Guido Sarchielli

Tra continuità e cambiamento: come si sta riconfigurando la psicologia del lavoro a livello internazionale

La psicologia che studia i lavoratori e le organizzazioni, mediante un approccio che integra la ricerca scientifica e la pratica professionale, si concentra sull’obiettivo di garantire un lavoro dignitoso. Fra contesti in trasformazione, anche a causa della pandemia, e nuove sfide

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Basterebbe guardare qualche manuale recente di psicologia del lavoro per rilevare argomenti inattesi solo qualche decennio fa. La disciplina si sta rapidamente modificando per fare quello che in realtà ha sempre fatto: riconoscere e rispondere con prontezza alle variabili esigenze dei lavoratori e delle organizzazioni. Tale cambiamento sta succedendo in Italia seppure questa disciplina sia ancora poco compresa nelle sue potenzialità dimostrate nel corso degli anni: capire come le persone possano lavorare meglio instaurando relazioni significative nei contesti di lavoro; proporre soluzioni per accrescere sia l’autonomia e le capacità decisionali dei lavoratori sia il buon funzionamento dei sistemi socio-tecnici; affrontare con più efficacia le crescenti differenze e le diversità dei lavoratori; influenzare le scelte organizzative per incrementare resilienza, sicurezza e benessere collettivo (Sott et al., 2020).

Detta trasformazione sta avvenendo in modo molto netto a livello internazionale dove è possibile rintracciare alcuni innovativi tratti caratteristici della psicologia del lavoro ormai ampiamente condivisi al di qua e al di là dell’oceano. Essi rappresentano segnali importanti del valore sociale attribuito a questa disciplina che stanno avendo un effetto propulsivo anche per gli psicologi del lavoro italiani data la loro crescente connessione con le reti scientifico-professionali internazionali, rese possibili dalla globalizzazione tecnologica e culturale.

Quali sono i tratti più salienti dell’attuale psicologia applicata al lavoro?

UN ASPETTO APPARENTEMENTE SECONDARIO: IL NOME DELLA DISCIPLINA

Mentre negli USA si parlava di psicologia industriale e ora di psicologia industriale e dell’organizzazione (I/O psychology), in ambito europeo sono predominanti tre termini (riassunti nell’acronimo WOP) che, da un lato, indicano aspetti di un sapere comune di base per lo psicologo del lavoro e, dall’altro, mostrano meglio l’ampiezza del campo di azione specialistica di questi professionisti. Si parla di psicologia del lavoro (Work psychology) quando si intende capire o intervenire sulla natura dell’attività lavorativa, sulle condizioni di lavoro anche in un’ottica ergonomica e sui modi in cui la persona interagisce con il contesto socio-tecnico (abilità e processi cognitivi, emozioni, motivazioni, apprendimento, ecc.); di psicologia delle organizzazioni (Organizational psychology) se si vogliono comprendere le persone in quanto membri di gruppi, il funzionamento dei team e delle organizzazioni come artefatti sociali (team, leadership, influenza sociale, cooperazione, conflitto); di psicologia delle risorse umane (Personnel psychology) per analizzare e arricchire la gestione delle persone dal loro ingresso lavorativo, al delinearsi della carriera fino alle differenti forme di uscita dal lavoro (orientamento, selezione e socializzazione lavorativa, contratto psicologico, sistemi premianti, coinvolgimento organizzativo, comportamenti contro-produttivi o devianti, ecc.).

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Questo articolo è di ed è presente nel numero 287 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui