Laura Turuani, Loredana Cirillo

Il nuovo mal d'amore in adolescenza

Se l’adolescenza è da sempre l’habitat naturale della gelosia, il passaggio dall’amore romantico all’amore narcisistico è all’origine di nuove manifestazioni: risentimento, suscettibilità e forti crisi di rabbia.

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La gelosia è un sentimento che in adolescenza ha da sempre vissuto il suo momento di gloria più alto. Se nel corso dell’infanzia la gelosia legata all’arrivo del fratellino e della sorellina minore che distolgono affetto e attenzione dalla mamma e dal papà rappresenta uno degli ostacoli più dolorosi della crescita, sempre di più, con l’avanzare dello sviluppo, questo sentimento si rivolge alle figure esterne al nucleo familiare. Il timore di perdere l’amore e la vicinanza della persona amata, sia essa un amico o un partner amoroso, connota in modo sostanziale il sentimento di gelosia. Il copione canonico di questa dolorosa vicenda sentimentale prevede sempre che ci sia un terzo all’interno della relazione, reale o immaginario, che si interpone nel legame poiché percepito, a torto o a ragione, come preferito dall’altro partner. Al terzo può essere attribuita e riconosciuta tutta una serie di qualità e dotazioni straordinarie, sovradeterminate da aspetti proiettivi che attingono dal Sé ideale in maniera talvolta non del tutto consapevole. Il rivale in amore o il competitor nella relazione amicale è rivestito di un’aura di meraviglia che inevitabilmente lo rende più appetibile, amabile, attraente: insomma preferibile a sé. 

 GLI AMORI ADOLESCENZIALI IERI E OGGI 

Il sentimento di gelosia che governava le relazioni romantiche del passato, così come quelle tra amici, prendeva origine da una dolorosissima intuizione, da un funesto presagio: esisteva di fatto qualcuno che avrebbe preso il nostro posto, prima o poi sarebbe arrivato il legittimo proprietario del cuore e delle attenzioni del proprio amato, ben più meritevole di quanto ci si poteva illudere di essere. 

L’amore romantico esponeva a importanti angosce primitive di abbandono e di perdita, al timore di perdere il partner a causa di un ipotetico rivale, pronto in ogni momento a rivendicare la propria supremazia. Invece, l’amore narcisistico contemporaneo che caratterizza il nuovo modo di amare e di sancire il vincolo affettivo in adolescenza non espone al rischio di sperimentare angosce di questo tipo, ma risulta molto sensibile alla permalosità, all’offesa e all’onta, nei casi più gravi persino al desiderio di vendetta per il torto subito e la sofferenza esperita.

Le relazioni in adolescenza oggi hanno stabilito nuovi codici, un nuovo galateo che ne governa la costituzione, il mantenimento, la crisi e la disdetta, così come gli eventuali modi di soffrirne. Gli adolescenti odierni amano e vogliono bene in un modo nuovo e diverso rispetto alle generazioni precedenti. Un tempo il giovane innamorato idealizzava l’oggetto amoroso al quale attribuiva bellezza e valore assoluti. La colpa, la richiesta di perdono, la sofferenza e la sottomissione all’oggetto d’amore erano ingredienti ricorrenti nella relazione. Oggi è diventato assai più raro imbattersi in questo modo di intendere il vincolo sentimentale: l’amore romantico è tramontato per lasciar sorgere il trionfante amore narcisistico, specchio e conseguenza dei cambiamenti socioculturali degli ultimi decenni. 

Alcune delle novità in atto le dobbiamo ai mutamenti avvenuti negli stereotipi di genere, che hanno prodotto il passaggio da una coppia centrata su ruoli, aspettative e compiti distinti tra maschi e femmine, principalmente finalizzata alla costruzione della famiglia e alla procreazione, a una coppia “narcisistica”, più fluida e paritetica al servizio di bisogni e spinte individuali.

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All’interno della coppia i ruoli erano definiti culturalmente e determinati socialmente: alla donna era richiesta un’attitudine alla cura e alla devozione; all’uomo, la capacità di proteggere e sostenere la futura famiglia. Era scontato che la donna desiderasse avere dei figli, la cui presenza suggellava l’esistenza di una “vera” famiglia. La donna trovava piena realizzazione nella maternità, di solito senza altra possibilità di espressione di sé: era molto comune che con il matrimonio passasse dalla dipendenza dal padre alla dipendenza dal marito, dal ruolo di figlia al ruolo di madre. L’amore “romantico” era caratterizzato dalla durata piuttosto che dall’intensità del legame: era un amore “per sempre”.  Oggi un percorso che transiti obbligatoriamente dal fidanzamento al matrimonio, come unico modo per accedere alla generatività, non solo spesso non viene portato a termine, ma può anche essere sovvertito, mandato a monte o tentato più volte. 

Una delle grandi rivoluzioni è avvenuta alla base del più importante imprinting delle nostre relazioni, in quella che si potrebbe definire la “scuola dell’amore”, ossia nel modo in cui veniamo amati e cresciuti dapprima dal nostro primo e universale oggetto d’amore, la madre, e secondariamente dalla famiglia e dal contesto di crescita. La qualità dello sguardo con cui oggi vengono precocemente nutriti affettivamente i bambini, il rispecchiamento narcisistico, l’erogazione incondizionata di valorizzazione e impreziosimento, oltre a valori educativi che inneggiano alla realizzazione di sé, alla ricerca del proprio benessere e al successo personale, hanno caratterizzato e segnato desideri e bisogni della generazione cresciuta dalla famiglia affettiva, portatrice indiscussa di tali cambiamenti.

Libertà, autonomia e concentrazione su obiettivi e traguardi personali sono ingredienti ritenuti necessari per la propria realizzazione e vengono impartiti in dosi massicce sia ai maschi che alle femmine, cresciuti con opportunità educative rigorosamente pari e identiche richieste e attese.

Questi cambiamenti nello stile educativo della famiglia affettiva favoriscono una maggiore libertà personale, ma rischiano di produrre maggior disorientamento e di aumentare il livello di complessità nelle relazioni di coppia. Il venir meno degli automatismi legati alla complementarità dei ruoli sessuali tradizionali trasforma i valori di riferimento e le trame affettive all’interno della coppia, mettendo al centro la felicità e il benessere dei singoli, piuttosto che l’impegno etico nei confronti dell’altro o del patto, seppur temporaneo, stipulato con l’amato o l’amata del momento. La tensione alla piena realizzazione di sé e contemporaneamente l’istanza a mantenere una certa autonomia all’interno della coppia sostengono un legame votato ad aspetti affettivi, espressivi, relazionali differenti da quelli della coppia tradizionale.

La nuova modalità di amare e di stare in coppia alimenta il valore del Sé piuttosto che il valore dell’altro. La relazione di coppia rappresenta un ambito di realizzazione personale, costituisce un vincolo animato da un fortissimo bisogno di rispecchiamento reciproco che permette di ottenere un’intensa valorizzazione, utile per trovare sostegno e rinforzo lungo la strada della crescita. Amare ed essere amati, nel mondo contemporaneo, significa farsi sentire speciali, con la promessa di offrire uno sguardo di ritorno capace di impreziosire, far sentire unici, in una reciproca intesa messa al servizio del processo di soggettivazione. 

 FRAGILITÀ NARCISISTICA 

Il timore di perdere l’amico del cuore o l’oggetto d’amore, dunque, non è tanto legato alla percezione della propria inettitudine ma all’inettitudine dell’altro. I confini tra la relazione amorosa e quella amicale appaiono in effetti sempre più sfumati, perché in entrambi i casi al centro viene posto sempre più di frequente il medesimo obiettivo: la valorizzazione del Sé. L’oggetto investito affettivamente e narcisisticamente in adolescenza ha oggi ha il potere di suscitare meno la gelosia e di più la rabbia e il furore dettati dalla disdetta improvvisa e inspiegabile del patto di rispecchiamento grandioso ed esclusivo che si era sancito di comune accordo. 

In una recente ricerca che abbiamo condotto coinvolgendo 700 adolescenti e giovani adulti sul nuovo modo di amare della loro generazione sono emersi dati a sostegno del pensiero clinico e teorico fin qui riportato. Per i più piccoli è ancora comune chiedere al partner vicinanza e appartenenza per paura della solitudine e per il bisogno ancora molto potente di trovare conferme al proprio valore personale. Nel tempo, con l’aumentare dell’età e il conseguente irrobustimento identitario, difficilmente la coppia si ripiega su sé stessa chiudendosi od ostacolando la realizzazione del Sé. 

Per i ragazzi la coppia assume una funzione di accompagnamento alla crescita, di condivisione di esperienze, senza escludere il resto del mondo, ma sostenendo interessi e frequentazioni individuali. Nella seconda adolescenza, e ancor più nei giovani adulti, quindi, la disponibilità a rispettare le differenze di valori e interessi dell’altro è un requisito fondamentale, indipendentemente dal genere o dal livello culturale, poiché garantisce a ciascuno uno spazio personale di crescita, evitando una visione della coppia come freno, ostacolo o limitazione al compimento della propria personalità. 

È dunque fondamentale che la coppia acquisisca progettualità, senza però intaccare le esigenze di realizzazione alla base dei processi di individuazione e soggettivazione. Se un tempo il soggetto si metteva al servizio della coppia, oggi è più funzionale che la coppia si metta al servizio dei Sé che la compongono. Non a caso la considerazione della possessività e della gelosia come segnali d’interesse nei confronti del partner decresce significativamente con l’età: è solo nella prima parte dell’adolescenza che la dipendenza nella coppia giustifica l’esclusività e la possessività, mentre in seguito la coppia evolve verso una funzione di sostegno alla soggettivazione e la gelosia è sostituita da istanze più mature e di autonomia.

I ragazzi oggi testimoniano l’importanza di crescere insieme nella coppia, alla continua ricerca di nuovi equilibri tra investimenti narcisistici e oggettuali. Anche davanti a percorsi personali pieni di difficoltà e conflitti da risolvere appaiono lontane le magiche soluzioni onnipotenti dell’intervento salvifico dell’innamorato. Ora i partner sono compagni di avventura o sventura, confidenti, fidati collaboratori, sostenitori di progetti, fan indispensabili e promotori instancabili delle profonde trasformazioni che fanno parte della crescita e della vita. 

Se la coppia smette di garantire la spinta propulsiva verso il futuro e cessa di sostenere il benessere personale, nella maggior parte dei casi ci si saluta garbatamente e ci si ringrazia per il tragitto di vita condiviso con tanta passione e sostegno, sicuri che, se ci si rivedrà, si avranno cose interessanti da raccontarsi e condividere. A volte si rimane amici ancora convinti della stima e preziosità reciproca, seppur ormai desessualizzata.

La fragilità narcisistica e la relativa permalosità nei confronti dell’oggetto d’amore possono invece in alcuni casi essere così presenti da esporre la giovane coppia amorosa a turbolente crisi di rabbia narcisistica che possono esprimersi in modi contrapposti: la furia, la guerriglia a volte anche violenta e la vendetta, o viceversa il congelamento, il distanziamento incomprensibile, il mutismo, che fa sentire l’altro non più presente nella mente dell’amato, senza che si possa nemmeno lontanamente capirne le ragioni. Entrambi i metodi hanno la finalità di punire il malcapitato per l’oltraggio arrecato al valore di sé, somministrato dopo mille promesse di sostegno. La suscettibilità narcisistica rende la pelle molto sottile e permeabile anche a minuscole dosi di frustrazione, micro-episodi in cui lo sguardo dell’altro si è rivolto altrove, o non ha corrisposto le attese, in cui il tradimento è avvenuto nei confronti della propria meraviglia piuttosto che con qualcun altro percepito come migliore.

Il desiderio di vendetta, la freddezza e il distanziamento diventano allora strategie utili per cercare di fermare e di lenire il dolore provocato dal mancato rispetto del partner.  Dietro la gelosia dell’amore romantico era più comune che si nascondessero insicurezza, cocente paura di perdere l’altro, angosce abbandoniche e tristezze profondissime che possono alimentare il pensiero disperato di essere così irrimediabilmente inadeguati da aver causato il fallimento della coppia. L’oggetto d’amore veniva implorato di concedere un’altra possibilità, supplicato di credere alle promesse di cambiamento, ammettendo così tutta la propria inettitudine.

Oggi, davanti al dilagare della permalosità e della tracotanza narcisistica, la fine di una relazione comporta più frequentemente reazioni di rabbia che di tristezza, desideri di vendetta per il dolore subito, per la mancanza di rispetto e la ferita ricevuta, con conseguenti e sempre meno rari tentativi stizzosi, a volte violenti, di ristabilire l’ordine precedente, esigendo addirittura scuse e sottomissione.

La qualità dell’amore e dell’investimento sulla relazione, dunque, oggi è molto cambiata: prende avvio dalla centralità del Sé, dall’importanza di salvaguardare la prospettiva individuale anche a discapito delle intenzioni o della prospettiva dell’altro. La qualità del dolore che accompagna il fallimento dell’amore narcisistico è certamente diversa dal dolore provocato dalla disdetta dell’amore romantico: è più “egoista”, ma non per questo meno pervasiva e intensa. La fragilità narcisistica delle nuove generazioni risulta certamente più centrata sulla perdita del valore di sé rispetto alla fragilità edipica, che prende origine dal senso di colpa per aver rovinato la preziosità dell’oggetto, e proprio questa minaccia al valore del Sé può risultare in alcuni casi molto pericolosa per la crescita dei ragazzi. 

L’amore “romantico”del passato: I giovani di oggi ascoltano con stupore e talvolta sgomento i racconti che riguardano i percorsi classici e lineari con cui procedevano i legami nella coppia tradizionale fino alla metà del secolo scorso: all’incontro, spesso fugace e giovanile, seguiva il rito del fidanzamento, preludio del matrimonio. Il fidanzamento celebrava la presentazione della coppia alle rispettive famiglie e garantiva l’impegno a dar continuità e futuro al legame con la costruzione di un nuovo nucleo famigliare. Il matrimonio sanciva l’ingresso nell’età adulta, celebrando il riconoscimento da parte delle istituzioni e della comunità di un nuovo status, che consentiva l’accesso alla sessualità e l’autonomia dalla famiglia di origine.

Loredana Cirillo, psicologa e psicoterapeuta, è socia dell’Istituto Minotauro. Ha scritto, tra gli altri, Gli adolescenti e i disturbi alimentari. Quando il rapporto con il cibo diventa un problema (con E. Riva, Mondadori, 2015). 

Laura Turuani, psicologa e psicoterapeuta, è socia dell’Istituto Minotauro. È autrice di Narciso innamorato (con G. Pietropolli Charmet, Rizzoli, 2015) e di Mamme avatar (con D. Comazzi, BUR, 2015).


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Baroni S., De Monte G., Gastaldi S., Riva E., Turuani L., Zanella T. (2018), Crescere nella coppia. Nuovi equilibri fra investimenti narcisistici e oggettuali, www.minotauro.it.

Cirillo L., Scodeggio T. (2019), «Sessualità. Più sexting meno sesso». In M. Lancini (a cura di), Il ritiro sociale degli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Pietropolli Charmet G., Turuani L. (2015), Narciso innamorato. La fine dell’amore romantico nelle relazioni tra adolescenti, Rizzoli, Milano. 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 276 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui