Luca Mazzucchelli

Luca Mazzucchelli intervista Tim Draper

Seguiamo le interessanti riflessioni dell’imprenditore americano Tim Draper sulla prima volta di un’impresa, cioè la startup: la realizzazione di un’attività pensata a lungo e concretizzata grazie alla motivazione e alla determinazione.

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 Tim, puoi raccontarci da dove nasce il tuo interesse per le startup? 

Ho sempre ammirato la figura dell’imprenditore, fin da quando osservavo mio padre e mio nonno parlare con persone che avevano una reale visione del futuro. Ho anche fatto il mio primo investimento quando avevo appena 10 anni. Adoro ciò che una startup può fare per trasformare un settore e cambiare il modo in cui tutti operiamo. Inizialmente, uscendo dalla Facoltà di Economia, volevo essere anch’io un imprenditore. Avevo quattro idee – musica digitale, imaging di ologrammi, sottomarini e società di investimento estere a fine di differimento fiscale –, ma presto mi sono reso conto che non potevo essere un imprenditore davvero eccezionale perché non ero in grado di impegnarmi in nessuna di loro. Così, mi sono unito ad Alex.Brown & Sons come banchiere di investimento, salvo capire subito che non avevo il temperamento giusto. Ne parlai con mio padre; mi disse che c’erano alcuni investimenti in piccole aziende in un programma SBIC (uno dei programmi dell’agenzia governativa statunitense, chiamata SBA, per la promozione delle piccole imprese) che pensava potessero essere sicuri. Ho lasciato Alex.Brown, messo quegli investimenti come garanzia (valutati in 2 milioni di dollari) e preso in prestito 6 milioni di dollari dal governo. Questo è stato l’inizio di Draper Associates. Ho investito quei soldi in circa 40 società diverse. Dopo quattro anni i miei investimenti erano piuttosto in difficoltà ed ero quasi sul punto di dover pagare i miei debiti e perdere la mia occasione.

Nonostante ciò, il mercato alla fine si è aperto e ho acquisito cinque società per azioni, inclusa una (la PTC) che mi avrebbe restituito 175 volte il denaro investito! Il quinto anno ero l’investitore dell’anno della SBA. Ho coinvolto John Fisher e abbiamo raccolto un fondo da 20 milioni di dollari. Da quel momento la nostra azienda è cresciuta con un successo incredibile. Ora chiamati DFJ, siamo diventati l’azienda numero uno tra gli investitori che hanno colto il boom di Internet. Siamo cresciuti a livello internazionale e ci siamo espansi rapidamente. Alla fine, ho sentito che la DFJ era troppo grande per le mie radici imprenditoriali, quindi mi sono staccato e sono andato da solo per rilanciare il marchio Draper Associates.

Luca Mazzucchelli intervista Tim Draper

 In molti desiderano mettersi in proprio e rincorrere i propri sogni. Che cosa frena le persone dall’accettare queste sfide e provare a buttarsi in una nuova avventura lavorativa? 

La mancanza di fiducia e di convinzione. Fiducia e convinzione devono essere dentro di loro. Queste persone devono aver trovato un’opportunità, una minaccia o una visione così avvincenti da dedicarvi tutta la vita. Questo è raro in un individuo. Non c’è lavoro più gratificante e il viaggio è emozionante, ma non è per i deboli di cuore… Un altro deterrente per diventare un imprenditore è la quantità di lavoro ingrato che serve per farsi notare. Un buon ristorante deve rimanere in attività almeno tre anni prima che la gente sappia che è lì e quindi che possa iniziare a fare soldi. La maggior parte delle iniziative imprenditoriali richiede altri due anni di costruzione del prodotto o del servizio. Cinque anni sono molto tempo per lavorare su qualcosa di incerto prima che i clienti inizino a notarlo. Inoltre, l’avvio di un’azienda richiede un’idea convincente di prodotto o servizio che sia significativamente diversa e migliore di qualsiasi cosa esistente. Deve evolversi e trasformarsi in un nuovo prodotto o servizio in cui gli investitori finanzieranno e con cui i clienti saranno soddisfatti.

 In base alla tua esperienza e al tuo osservatorio, quali sono gli errori più frequenti che noti nelle persone che si approcciano per la prima volta all’idea di lanciare una propria startup? 

Spesso gli individui avviano le imprese per fare soldi o perché vogliono essere imprenditori. Queste non sono motivazioni accettabili. Un’impresa dev’essere avviata con il cuore perché abbia successo. Molte persone guardano l’aura glamour attorno agli imprenditori di successo e si dicono: «Voglio essere così». Ma quando il gioco si fa duro, perché si farà duro, solo il vero imprenditore potrà perseverare, tenere una mano ferma sul timone e condurre l’azienda attraverso la tempesta. Altre persone avviano aziende imprenditoriali per fare soldi. Sono disincantate, perché non capiscono che fare soldi è solo il sottoprodotto di una grande impresa imprenditoriale. Invece, un vero imprenditore non pensa solo ai soldi: i migliori imprenditori lavorano per la grande visione e per deliziare i propri clienti. Il denaro arriva solo a volte e solo dopo anni di grandi sforzi, e spesso finisce per sorprendere perfino i grandi imprenditori stessi.

 Quali sono le caratteristiche personologiche imprescindibili che l’imprenditore del futuro deve avere per riuscire a creare un’azienda capace di generare valore? 

Un imprenditore di successo deve vedere il mondo come potrebbe essere. Idealmente, egli è guidato da una forza intrinseca che lo rende in grado di vedere un cambiamento nel mondo ed è abbastanza coraggioso da fare il primo passo. Quando valuto un imprenditore spesso gli chiedo: «Perché lo stai facendo?». Questa domanda sovente rivela la verità. L’imprenditore è appassionato della sua missione oppure l’impresa è un hobby o qualcosa che voleva solo provare? Amo chiedere qual è stato quel momento in cui l’imprenditore ha creduto di avere qualche cosa che sarebbe stata meglio di qualsiasi altra là fuori. Mi piace anche sapere che cosa c’è di speciale nel servizio o nel prodotto che non sarebbe facile da copiare per la concorrenza o da aggiungere alle aziende esistenti come caratteristica delle loro attività. L’altra cosa che cerco di capire è come un imprenditore intenda entrare nel suo mercato. Un buon piano di accesso al mercato consente a un imprenditore di prendere piede in un settore con operatori oligopolistici. L’imprenditore deve mostrare come il cliente cresce con lui e come si diffonderà il servizio. Si scopre che la distribuzione è la parte più difficile della crescita di una nuova attività. Se i clienti di un imprenditore possono diventare la sua forza di vendita, questo è un enorme vantaggio. Infine, l’azienda deve mostrare in che modo farà soldi! A volte un imprenditore si perde nella sua visione o nella sua missione a lungo termine senza davvero pensare a ciò. Ma non si fa alcun favore alla società andando in rovina, anzi l’azienda sarà in grado di diffondere la propria visione molto più facilmente se nel farlo ottiene un profitto.

 Il tuo libro, in corso di traduzione italiana per Giunti Psychometrics, si intitola How to be the startup hero. Chi sono gli eroi delle startup? 

Gli eroi sono persone che sono state nell’arena, che hanno cercato tenacemente di raggiungere il loro obiettivo e che in alcuni casi ci sono effettivamente riuscite. Un eroe è qualcuno che porta le probabilità a un risultato straordinario. Qualcuno che corre nel fuoco per salvare gli altri, piuttosto che scappare dal fuoco per salvarsi. Un eroe è qualcuno che farà ciò che è giusto, anche se farlo è scomodo o è il percorso più difficile. Un eroe compie sacrifici a breve termine per un successo a lungo termine. I supereroi sono fantascienza e la fantascienza è una grande ispirazione per coloro che vogliono essere eroi. Gli imprenditori più straordinari hanno iniziato con un prodotto o un servizio che in precedenza era fantascienza.

 Come fai a valutare la bontà di una startup? 

Per prima cosa, cerco la sua unicità. Poi mi chiedo se l’industria a cui l’imprenditore si sta avvicinando attualmente stia facendo un cattivo lavoro al servizio dei propri clienti. È così, per esempio, quando i clienti pagano prezzi elevati per un cattivo servizio o quando gli operatori del settore bombardano di pubblicità. Infatti, di solito ciò significa che l’industria è gestita da monopoli od oligopoli che fanno pagare troppo per servizi scadenti (pensate a banche, assicurazioni, sanità e governi). Quindi, eseguo analisi sulle dimensioni del mercato, sia dall’alto verso il basso – dove aggiungo tutti i ricavati o le capitalizzazioni del mercato provenienti dalle aziende dominanti nel settore industriale – sia dal basso verso l’alto – dove moltiplico il prezzo del servizio di un imprenditore per il numero di clienti nel mercato totale a disposizione nel settore industriale. Se il numero è di miliardi, va bene; se è di decine di miliardi è ancora meglio! Infine, se sono idonei, incontro il loro team, ed è qui che investire capitali per far nascere un’impresa diventa una forma d’arte. Ci sono così tante piccole cose che si sommano in una decisione, ma la fine è una “sensazione viscerale”. In realtà, credo che sia la pancia a guidare il cervello, non viceversa, dunque penso che la mia pancia prenda decisioni migliori del mio cervello.

TIM DRAPER è un venture capitalist della Silicon Valley, fondatore di Draper Associates e della Draper University, una sorta di incubatore di giovani imprenditori. How to be the startup hero (2017) è il suo primo libro.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 279 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui