Luca Mazzucchelli

Luca Mazzucchelli intervista Ryan Holiday

Il problema dell’ego smisurato, affrontato da Ryan Holiday nel volume di successo Ego è il nemico, è che ci porta a concentrarci completamente su noi stessi, distogliendoci dal confronto con gli altri e dai loro bisogni.

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In che modo, Ryan, la cultura attuale, tra social network, media e ideale del successo, incide nello sviluppare o nell’alimentare un ego nemico?

I social sono progettati per sfruttare l’ego. Sono ideati non solo per farci esprimere la nostra opinione, ma anche per verificare ciò che le altre persone pensano di quella opinione. Ciò crea dipendenza, che tu sia una ragazza di 13 anni o il presidente degli Stati Uniti. I social non sono una cosa sicura da portare in tasca. Io, per esempio, li tengo sul telefono di mia moglie. Se devo usarli per lavoro sono lì... ma non facilmente raggiungibili.

Come riconoscere una persona che ha un ego ipertrofico? Quando possiamo dire, cioè, che l’ego non è più un sano amor proprio, ma diventa un intralcio allo sviluppo della persona?

L’ego non è mai una buona cosa. La fiducia in sé stessi è importante, l’ego è pericoloso. Confondiamo erroneamente queste due cose. La fiducia in sé stessi è qualcosa che si guadagna, si basa sul lavoro e sulla consapevolezza di sé; l’ego, invece, è il tuo senso di superiorità, la convinzione che per te le regole non si applicano, che tu sei un dono di Dio all’umanità. Attento a quella voce... ti distruggerà. L’allenatore di football Bill Walsh ha detto che l’ego è pericoloso quando diventa più grande delle tue orecchie, cioè quando non riesci più ad ascoltare gli altri, ma io penso che sia pericoloso sempre.

Luca Mazzucchelli intervista Ryan Holiday

Quali sono le principali differenze tra un “ego amico” e un “ego nemico”?

Come ho già detto, penso che “ego amico” ed “ego nemico” siano in gran parte la stessa cosa. Ma direi che un errore che spesso facciamo è quello di pensare che l’ego sia esclusivamente la parte vanitosa e arrogante di noi stessi. Invece, l’ego è anche la parte che ci sussurra che tutti dubitano di noi, che siamo inutili, che il gioco è truccato contro di noi, che siamo degli impostori. L’ego è un’ossessione per il Sé: la convinzione che tutto giri intorno a noi. In realtà, a nessuno importa di noi, sono tutti troppo occupati. Quando ti liberi dall’ego, puoi cominciare a lavorare sulle cose importanti.

In che modo è possibile riprendere il controllo del proprio ego? Ci sono strategie o esercizi che suggeriresti?

Uno degli aspetti principali dello scrivere come professione è quanto sia difficile. Ti prende a calci nel sedere ogni giorno, e questo ti mantiene umile. Hemingway ha detto che siamo tutti apprendisti e non c’è alcun maestro. Penso dunque che un modo per mantenersi umili sia proprio quello di confrontarsi con un mestiere o una professione davvero impegnativi; e se il lavoro non lo consente, possiamo trovare un hobby. Churchill iniziò a dipingere in tarda età per questo motivo.

Quale consiglio daresti a chi si relaziona quotidianamente con un capo, un collega, un familiare dall’ego eccessivo?

L’ego ti porta con lui. Devi starne alla larga il più possibile. Guarda l’amministrazione di Trump: a qualcuno è andata bene? No, sono stati tutti masticati e sputati. La cosa divertente dell’ego è quanto sia facile da manipolare: l’egocentrico crede a ciò che vuole sentire, è suscettibile all’adulazione e tutto ciò che vuole è essere apprezzato e riconosciuto. Ciò, come strategia a breve termine, funziona, ma alla fine distrugge l’organizzazione e la motivazione.

In che modo è possibile aiutare una persona, per esempio un familiare, a diventare consapevole di avere un ego eccessivo?

Penso che sia meglio provare a cambiare noi stessi che qualcun altro. Non è forse la cosa più egoistica pensare che il problema siano gli altri, e non noi stessi? Abbiamo tutti un ego e l’ego è un problema per tutti. Ecco dove dobbiamo concentrarci. È lì che abbiamo il maggior controllo e, francamente, l’unica speranza di fare davvero la differenza. Non riporterai qualcuno sulla retta via, ma forse – forse – potrai indebolire i tuoi demoni.

Tu sei un grande appassionato e studioso dello stoicismo. Se Marco Aurelio vedesse la nostra società attuale e la crisi che sta attraversando anche a causa del Covid-19, secondo te che cosa ci consiglierebbe di fare?

Marco Aurelio governò per quindici anni, durante la peste antonina. Sapeva quello a cui saremmo andati incontro. Disse che la vera pestilenza da temere è quella che distrugge il carattere, non la malattia che attacca il corpo. Quindi sarebbe stato deluso dall’egoismo, dalle teorie del complotto, dal pensiero magico. Gli stoici sostengono che siamo tutti nella stessa squadra. Lasciare che il male arrivasse a un altro, per loro significava permettergli di arrivare anche a te. Ancora più importante: come imperatore, Marco Aurelio ascoltò gli esperti. Vendette gli arredi del palazzo per mantenere a galla Roma. Soffrì. Rimase forte. Aiutò le persone. Siamo molto lontani dal tipo di leader in voga oggi: nel frattempo, si è messo di mezzo l’ego.

Ryan Holiday è consulente strategico e autore di successo. La sua azienda, Brass Check, ha svolto consulenze per clienti come Google, TEASER e Complex, come pure per moltissimi autori di best seller.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 283 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui