferivo masturbarmi la mattina sotto la doccia piuttosto che mettermi in lista di attesa, subire i suoi rifiuti o le sue gentili concessioni». Frustrati dall’assenza di riconoscimenti e apprezzamenti delle loro qualità da parte del part­ner, stanchi di aspettare vanamente elogi e complimenti per il benessere o i servizi che assicurano al coniuge e alla famiglia, trovano nell’amante qualcuno che li ripaga delle frustrazioni subite, restituendo loro l’autostima minacciata dal coniuge. 

Nel variegato modo di sentire l’amore e la relazione di coppia, non manca chi non è attratto dal tradimento. Quello che queste persone desiderano è un coinvolgimento totalizzante, fusionale con l’altro, che non lascia spazio a distrazioni amorose. Ritroviamo questo modo di sentire in alcune forme di depressione segnate da temi di solitudine e abbandono. Qui il tradimento, quando è perpetrato, è dettato dalla rabbia ed è una profanazione di un amore di cui l’altro si è reso indegno. 

UN GIOCO CHE PUÒ FACILMENTE SFUGGIRE DI MANO

Avventura, trasgressione, valorizzazione, profanazione, così come altri modi di sentire il tradimento su cui non mi sono soffermata, sono espressioni di sensibilità soggettive, squisitamente individuali, che ci predispongono a un certo tipo di tradimento anziché a un altro e ci inducono a reagire in modo diverso di fronte all’infedeltà del coniuge.

Il tradimento messo in atto trascende queste sensibilità individuali perché è una situazione interattiva complessa i cui fili sono nelle mani perlomeno di tre attori – i due protagonisti e un comprimario, il partner tradito –, spesso di quattro, se entrambi i protagonisti sono contemporaneamente coinvolti in una relazione stabile. Ciascuno di questi attori ha un suo diverso modo di sentire la relazione adulterina, agita o subita, ciascuno può entrare nella scena trasformandone la narrativa. Perdipiù il tradimento mette potentemente in gioco emozioni che possono diventare dirompenti. E niente è più imprevedibile e incontrollabile delle emozioni. Sono diverse le coppie che mi hanno richiesto la terapia perché il gioco era sfuggito loro di mano. Può accadere anche a coppie solide come Vittoria e Leo che ho descritto estesamente altrove (Ugazio, 2016): quando li incontro non volevano separarsi ma non riuscivano a rimettersi insieme e a uscire dall’impasse che il tradimento di Leo aveva innescato.

UN RIBALTAMENTO DELLE POSIZIONI DI POTERE NELLA COPPIA 

Vittoria non contemplava l’idea che Leo potesse tradirla. Consapevole della sua non comune bellezza, estroversa, aveva sempre pensato che se uno di loro avesse tradito, quella sarebbe stata lei, anche perché il tradimento era del tutto estraneo alla mentalità di suo marito. Leo aveva sempre aspramente criticato amici e conoscenti che tradivano il partner e ci teneva molto a comportarsi in modo esemplare di fronte ai figli e ai numerosi amici, conoscenti e dipendenti. E fino allo scorso anno era stato effettivamente così, come mi confidò Leo negli incontri individuali che di regola affianco a quelli congiunti quando la richiesta terapeutica è per conflitti di coppia. Dopo quasi un anno di frequentazione di un’altra donna, durante il quale aveva continuato a ricevere e a mandare messaggi alla sua amante sotto gli occhi della moglie, Leo decise di dirle a chiare lettere che la stava tradendo. Vittoria fu sorpresa dal tradimento, ma non spiazzata o sgomenta, forse perché l’amante era un’ex fidanzata del marito, con qualche anno più di lei, fisicamente non molto attraente. Inizialmente interpretò il tradimento come una sorta di gioco competitivo che lei stessa aveva innescato. Un paio di anni prima aveva infatti suggerito al marito di tradirla per animare la loro vita amorosa. 

Pochi giorni dopo la rivelazione dell’affair, Vittoria chiese a un amico di portarla fuori al cinema: non era mai accaduto prima. Il messaggio sotteso era: «Stai attento, posso restituirti pan per focaccia!». Il giorno dopo Leo rimase fuori casa la notte: non dormiva mai fuori se non per impegni di lavoro a cui talvolta sua moglie partecipava. Lei decise di farsi un weekend con un’amica. Andarono avanti così per qualche mese. Il gioco competitivo e il divertimento che l’accompagnava finirono quando Leo disse alla moglie che non l’amava più. Vittoria crollò, cancellò gli impegni di lavoro e andò per una settimana a casa di sua madre a farsi consolare. Era in frantumi, nessuno l’aveva mai vista così. Leo mi riferì che in quel periodo l’amante aveva lasciato il marito. Si sentiva quindi moralmente obbligato a fare altrettanto. Perdipiù era stato realmente felice con lei, tanto da pensare che fosse meglio spendere il resto dei suoi anni con una donna socialmente inferiore, meno brillante di Vittoria, ma accomodante e dolce, piuttosto che passare il resto dei suoi giorni a combattere con sua moglie. 

Le narrative che i due coniugi avevano costruito attorno al tradimento erano diverse, ma complementari. Entrambi concordavano che il leader in famiglia fosse Vittoria. Leo riconosceva che sua moglie l’aveva motivato e sostenuto nella sua carriera, ma era pieno di risentimento verso di lei. Negli ultimi anni, quando Leo aveva ottenuto il successo agognato da entrambi, Vittoria era diventata, a detta di Leo, assertiva, prepotente, persino provocatoria e soprattutto indifferente al benessere che lui aveva procurato a lei e alla famiglia. Vittoria lamentava invece che il marito fosse diventato insopportabilmente autocelebrativo, desideroso che tutti, inclusa lei, applaudissero i suoi successi. Perdipiù tendeva a disconoscere il ruolo della moglie nella sua fortunata carriera intessendo narrative che ne sminuivano il contributo. 

Al di là delle profonde amarezze, negli ultimi mesi entrambi avrebbero voluto voltare pagina e rimettersi insieme. Leo riconosceva che l’amante era meno attraente, sincera e leale di sua moglie. Inoltre quando aveva provato ad inserirla nella sua vita pubblica era risultata impacciata, inadatta quindi alla intensa vita sociale che conduceva. Vittoria si era accorta, anche grazie al tradimento, di amare Leo, «non lo sopporto – affermava –, ma anche fisicamente è il mio tipo». Erano tuttavia entrambi diventati preda di un pattern distruttivo. Quando Leo si trasferiva dall’amante, Vittoria diventava seduttiva e seducente, anche sessualmente, o sollecitava la sua gelosia in modo da indurlo a lasciare l’amante. Quando Leo tornava a casa, non mostrava alcun segno di pentimento e alludeva di non aver chiuso definitivamente con l’amante, provocando così gli attacchi di Vittoria e il suo conseguente ritorno dall’amante.

ll pattern si era ormai ripetuto più volte negli ultimi mesi. Sebbene la relazione con la sua amante fosse ormai logora, Leo non voleva lasciarla definitivamente e soprattutto non aveva alcuna intenzione di “andare a Canossa”. Con il tradimento aveva ribaltato le posizioni di potere nella coppia, ottenendo quella posizione vincente che neppure i successi professionali gli avevano assicurato. Non voleva quindi perderla. Tuttavia continuando la relazione con l’amante rischiava di perdere Vittoria e molto di quello che avevano costruito insieme. Per Vittoria lasciare che lui ritornasse con lei senza andare a Canossa significava mantenere la posizione perdente in cui il tradimento l’aveva confinata. D’altra parte porre fine al matrimonio comportava di perdere l’uomo che amava e il prestigio di cui godeva in gran parte grazie ai successi professionali del marito. Erano quindi entrati in uno di quei circoli viziosi per i quali noi terapeuti veniamo spesso consultati. 

L'IMPENSATO IRROMPE IN UNA COPPIA TRADIZIONALE 

Eleonora e Massimo erano stati una coppia affiatata e niente affatto conflittuale, a differenza di Vittoria e Leo. Avevano costruito una famiglia tradizionale,
coesa e operosa, in cui nessuno aveva grilli per la testa e tutti cooperavano. Sembravano una coppia d’altri tempi. Massimo era un ingegnere affidabile e dedito alla famiglia, il cui unico hobby erano le lunghe escursioni in montagna. Eleonora era una maestra elementare appassionata del suo lavoro e altrettanto dedita alla famiglia. A differenza delle donne della sua generazione impegnate in attività professionali, Eleonora non aveva mai rivendicato una divisione più equa delle incombenze domestiche, limitandosi a richiedere il coinvolgimento di tutti in concomitanza di qualche emergenza. 

Fu la morte improvvisa, a causa di un infarto, di un vicino di casa a gettare nello scompiglio questa tranquilla coppia alle soglie della pensione. Quel vicino di casa, che i figli conoscevano appena e con il quale il marito scambiava ogni tanto qualche convenevole, aveva lasciato tutti i suoi beni a Eleonora. Un tradimento ventennale che nessuno aveva mai minimamente sospettato veniva allo scoperto. La realtà, come spesso accade, sembrava aver superato l’immaginazione. 

Naturalmente Eleonora aveva molti motivi di insoddisfazione nel suo matrimonio. Il suo era stato un classico tradimento funzionale all’armonia di coppia. Eleonora aveva sposato Massimo perché lo considerava forte e affidabile, ma presto si era sentita soffocata dalla sua assertività, dalla sua tendenza a prendere decisioni e a organizzare la vita familiare senza tener conto del suo punto di vista e delle sue esigenze. Massimo passava, per esempio, tutti i weekend in montagna, facendo escursioni impegnative. Portava con sé i due figli maschi, questo è vero, ma bocciava regolarmente tutte le proposte della moglie di weekend e di vacanze al mare o in città d’arte. Ben presto Eleonora aveva deciso di rimanere a casa durante i weekend. Preferiva correggere i compiti e dedicarsi alla casa. A queste insoddisfazioni coniugali non aveva mai dato voce, anche perché odiava i conflitti e non sapeva gestirli.

Tradendo il marito passava qualche ora piacevole con un uomo che si era via via sempre più innamorato di lei e conservava così il buonumore e la leggerezza con i quali aveva sempre rallegrato il clima familiare. Inoltre salvaguardava la sua autostima: accettava di soccombere alla volontà del marito, ma, tradendolo, rivendicava la propria libertà. Sebbene la relazione con l’amante fosse stata intensa e gratificante, non aveva mai pensato di lasciare il marito, neppure quando i figli erano cresciuti. Su questo punto era stata molto chiara con l’amante e lui sembrava aver accettato la situazione. Perché mai, si domandava Eleonora, gli era venuto in mente di fare un testamento? Perché proprio lui che le raccontava tutto non le aveva mai detto nulla di quella iniziativa? Era un modo per mettere a soqquadro una famiglia da cui era stato sempre tenuto fuori? Gli interrogativi del marito e anche dei figli erano più inquietanti perché erano incapaci di comporre l’immagine che avevano di lei con il suo tradimento, perdipiù ventennale.

Citando questi imprevisti di cui è a volte intessuta la narrativa dei tradimenti, non vorrei inquietare o, peggio, perdere l’amicizia delle lettrici e dei lettori protagonisti di tradimenti. In verità, l’esperienza clinica mi ha dimostrato che le coppie possono trarre vantaggio dai tradimenti, specialmente se si tratta di eventi infrequenti nella loro storia. La costruzione di relazioni di lunga durata è in larga misura dovuta alla capacità di affrontare in modo costruttivo le eventuali infedeltà dell’uno o di entrambi i partner. E la stragrande maggioranza delle coppie, a volte con l’aiuto della terapia, altre autonomamente, riesce a trasformare il tradimento in uno stimolo per cambiare, evolvere e rinnovarsi. 

 

Riferimenti bibliografici

Ugazio V. (1998), Storie permesse, storie proibite, Bollati Boringhieri, Torino, 2012. 

Ugazio V. (2016), «Family semantic polarities as a guide for the therapeutic process». In I. McCarthy, G. Simon (Eds., 2016), Systemic therapy as transformative practice, Everything Is Connected Press, Farnhill, pp. 368-391.

Valeria Ugazio è psicoterapeuta e ha fondato e dirige a Milano l’European Institute of Systemic-relational Therapies. Professore ordinario di Psicologia clinica all’Università di Bergamo, è autrice di numerosi articoli e volumi.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 271 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui