Alberto Pellai

Teen-porn

Cosa dire ai giovanissimi sulla pornografia

Viviamo in una società e in una cultura in cui la disponibilità di contenuti pornografici è dilagante. Nonostante da sempre la pornografia venga considerata “materiale vietato ai minori”, oggi tale restrizione risulta decisamente fuori moda.

teen-porn-rid.jpg

Oggi il consumo di pornografia è possibile indipendentemente dall'età anagrafica del fruitore e accessibile a tutti. Bambini, preadolescenti e adolescenti non sono indenni dagli effetti prodotti da tale pervasività: sempre prima e sempre più frequentemente utilizzano la pornografia, quasi sempre senza alcun genere di supervisione e intervento educativo da parte degli adulti.

La diffusione capillare delle nuove tecnologie, in particolare PC, tablet e smartphone, che consentono anche ai minori di poter navigare in rete senza limiti e restrizioni, è probabilmente la principale responsabile del consumo di pornografia in età precoce. Le parole sesso e porno sono nelle lista delle prime cinque parole più cercate nei motori di ricerca dai minorenni di tutto il mondo. Pur con alcune discrepanze, quasi tutte le ricerche concordano nell’affermare che circa 1 minore su 3 ha visto pornografia intenzionalmente e 7 su 10 vi si sono imbattuti occasionalmente senza averla cercata. Salendo in età si scopre che quasi 9 giovani maschi su 10 e 1 giovane donna su 3 riferiscono di usare la pornografia regolarmente.

La diffusione del consumo di pornografia da parte dei giovanissimi è considerata dalla ricerca un fattore di rischio correlato ad alcuni fenomeni problematici, quali l’incremento di malattie a trasmissione sessuale e le gravidanze in adolescenza. Inoltre, i maschi che guardano pornografia regolarmente fra i 12 e i 17 anni hanno un debutto sessuale più precoce e sono più propensi ad avere rapporti orali, ad imitazione di ciò che hanno visto.

Tali elementi hanno fatto parlare del consumo di pornografia in età evolutiva alla stregua di una nuova emergenza di salute pubblica, affermando il bisogno di interventi di natura preventiva e di formazione degli adulti (genitori e insegnanti in primo luogo), affinché sappiano cosa fare con i minori per evitare che la pornografia faccia irruzione troppo precocemente nella loro vita, quando la competenza cognitiva ed emotiva potrebbe essere ancora poco adeguata per gestirne ed integrarne le sollecitazioni – e le emozioni che ne derivano – in una identità ancora in formazione.

"MI ATTIRA, MA MI FA PAURA”

Il consumo di pornografia in età precoce obbliga gli adulti ad affrontare una situazione delicata, perché da una parte i minori hanno una naturale e fisiologica curiosità e voglia di sapere rispetto alla sessualità, ma d’altra parte tali elementi – attraverso la pornografia – si incrociano con materiali, stimoli e sollecitazioni che possono rivelarsi pericolosi per un soggetto in età evolutiva. La pornografia potrebbe infatti “intercettare” non solo i circuiti della curiosità fisiologica per l’età del minore e dell’eccitazione, ma anche quelli del trauma.

Ovvero, ciò che un bambino vede in siti pornografici per adulti potrebbe rivelarsi non solo attraente, ma anche spaventevole, così da indurre nel soggetto un quadro clinico difficile da definire sia per lo specialista che per il ragazzo stesso. Molti ragazzi, infatti, affermano di trovarsi al tempo stesso attratti e spaventati da ciò che vedono in un video pornografico: “Mi attira, ma mi fa paura” potrebbe essere la frase che spiega quel senso di disagio e spavento che alcuni di loro sperimentano davanti ad immagini esplicite e a volte anche molto violente, tanto da derivarne un problema clinico che ha le stesse caratteristiche della sindrome post-traumatica da stress.

Inoltre, per chi è molto giovane, visionare grandi quantità di materiale vietato ai minori in una fase in cui si generano modelli, attitudini, aspettative, pensieri e fantasie relative alla sessualità può portare a credere che la visione del sesso, della donna e dei rapporti sessuali proposti dalla pornografia sia – in qualche modo – quella corretta e normale e perciò quella cui ispirarsi e da perseguire nella vita reale. Anche tale elemento risulta problematico, considerato che, come rivelano Dworkin e MacKinnon, la pornografia contemporanea presenta, in riferimento alla donna, un notevole accumulo di situazioni, immagini e dialoghi che:

  • la deumanizzano, rendendola un oggetto sessuale a disposizione dell’uomo;
  • la raccontano come un essere vivente sessuale che prova piacere e godimento nell’essere umiliata o resa vittima di dolore fisico e morale;
  • la rappresentano a volte in situazioni di violenza estrema, compresi abuso, incesto o stupro in cui manifesta di provare piacere;
  • la mostrano in pose e situazioni che denotano sottomissione e obbedienza passiva;
  • la trattano al pari di un prodotto, attraverso la presentazione reiterata e continua di parti del suo corpo, quasi sempre relative agli organi genitali primari o secondari.

È IMPORTANTE INTERVENIRE

È per questo che gli adulti devono imparare a parlarne con figli e studenti proponendo messaggi educativi, condividendo confini e limiti che devono essere definiti all’interno del dialogo e della relazione reciproca. Soprattutto i padri devono sentire di dovere (e volere) giocare un ruolo in prima persona rispetto a questo tipo di prevenzione, anche perché la letteratura scientifica ha posto in evidenza alcune attitudini che in età precoce la pornografia può slatentizzare nei giovanissimi. Essa infatti favorisce un debutto precoce nella sessualità agita, promuove norme sociali e un’accettazione poco problematica di stili di vita sessualmente promiscui o ad alto rischio, genera nell’individuo un disagio sia organico, che emotivo-relazionale (l’utilizzatore a rischio di dipendenza sperimenta vergogna, colpa, ansia, confusione e riduce la ricerca di legami sociali nella vita reale) e indebolisce le competenze pro-sociali e la capacità del soggetto di creare intimità con un’altra persona, facilitando la slatentizzazione di comportamenti violenti in associazione alla pulsione sessuale.

In concreto, il ricorso alla pornografia senza mediazione, limitazione, regolazione e controllo degli adulti spinge i minori verso più frequenti comportamenti a rischio nell’area della sessualità e li lascia spesso deboli e vulnerabili nella loro capacità pro-sociale di costruire relazioni intime.

I MESSAGGI DA DISCUTERE CON UN MINORE

Per fare prevenzione, ecco i messaggi principali che gli adulti dovrebbero affrontare con chi sta crescendo per favorire una riduzione, qualitativa e quantitativa allo stesso tempo, dei rischi associati ad una precoce fruizione dei contenuti pornografici.

La pornografia è molto attraente per i maschi, ma può generare dipendenza. Soprattutto quando si è giovani, abituarsi alla pornografia mette a rischio di dipendenza perché essa intercetta uno stato biologico in atto in ogni ragazzo: infatti, la potente secrezione di ormoni sessuali associata alla pubertà genera una forte attenzione e stimolazione verso tutto ciò che è sessuale nel cervello del maschio, che sembra non essere mai sazio. La pornografia fa sperimentare livelli crescenti di eccitazione e per mantenere questo livello di attivazione il suo fruitore si trova compulsivamente costretto a cercare materiali sempre più “forti”, con un crescente impegno di tempo ed energie spesi nella ricerca di questi stimoli, fino a non essere più capace di uscire da questa trappola.

La pornografia racconta una sessualità esclusivamente orientata alla ricerca del piacere senza alcuna attenzione all’intimità, alla relazione e alle emozioni delle persone coinvolte. La pornografia mostra persone che godono, non persone che si amano. In essa, la sessualità è largamente dissociata da qualsiasi forma di intimità e relazionalità e si rivela quindi disumanizzante. Aiutare un giovanissimo a comprendere la differenza profonda che esiste tra fare sesso e fare l’amore è considerato di importanza fondamentale in ogni percorso di educazione sessuale. Anche la ricerca dimostra che ciò che un adolescente “impara, pensa, sente e valuta” intorno alla pornografia di cui usufruisce dipende non solo dai materiali consultati, ma dalle “cornici cognitive e valoriali” che ha potuto ottenere all’interno delle relazioni educative con gli adulti di riferimento.

La pornografia attribuisce alla donna un ruolo passivo e sottomesso, trasformandola in un oggetto di piacere. La pornografia racconta la donna o come schiava del piacere dell’uomo – disposta a tutto per farlo godere – o come ninfomane – interessata esclusivamente all’uomo per vedere saziata la sua infinita fame di piacere sessuale. Questo modo di raccontare le donne non corrisponde alla realtà, ai desideri degli esseri umani e fornisce della sessualità una visione autistica, malata e davvero diseducativa, soprattutto quando con essa si confrontano soggetti in età evolutiva, che dovrebbero essere consapevoli che, nella vita vera, amore, sessualità e intimità trovano modi molto differenti di essere comunicati e condivisi.

La pornografia mostra soggetti performanti, che vivono la sessualità alla stregua di un’attività atletica grazie alla quale godimento e piacere sono garantiti, continui e amplificati a dismisura. Nella vita reale, la sessualità non è solo piacere. È anche sintonizzazione e sincronizzazione con i bisogni dell’altro. È ascolto e conoscenza del corpo proprio e altrui, ricerca di armonia ed equilibrio. Un giovane adolescente che entra nella sessualità agita pensando di funzionare come le pornostar viste nei filmati si troverà in seria difficoltà. L’ansia da prestazione unita all’inesperienza lo porterà a scoprirsi molto meno performante degli attori visti nei film, inducendo un senso di vergogna e di percepita inadeguatezza che nel tempo potrebbe portare a seri problemi nella sfera personale e sessuale.

La pornografia sollecita ad avere rapporti sessuali, senza mostrare le conseguenze emotive e le implicazioni sulla salute psicofisica delle persone che da essa possono derivare. Fare sesso non equivale a praticare un’attività ginnica, perché la sessualità coinvolge il corpo, il cuore e la testa delle persone, accendendo sentimenti e bisogni relazionali profondi che se non condivisi in uguale modo tra i due partner rischiano di generare molte complicazioni.

CONCLUSIONI

Condividere con un soggetto in età evolutiva un percorso di educazione sessuale in cui la pornografia possa essere tematizzata e approfondita per tutte le implicazioni che riveste nella genesi di attitudini, norme sociali e comportamenti soprattutto in età precoce è oggi un bisogno fondamentale dei minori e un dovere di ogni educatore. Tutte le linee guida internazionali per l’educazione sessuale in età evolutiva sottolineano l’importanza di includere in ogni intervento un’analisi critica del modello di sessualità proposto dalla pornografia ed è fondamentale che tale suggerimento si traduca in un intervento concreto per i preadolescenti di oggi, così precoci, ma anche così confusi, vulnerabili e sollecitati dalla troppa pornografia con cui vengono in contatto.

 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 246 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui