Anna Oliverio Ferraris

Un manipolatore in famiglia

Ci sono individui dal doppio volto, affabili all'esterno e persecutori tra le mura di casa, che possono distruggere un ambiente familiare. Dalla loro, una frequente abilità ad accreditarsi essi stessi come vittime. 

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«Quando l’ho conosciuto era gentile, premuroso, soddisfatto di sé e del suo lavoro. Era protettivo e diceva di amarmi. Mi trovava attraente e io trovavo lui affascinante. Era geloso, ma la sua gelosia invece di infastidirmi mi lusingava. Fu lui a proporre di sposarci per formare una famiglia. Mi sentivo fortunata per avere incontrato un principe azzurro che le mie amiche mi invidiavano.

Le cose cambiarono nel giro di un anno, dopo la nascita di nostro figlio. Poco per volta, si trasformò. Divenne sempre più sgradevole. È riuscito a farmi il vuoto intorno. Insulta la mia famiglia, è antipatico con i miei amici, che giudica non alla sua altezza, e per quanto riguarda nostro figlio a un certo punto ha addirittura proposto di affidarlo ai suoi genitori. È come se il passaggio dalla vita di coppia alla vita di famiglia l’avesse spiazzato e lui non fosse in grado di fronteggiare questo cambiamento.

Lamenta di sentire un vuoto dentro di sé e attribuisce a me l’origine delle sue insoddisfazioni. Non tollera di essere contraddetto. Pur essendo più che benestante e pur avendo anch’io un lavoro e uno stipendio, è emerso un lato gretto della sua personalità a cui in passato non avevo prestato attenzione: la sera pretende di controllare nei minimi dettagli le normali spese che faccio durante la giornata, anche se io vorrei soltanto rilassarmi.

Non lo riconosco più. Critica ogni mia iniziativa, mi insulta e mi sminuisce di fronte ai suoi colleghi. Secondo lui sbaglio tutto, sia ciò che dico sia ciò che faccio. Ha preso l’abitudine anche di urlare, il che mi rende particolarmente nervosa.

Quando minaccio di lasciarlo, lui protesta, piange, promette di essere “più paziente”. Ripete che senza il mio amore morirebbe. Che dobbiamo pensare al futuro di nostro figlio. Ogni volta le stessa scena. Finora io ho sempre ceduto, pensando a nostro figlio.

Quando ho cercato conforto nei suoi genitori, loro hanno riconosciuto che era irascibile anche prima di sposarmi, però pensano che il matrimonio gli abbia fatto bene, che gli abbia dato un inquadramento. Dicono che devo avere pazienza per le crisi “passeggere” che ha di quando in quando, che è una brava persona, che col tempo i nostri rapporti miglioreranno.

E invece peggiorano di giorno in giorno. Le crisi sono sempre più frequenti. Ha angosce improvvise che lo portano a svegliarmi di notte perché lo rassicuri. È arrivato persino a strattonarmi, a darmi dei pugni sulla schiena e a minacciarmi di morte. Mi sento in trappola.

Che fare? Secondo una psicologa della USL a cui ho raccontato la mia vicenda coniugale, dovrei iniziare al più presto le pratiche per la separazione. Ha definito mio marito un “manipolatore narcisista” che si sente al di sopra di tutto e di tutti. Difficilmente cambierà – mi ha detto –, meglio prendere le distanze subito, che logorarsi in un rapporto distruttivo. 

Io, però, non so che cosa sia meglio. Da un lato, continuando a stare con lui, vivo nella paura per l’incolumità mia e di mio figlio. E anche per la sua d’incolumità, dato che ogni tanto accenna al suicidio. Dall’altro lato, dovrei iniziare una lunga e logorante trafila con avvocati, giudici, psicologi, senza la certezza di riuscire ad ottenere l’affido del bambino.

Mio marito, che all’esterno mostra un volto diverso da quello che ha tra le mura domestiche, è molto apprezzato nel suo ambiente di lavoro per la grinta e il modo di imporsi. Avvocato lui stesso, avrebbe l’appoggio di colleghi che lo sosterrebbero nella richiesta dell’affido esclusivo del bambino. Io, invece, ho paura di perdere mio figlio. Mi sento terribilmente sola».

Ma che cos’è un manipolatore narcisista? E che cosa ci si può attendere da lui, o lei, dato che il manipolatore può essere di qualunque sesso?

Secondo i manuali di psichiatria questo tipo umano nasconde delle particolarità inquietanti, con esiti potenzialmente distruttivi sulle persone che gli vivono accanto, in particolare il coniuge e i figli.

Spesso ha un doppio volto, uno per l’esterno – sul lavoro, con i colleghi, con gli amici – e l’altro all’interno delle mura domestiche, nella vita familiare e di coppia. La sua capacità di manipolazione è tale da riuscire, con una serie di sottili manovre, a mettere la vittima sul banco degli accusati e ad essere giudicato lui stesso (o lei stessa) vittima da chi ne vede soltanto la maschera esteriore.

Questo tipo di violenza – perché di violenza si tratta – è frequente nelle cause di separazione conflittuali, dove può essere devastante non solo durante la fase “calda” della separazione e/o del divorzio, ma anche successivamente sotto forma di trattative logoranti con l’ex coniuge, che può essere accusato di ciò che in realtà è ordito dal manipolatore. Ne può nascere una serie di querele: per diffamazione contro la vittima, contro tutti i testimoni in favore di quest’ultima, contro i medici che redigono certificati o segnalano problemi di salute dei figli, e anche contro lo psicologo che svolge la funzione di CTU o di CTP (Consulente Tecnico d’Ufficio o di Parte).

Per quanto riguarda i figli, il manipolatore (o la manipolatrice) riesce spesso a mascherare il suo machiavellismo sotto una maschera benevola che può indurre i figli a schierarsi dalla sua parte e a guardare con sospetto l’altro genitore, da cui man mano si allontanano.

Ne consegue che se magistrati, avvocati ed esperti non prestano sufficiente attenzione a questo tipo di manovre, c’è il rischio che alla violenza familiare si aggiunga una violenza istituzionale che nel tempo danneggia i figli e l’altro genitore.

Che cosa consigliare, dunque, alla protagonista di questa triste vicenda? Se vuole fare un ultimo tentativo prima di imboccare la strada della separazione, cerchi di convincere il coniuge a iniziare una psicoterapia che lo aiuti a guardare dentro se stesso e a contenere le proprie emozioni. Anche per lei può essere utile un sostegno psicologico. La separazione, infatti, non sempre pone fine alla manipolazione distruttrice dell’ex coniuge, il quale può continuare a perseguitare la sua vittima attraverso i figli, le procedure finanziarie, il diritto di visita, la collocazione preminente, le scelte educative e sanitarie, e così via.

 

 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 266 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui