Costruire a distanza
Anche i team building si sono adeguati alla versione virtuale da remoto e aiutano la normalizzazione di eventi eccezionali.
Il flusso del cambiamento catastrofico arrivato col Covid-19 ha seguito a modo suo la famosa curva elaborata da E. Kübler-Ross riguardo al flusso psicologico innescato dall’arrivo di una malattia grave. Le sue fasi principali sono state seguite anche per questa pandemia: prima uno choc e un iniziale rifiuto, poi una discesa nella frustrazione e depressione, infine una lenta risalita verso un proprio adattamento alla negatività in cui si negoziano alternative e si fanno test di sperimentazione sull’accettazione dell’evento traumatico. L’ultimo step, l’integrazione (nel caso del Covid, non ancora raggiunto), avrà luogo quando lo stesso evento traumatico sarà inglobato in una dimensione dalle vesti di “nuova normalità”.
Rimanendo in tema di evoluzione, se considerati metaforicamente come specie, i team building sono dentro il “rischio di sopravvivenza” a tutti gli effetti: se non si adattano alla modalità di interazione a distanza, non solo si verifica un calo di successo, ma essi rischiano l’estinzione. Anche per i team building – considerando la curva di Kübler-Ross –, così come per tutta la formazione e le realtà le cui fondamenta sono state messe a dura prova dalla pandemia, per arrivare all’ultimo step sono necessari la componente creativa, il guizzo fantasioso che riporta in superficie, il colpo di coda che permette di respirare abbracciando nuove soluzioni all’interno della rivoluzione digitale. È così che prendono sempre più piede i Virtual Team Building.
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AccediQuesto articolo è di ed è presente nel numero 284 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui