Gennaro Romagnoli

Benvenuta la paura

Prima di una prova importante, accettiamo il brivido di paura che spesso comporta: segnala che a quella prestazione teniamo davvero

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La paura è un’emozione di base con la quale tutti dobbiamo fare i conti sin dalla più tenera età. E molto velocemente capiamo che esistono vari livelli di espressione e gestione di essa: guardiamo il nostro vicino di casa che si lancia in salti acrobatici con la bici o con lo skate e pensiamo che sia “coraggioso”; vediamo un nostro conoscente che teme di tuffarsi in acqua e pensiamo che sia un “codardo”. 

«La tua vita inizia quando superi tutte le tue paure»: ci sono persone che pubblicano frasi del genere sui social convinte che tutti i mali del mondo derivino dalla “paura”, come se eliminandola ci si potesse realmente sentire liberi in qualsiasi situazione. La verità è che la paura, come ogni emozione, è presente dentro di noi per diversi motivi specifici riguardanti soprattutto la nostra sopravvivenza.

È facile immaginare che un bambino piccolo senza paura sia in grave pericolo, perché, non riconoscendo le situazioni spaventose, potrebbe ferirsi gravemente. In realtà, essere “privi di paure” può danneggiarci a qualsiasi età, perché gli indicatori di paura fungono da segnali fondamentali che, al pari degli stimoli nocicettivi (cioè quelli dolorosi), sono utili durante tutta la nostra vita. (Per converso, come nei terribili casi di insensibilità congenita al dolore, che mette a repentaglio la vita dei neonati).

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Questo articolo è di ed è presente nel numero 278 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui