Siamo fatti per perdonare?
Nel valutare il comportamento di chi ci circonda, abbiamo la tendenza ad “aggiornare” di continuo le nostre impressioni verso una direzione positiva.
Anche dopo ripetute azioni negative, siamo disposti a rivedere la nostra opinione quando la persona in questione mostra un comportamento migliore: questa la conclusione di uno studio da poco pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour. La “colpa” di tale tendenza al perdono facile sarebbe nel nostro cervello sociale, che ci spinge nella direzione di tutelare le connessioni con gli altri.
I ricercatori hanno coinvolto in una serie di esperimenti oltre 1500 persone a cui è stato chiesto di osservare il comportamento di due estranei che dovevano decidere se infliggere dolorose scosse elettriche a un’altra persona in cambio di denaro. Mentre il primo estraneo si rifiutava di dare le scosse per soldi, il secondo non aveva alcuna remora a farlo, mostrando la tendenza a massimizzare i propri profitti nonostante le conseguenze dolorose sortite su altre persone. Ai soggetti del campione è stato chiesto di esprimere le loro impressioni sul carattere morale dei due estranei e di specificare quanto fossero sicuri di tali impressioni.
I risultati? Le persone si formavano rapidamente impressioni positive sull’estraneo che si rifiutava di somministrare le scosse per denaro, e si dichiaravamo molto fiduciose delle loro opinioni. Al contrario, erano assai meno sicure che l’estraneo che accettava di dare le scosse fosse veramente “cattivo” e potevano modificare la loro opinione velocemente. Per esempio, quando questi faceva una scelta generosa (dunque decideva di non dare le scosse), le impressioni morali dei soggetti miglioravano immediatamente, finché non si verificava la trasgressione successiva.
La psicologa Molly Crockett, principale autrice dello studio, ha così chiarito il motivo della nostra flessibilità nel giudicare il comportamento di un trasgressore: «Poiché le persone, a volte, si comportano male per sbaglio, dobbiamo essere in grado di aggiornare le cattive impressioni che risultano errate, altrimenti potremmo interrompere prematuramente le relazioni e perdere i numerosi vantaggi della connessione sociale».
Ma il meccanismo di “aggiornamento delle impressioni” può anche spiegare il motivo per cui talvolta le persone rimangono all’interno di relazioni sbagliate, tossiche o comunque fanno tanta fatica ad allontanarsene. Ha spiegato Crockett: «I nostri risultati rivelano una tendenza umana a dare agli altri il “beneficio del dubbio”, persino agli estranei. La nostra mente è cablata per mantenere le relazioni sociali, anche quando le persone attorno a noi, a volte, si comportano male».
Siegel J. Z., Mathys C., Rutledge R. B., Crockett M. J.
(2018), «Beliefs about bad people are volatile», Nature Human Behaviour, 2, 750-756, doi: 10.1038/s41562-018-0425-1
Questo articolo è di ed è presente nel numero 272 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui