Lindita Prendi

Vita contagiata tra virus e paura

Nella situazione che stiamo vivendo, oltre ai pericoli dovuti alla diffusione dell’epidemia, il COVID-19 ci rimanda costantemente a un’altra forma di virus che circola e si diffonde nelle nostre vite, forse inevitabilmente, attraverso le notizie che apprendiamo ogni giorno e le misure di restrizione che siamo costretti ad adottare. È il virus della paura.

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Le nostre paure sono come mine che esplodono non appena qualcuno vi appoggia un piede sopra.
Emanuela Breda

Nelle ultime settimane la nostra vita è molto cambiata, le attività si sono fermate consegnandoci oltre allo sgomento un senso di sospensione. Ci guardiamo l’un l’altro a distanza con smarrimento. Nelle poche uscite fuori casa indispensabili teniamo lo sguardo basso quando ci incontriamo. Se all’improvviso siamo colti da un colpo di tosse, ci sentiamo in difetto, o quanto meno a disagio.

 PENSIERI IN FUGA 

Trovarsi di fronte a cambiamenti così drastici crea inevitabili ripercussioni nelle varie sfere della vita e la diffusione della pandemia COVID-19 ci sta presentando il conto anche da un punto di vista emotivo. Abbiamo paura di essere contagiati, di perdere la salute o di essere responsabili del contagio altrui. Abbiamo paura di ritrovarci smarriti, privati di fonti di aiuto o mezzi di supporto, paura per i nostri cari. Abbiamo paura di morire. Paure che ci inducono al dubbio di fronte ai sintomi: «Si tratta di sintomi influenzali o da virus?!», «E se avessi il contratto il virus e non lo so?», «E se contagiassi i miei familiari?» 
Paure legittime che cercano risposte nell’ascolto attento dei segnali corporei fino al compulsivo “controllarsi” o nel bisogno di informazioni dettagliate e approfondite fino a sprofondarci dentro.
Si fanno i conti con il peso dei pensieri, con una battaglia perfida che ci tiene lontani dalle persone care, con il sentirsi in sospeso mentre la morte scorre tra i numeri ogni giorno in aumento e si carica sui camion diretti al crematorio. Si fanno i conti con gli esiti spietati di una battaglia che toglie l’ultimo saluto, dove si muore in solitudine e si piange in silenzio. Si fanno i conti con l’idea che questo può accadere anche a noi. Sono pensieri inevitabili che cercano una via di fuga. Ma quando sono eccessivi e invalidanti è necessario occuparsene e ricorrere a un aiuto specialistico attraverso i canali possibili in questo momento.

 CURA DELLE INFORMAZIONI, DEL CONTROLLO E DELLA ROUTINE 

È importante in questi casi riconoscere che le nostre paure sono una reazione comprensibile a quanto sta accadendo, ma la situazione ci richiede di porre attenzione ai dati informativi e andare oltre i numeri. È utile contestualizzare e basarsi su dati oggettivi, dosare la ricerca delle informazioni e reperirle su fonti attendibili e ufficiali. Evitare la focalizzazione continua su notiziari di vario genere.
Anche occuparsi di altre forme di informazione come cultura, curiosità e intrattenimento aiuta a spaziare mentalmente su più fronti e a non farsi sovrastare da quanto sta accadendo. Misurarsi la temperatura, controllare la gola, ascoltarsi continuamente può dare l’idea di tenere sotto controllo le proprie condizioni di salute, ma ci può anche fare prigionieri del controllo stesso: «Mezz’ora fa avevo 37.2 e adesso sono già a 37.3», «mi sento diverso dal solito anche se non ho febbre».

Noi reagiamo agli stimoli ambientali con reazioni viscerali e neurovegetative del nostro organismo e molte risposte possono essere una fisiologica attivazione (arousal) caratterizzate da un maggior stato attentivo e cognitivo di vigilanza e di reazione agli stimoli esterni soprattutto quando si tratta di stimoli a forte impatto emotivo. In questi casi serve seguire gli specialisti e il proprio medico in presenza di sintomatologia e limitare il più possibile il controllo dei parametri corporei quando non vi sono sintomi presenti.

Creare una routine e scandire le giornate a casa con delle attività specifiche diviene quanto mai indispensabile per dotare di significato e di piccole normalità la nostra quotidianità ormai cambiata. I compiti quotidiani di scuola o di lavoro aiutano a mantenere una certa continuità con i progetti di vita momentaneamente sospesi o modificati.

Dedicarsi per quanto possibile degli spazi per sé e condividere momenti di intrattenimento in famiglia come guardare un film insieme, preparare un dolce o semplicemente giocare a carte o fare dell’attività fisica in casa aiuta a ridimensionare, nel nostro piccolo, le paure che ci affliggono e ad adattarci a una diversa possibile quotidianità.

 TENERSI LEGATI 

Tra i pensieri e le paure più difficili da gestire vi sono quelli legati alle persone care che abitano lontano. Essere fisicamente lontani dai nostri cari amplifica la percezione di impotenza e di mancanza di controllo, soprattutto quando si tratta di persone anziane o che hanno bisogno di aiuto. In questi casi può essere di aiuto informarsi e supportarsi con le reti di sostegno attivate, come le varie associazioni di volontariato e i servizi territoriali. Quando si può, mantenere il contatto regolare con i propri cari aiuta a ridurre le distanze e a stabilire una forma diversa di relazione e condivisione di esperienze insieme. Grazie anche alla tecnologia, oggi si può prendere il caffè “insieme” in videochiamata oppure scambiarsi piccole esperienze quotidiane favorendo la partecipazione nelle reciproche vite. Sono piccole azioni che rendono il senso di continuità e di presenza anche in questi momenti difficili. Un po' come toccarsi e sincronizzarsi sul bisogno di vicinanza e normalità. Una normalità che è di sostegno nell'attesa che tutto diventi più supportabile e affrontabile.

di Lindita Prendi


BIBLIOGRAFIA:

Bartoletti A., Nardone G. (2018), La paura delle malattie: Psicoterapia breve strategica dell'ipocondria, Ponte alle Grazie, Milano.

www.epicentro.iss

www.psy.it