Elettra Pezzica

Sguardo da campione

La “faccia da competizione” (in inglese, “game face”) è una particolare configurazione del volto, evocante serietà, concentrazione e determinazione, che diversi atleti assumono prima di disputare una gara e che, secondo alcuni aneddoti del settore sportivo, andrebbe ad aumentarne significativamente le prestazioni. Ma è davvero così?

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Un gruppo di ricercatori dell’Università del Tennessee ha voluto mettere alla prova questa credenza da un punto di vista scientifico e i risultati, pubblicati sulla rivista Stress and Health, sembrano confermarla. Gli studiosi hanno coinvolto un totale di 62 partecipanti in 2 esperimenti, il primo che andava a valutare una performance fisica e il secondo una cognitiva. Prima di iniziare la parte sperimentale dello studio, a metà dei soggetti sono state mostrate fotografie di personaggi del mondo dello sport e di altri ambiti che esibivano la game face, ed è stato chiesto loro di assumere un’espressione simile, di «intensa determinazione», durante le prove che avrebbero affrontato. All’altra metà dei soggetti, il gruppo di controllo, non è stata data alcuna istruzione.

Nel primo esperimento – la prova fisica – i soggetti dovevano mantenere una mano immersa in un recipiente pieno di acqua gelida il più a lungo possibile, entro un limite di 5 minuti. Sebbene non siano state rilevate differenze significative in termini di prestazione fisica tra i due gruppi, questa prima parte dello studio getta luce su un dettaglio interessante: i soggetti appartenenti al gruppo di controllo, pur non avendo ricevuto alcuna istruzione a farlo, hanno esibito durante la prova la stessa espressione facciale del gruppo sperimentale. In altre parole, la game face sembrava emergere spontaneamente in una situazione legata allo sforzo, al dolore e alla competizione.

Nel secondo esperimento – la prova cognitiva – ai soggetti è stato chiesto di completare un puzzle mandala di cento pezzi in cinque minuti. In questo caso coloro a cui era stato chiesto di esibire l’espressione facciale hanno riportato una prestazione migliore del 20% rispetto a chi faceva parte del gruppo di controllo. Gli stessi soggetti hanno anche mostrato un miglior recupero a seguito del compito stressante.

Insomma, i risultati di questo lavoro sembrano suggerire la potenzialità di un’espressione del volto di contribuire al miglioramento prestazionale: l’atto di assumere volontariamente la game face rendeva poi effettivamente i soggetti più concentrati e determinati, con il risultato che performavano meglio. Questo studio si inserisce in un filone di ricerca relativamente recente che esplora le modalità attraverso cui il nostro corpo (in termini di postura, mimica facciale ecc.) può influenzare le nostre risposte affettive, cognitive e comportamentali, e non solo il contrario.

Articolo di Elettra Pezzica

Richesin M. T., Oliver M. D., Baldwin D. R., Wicks L. A. M. (2019), «Game face expressions and performance on competitive tasks», Stress and Health, doi: 10.1002/smi.2899

Questo articolo è di ed è presente nel numero 278 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui