Diego Ingrassia

Gestione delle emozioni: la sorpresa

Vediamo il ruolo che ha avuto in noi la sorpresa al primo impatto con l’imprevedibile e l’insondabile per eccellenza di questi mesi: il coronavirus

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Non è la prima volta che inizio questa rubrica riflettendo sullo sfasamento temporale tra il giorno in cui scrivo e quello in cui voi leggerete. Tuttavia, ora tale suggestione è particolarmente efficace per approfondire il significato dell’emozione di cui voglio parlarvi.

Oggi, per voi, è una bella giornata di fine agosto o di settembre, non è così? Per me oggi è mercoledì 25 marzo. Da due settimane sono chiuso in casa, ma lo siete stati anche voi, e sono certo che si tratta di giornate che non scorderemo più. Non è facile dire quale sia stato il primo momento, ma a un certo punto tutto ci è apparso diverso: le città semideserte, le file ai supermercati, la gente per strada con le mascherine, l’isolamento forzato nelle case.

Parlare di sorpresa è riduttivo, perché queste immagini hanno presto lasciato spazio allo sgomento. Abbiamo visto persone passare dalla paura all’angoscia, insieme al tentativo di dare ascolto alle parole dei saggi, o dei più forti, per accendere il lume della speranza. Oggi voi (se restiamo alla suggestione che vi ho proposto) ne sapete molto più di me, ma a partire da tale premessa e da quanto è accaduto finora possiamo intraprendere una riflessione importante sull’ultima delle 7 emozioni di cui non ci siamo ancora occupati: la sorpresa

Quando mi capita di parlare di questa emozione ricordo spesso una frase di Cartesio che, a proposito della meraviglia, la definisce «la passione suscitata in noi da ciò che è nuovo e inconsueto, che genera una sorpresa improvvisa nell’anima». Quello che rende interessante questo pensiero è intravedere Cartesio, il filosofo della ragione, lasciare spazio al calore di un’emozione quale scintilla capace di illuminare il nostro animo. Cartesio sembra anticipare, con tre secoli e mezzo di anticipo, qualcosa di simile a quanto descritto dai premi Nobel Kahneman e Thaler (2002 e 2017) riguardo ai processi mentali che accompagnano le nostre decisioni. Nello stesso tempo rivela anche il carattere “traghettante” di tale emozione, motivo per cui molti psicologi non la riconoscono tra le emozioni primarie. La sorpresa, infatti, è anticipatrice di altre emozioni. La sua manifestazione è breve e per questa ragione spesso difficile da cogliere. Nasce all’improvviso di fronte a un evento inaspettato per trasformarsi, in seguito a un processo di valutazione, in una qualsiasi delle altre emozioni. 

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