Anna Oliverio Ferraris

Come da bambini

Nei vari ambiti della vita adulta, tutti noi siamo portati a riprodurre le dinamiche conflittuali che abbiamo subito nella famiglia d’origine: antagonismo, opposizione, timore o assoggettamento vissuti con i genitori o con fratelli e sorelle.

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Stavolta Michela si era ripromessa di non piangere, qualunque cosa le avesse detto il capo. Ma poi, appena uscita dallo studio del primario, era scoppiata in lacrime, come le volte precedenti. 

Da cinque mesi assistente a ortodonzia pediatrica in un reparto frequentato da bambini e preadolescenti, Michela aveva cominciato a pensare di non essere tagliata per quel lavoro, che pure le piaceva. Il primario trovava sempre qualcosa da eccepire su tutto ciò che lei faceva, sia che scrivesse una relazione, sia che prendesse le impronte dei denti, sia che sorvegliasse la realizzazione degli apparecchi in laboratorio.

«Stavo per mandare tutto all’aria e pensavo addirittura di cambiare specializzazione» racconta. «Mi sentivo una nullità». È stato solo in occasione di una cena con altri assistenti e tirocinanti che Michela ha scoperto che il primario si comportava nello stesso modo anche con loro. La differenza era che loro riuscivano a incassare le sue critiche molto meglio di lei. «È un problema suo, non tuo. È un perfezionista autoritario che ha bisogno di trovare sempre qualcosa che non va», le avevano detto. «Non farci caso. Lascialo parlare...».

Michela si era anche rivolta a uno psicoterapeuta, il quale, dopo averla ascoltata, aveva capito che quelle sue reazioni eccessive ai rilievi del primario dovevano avere radici nell’infanzia. E infatti, nel corso di incontri successivi, emerse che il padre di Michela, il quale per molti anni aveva occupato una posizione di responsabilità in un ente prestigioso, aveva sempre avuto un piglio autoritario non solo nell’ambiente di lavoro, ma anche in famiglia.

Non era mai soddisfatto dei figli ed era sempre pronto a criticare le loro iniziative. Le critiche del primario facevano dunque riemergere le osservazioni del padre, risvegliando in Michela la vecchia sensazione di non essere all’altezza delle aspettative.

Che le esperienze infantili continuino a far sentire il loro influsso anche in età adulta è cosa nota agli psicologi fin dai tempi di Freud. Capita a molti di scoprire, prima o poi, che certe reazioni scattano automaticamente in determinate situazioni pur non essendo giustificate dal contesto (dal qui e ora, secondo una definizione degli psicologi transazionali).(...)

Questo articolo è di ed è presente nel numero 265 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui