Intervista a: Mauro Fornaro
di: Paola A. Sacchetti

Torniamo a parlare di No Vax

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Mentre i contagi per la variante Omicron aumentano in modo esponenziale in Italia e nel mondo e il governo italiano cerca di arginare la situazione ampliando la platea di persone con obbligo vaccinale, prevedendolo per tutti gli over 50, e con le nuove norme del Super Green pass o Green pass rafforzato, necessario dal 10/01 per poter accedere a varie attività e luoghi e salire sui mezzi di trasporto, torniamo a parlare del “popolo No Vax”. Nei primi sabati dell’anno sono scesi in piazza a manifestare contro le nuove disposizioni e la vicenda del numero 1 del tennis mondiale Novak Djokovic ha infiammato gli animi, e i commenti, delle ultime settimane. Senza contare che ogni giorno la rassegna stampa presenta almeno un paio di notizie sui No Vax e No Green pass.

Quindi torniamo ad affrontare l’argomento, per approfondire quali sono le motivazioni psicologiche alla base di questo fenomeno e per comprendere meglio le diverse anime di questo variegato gruppo di persone.

Prof. Fornaro, tra i No Vax convivono varie tipologie di persone, chi ha paura degli effetti collaterali del vaccino, chi è “contro” a prescindere, chi aderisce a teorie fantasiose e complottiste, chi aspetta per “vedere cosa accade”, chi sfrutta la situazione per agire liberamente la propria rabbia e violenza... Che cosa motiva queste persone a scegliere, per paura o convinzione, di non vaccinarsi? Può farci una specie di “classificazione” di queste varie “anime” dei No Vax da un punto di vista psicologico?

Lei indica bene le principali tipologie motivazionali dei No Vax. Potremmo allora vedere a quali dinamiche psicologiche e anche psicopatologiche corrispondano. Ma se poi volessimo una classificazione quantitativa – cioè quanti in percentuale appartengono a una tipologia e quanti a un’altra – non disponiamo di dati attendibili. Rispondo nell’ordine in cui lei presenta le tipologie.

  • “Chi ha paura degli effetti collaterali del vaccino”. Si tratta soprattutto di personalità che già a prescindere dal Covid presentano disturbi d’ansia: sopravvalutano i pericoli, sono sempre sul “chi va là”, diffidano delle intenzioni altrui. Tra di loro spicca chi è affetto da fobie specifiche, come appunto la paura delle iniezioni o intrusioni indebite nel proprio corpo. Ho trovato poi in una paziente una curiosa quanto fasulla giustificazione per non vaccinarsi, che ricalca le scorciatoie euristiche studiate da Kahneman: “Se mi vaccino, incorro di certo nel pericolo degli effetti collaterali, mentre non è certo che mi ammali di Covid”. Credo che la maggior parte dei No Vax appartenga al tipo di personalità ansiosa.
  • Chi è “contro a prescindere” spesso mette inconsapevolmente in opera un meccanismo di “spostamento del colpevole”: il disagio socio-economico o semplicemente personale viene attribuito al facile nemico di turno, ora l’obbligo vaccinale e chi lo impone. Quale sorta di capro espiatorio, se si riuscisse a sopprimerlo (anche fisicamente nella persona del virologo Pro Vax e del governante), il problema sarebbe risolto. Inoltre, sono rintracciabili residui adolescenziali in adulti che si comportano secondo modalità oppositivo-compulsive: declinando ogni senso di responsabilità, debbono dire di no a priori, opponendosi a qualunque forma di prescrizione venga dall’autorità.
  • “Chi aderisce a teorie fantasiose o complottiste”. Nei casi più benevoli si tratta di soggetti ansiosi che hanno modo di darsi una pseudo-giustificazione delle paure personali e, in effetti, sono quelli che abboccano più facilmente a quelle teorie. Nei casi più severi, quelle teorie sono diretta espressione di personalità paranoidi: il paranoide scova ogni indizio per ritenersi oggetto di persecuzioni, di oscure forze malevoli, fino ai deliri di complotti universali. Per fortuna, questa tipologia mi pare la meno rappresentata tra i No Vax.
  • “Chi sfrutta la situazione per agire liberamente la propria rabbia e violenza” si collega molto al tipo del frustrato per ragioni socio-economiche di cui parlavo prima. Inoltre non è escluso che si infilino nelle violente manifestazioni di piazza soggetti definiti sociopatici o psicopatici, portati a violenze gratuite, insensibili alle sofferenze procurate ad altri.
  • Aggiungerei di mio la tipologia del “Superman narcisista”. Esemplare è la risposta del capo di una manifestazione di piazza, interrogato se non temesse personalmente il Covid: “Io faccio vita sana, sono forte e robusto, a me non potrà capitare e se capiterà guarirò coi miei mezzi”. Non è difficile leggere in queste affermazioni l’esorcizzazione proprio della paura della malattia o anche la rimozione dell’angosciosa umiliazione di sottomettersi alla penetrazione della siringa.

È possibile individuare una “matrice” comune alla base dei No Vax e No Green pass? È utile voler rintracciare gli elementi comuni o sarebbe meglio cercare di capire che cosa spinge ogni “anima” di questo gruppo eterogeneo?

Non trovo una matrice comune, occorre pertanto rapportarsi con i No Vax tenendo conto delle diverse tipologie motivazionali.

Al momento attuale, si sta creando una sempre più forte polarizzazione tra “Pro Vax” e “No Vax”, con un generale innalzamento dei toni del dissenso, nell’uno e nell’altro versante, e una radicalizzazione delle posizioni. Ora sembra difficile aprire un dialogo e creare un confronto costruttivo. Che cosa dobbiamo aspettarci?

Quando entrano in gioco forti emozioni, c’è poco da sperare con il dialogo e la ragione.  Per fortuna i No Vax più rumorosi sono un’esigua minoranza. Credo che alla lunga conteranno i fatti: quanto più saranno efficaci i vaccini innovativi che attendiamo – ora messi in questione dalle nuove varianti e dalla contagiosità pure dei vaccinati – e quanto prima la pandemia si attenuerà, tanto più calerà la presa dei No Vax. Nel frattempo i media dovranno limitare alquanto lo spazio di pubblicità dei No Vax, in nome del primato della salute pubblica rispetto alla libertà di opinione. Resterà certo un residuo di irriducibili, come già era per le vaccinazioni in età scolare.

Secondo lei, la comunicazione proposta in questo ultimo periodo è valida per convincere le persone a vaccinarsi? Ci sono degli aspetti di cui si dovrebbe tener conto?

Si è puntato molto sul convincimento usando le armi dell’evidenza scientifica. Ma dove prevalgono motivazioni e pregiudizi radicati su emozioni per non dire su latenti disturbi mentali, poco può fare la ragione. In particolare, i soggetti paranoidi sono abilissimi nel cavillare e girare a loro favore anche le tesi scientifiche più accreditate.  Mi chiedo perché non si sia pensato – oltre a inserire qualche psicologo della comunicazione nel CTS – di utilizzare gli strumenti di persuasione usati nella pubblicità commerciale, che notoriamente punta, più che sull’oggettiva qualità del prodotto, sulle associazioni di carattere affettivo ed emozionale (come la bella fanciulla seduta sull’auto da acquistare). Immagino per esempio uno sketch in cui, nel contesto di una festa, la lei lusingata dall’offerta di ballare chiede a lui se è vaccinato e visto l’imbarazzo di lui, respinge il suo invito. 

 

Mauro Fornaro, psicologo e psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico, già ordinario di Psicologia dinamica all'Università degli Studi “Gabriele d'Annunzio” di Chieti-Pescara e presidente del Corso di laurea magistrale in Organizzazione e relazioni sociali. Si è occupato in prevalenza di storia ed epistemologia della psicologia e della psicoanalisi, oltre che dei rapporti tra psicologia ed etica, psicoterapia e ricerca empirica.

Paola A. Sacchetti, psicologa, formatrice, editor senior e consulente scientifico, da anni collabora con Psicologia Contemporanea, dove cura una parte della rubrica “Libri per la mente” e le “Interviste all’esperto”.