Fabrizio Quattrini

Ri(e)voluzioni sessuali

Nonostante i progressi compiuti dai movimenti di liberazione sessuale ormai più di cinquant’anni fa, la sessualità è tuttora associata a molti tabù a livello sociale e culturale. Ma sono in atto nuove evoluzioni

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Il concetto di rivoluzione sessuale fonda le radici nella più importante e imponente trasformazione sociale avvenuta lo scorso secolo. La liberazione sessuale del Sessantotto ha imposto un nuovo modo di vivere e osservare l’erotismo, permettendo agli esseri umani di cominciare una evoluzione necessaria in materia di erotismo e sessualità.

IL 1968 E IL BISOGNO DI LIBERTÀ

Pur riconoscendo fondamentale il pensiero di alcuni grandi psicoanalisti come Reich, che già nel 1930 opponendosi alle topiche freudiane provò a teorizzare una rivoluzione sessuale, e le importanti conquiste femministe che dagli anni Cinquanta hanno promosso un’imponente lotta contro il maschilismo e il patriarcato dominanti, ancora oggi la sessualità resta vincolata a doppio nodo a troppi tabù. Tabù che sembrano difficili da superare, probabilmente perché nella maggior parte delle trasformazioni sociali evolvere significa non solo riconoscere gli errori commessi spesso anche volontariamente dagli esseri umani, ma imparare ad accettare il vero significato della sessualità: il bello nella diversità.

Il pensiero rivoluzionario in sé, forse un po’ hippie, di una sessualità libera e a tratti anarchica ha generato grandi trasformazioni sociali, alimentando la spinta di un eros libero, svincolato dai tanti condizionamenti e dalle numerose regolamentazioni dei governi benpensanti.

Religioni, politica, collettivi pro-vita e varie organizzazioni moraliste continuano a ostacolare la vera natura della libertà sessuale.

C’è chi indirizza il pensiero verso una sessualità normativa, all’insegna di una dimensione che promuove il piacere sessuale associato al “dovere”, un dovere che poco sembra avere di naturale, ma che spinge con impeto, spesso accusatorio, quel rispetto dell’idea di una sessualità esclusiva (monogamica/cisgender), vincolata all’amore eterno, alla forza dominante della procreazione. In un’altra direzione invece osserviamo coloro che promuovono una sessualità trasgressiva, l’idea di una libertà dove l’eros si sgancia prepotentemente dalla procreazione, abbracciando e sposando il divertimento e la giocosità in amore.

In altre parole, una contrapposizione tra pensieri di individui che da un lato promuovono una dimensione dell’amore che ancora oggi è definita “normale” (dove, dietro al classico e semplice significato di comune, collettivo, più usuale, si nasconde quello di giusto, unico, contrapposto a sbagliato, irregolare, non buono), e dall’altro i rivoluzionarə che, pur non apparendo così numerosi, con le loro ribellioni promuovono una costante e lenta trasformazione.

Al riguardo, come non ricordare le importanti conquiste che proprio dalla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo hanno promosso dei cambiamenti rivoluzionari in materia sessuale: il divorzio, la contraccezione, la libertà della donna di interrompere la gravidanza, l’omosessualità come orientamento sessuale naturale del genere umano, ma anche lo sdoganamento di alcuni comportamenti come l’autoerotismo, l’utilizzo della pornografia e – anche se non ancora totalmente liberato – un approccio funzionale al sex working?

EDUCARE ALLA SESSUALITÀ

Abbattere i tabù sembra quindi un lavoro complesso e non facilmente raggiungibile, almeno per quanto riguarda alcuni individui. In realtà, ciò che dovrebbe essere promosso e comunque argomentato è il concetto di educazione al rispetto.

Nella più ampia caratteristica del rispetto umano l’educazione alla sessualità, apparentemente semplice da attuare almeno per i professionisti del settore, nasconde delle insidie o meglio cela al suo interno una paura dettata proprio dal concetto di libertà. Sono gli stereotipi che ostacolano l’educazione alla sessualità, alimentando i tabù. Sono le persone che continuano a descrivere l’eros come un fatto privato, ad allontanare il superamento dell’ignoranza, dimenticando che l’essere umano non nasce con una programmazione all’erotismo e alla sessualità. Anzi, anche la stessa procreazione, solitamente definita un processo innato e naturale, potrebbe necessitare di una qualche forma di educazione, e il riferimento clinico alle coppie bianche non è casuale.

Educare alla sessualità, quindi, non è solo di necessaria importanza per il genere umano, è un processo che deve essere visto come uno spazio di crescita culturale in cui le persone possano superare elementi di un passato invalidante, integrando sviluppi innovativi e trasformativi sorretti da evidenze scientifiche. Tale processo potrebbe garantire nuove e costruttive forme di identificazione.

Come attuare e promuovere tale cambiamento?

È necessaria una regolamentazione chiara e precisa che promuova un’educazione all’affettività e alla sessualità sostenuta e promossa da professionisti del settore.

In una visione più ampia gli elementi affettivo e sessuale vanno nella stessa direzione educativa. Un esempio è la dimensione asessuale ampiamente documentata da coloro che si definiscono “aromantici” e “asessuali”, collocandosi all’interno di uno spettro romantico-sessuale completamente nuovo agli occhi dell’umanità.

Definizioni a parte, la dimensione educativa è oramai più che urgente e faccio riferimento al fatto che il nostro bel paese ad oggi non ha ancora una regolamentazione in materia. Il rischio è di una educazione fai da te che conferma l’ignoranza, alimentando i concetti stereotipati che vincolano gli individui a comportamenti non corretti e solitamente giudicanti e irrispettosi.

Il processo di educazione affettivo-sessuale deve però avere una precisa modalità d’intervento e dal mio punto di vista non può essere rivolta semplicemente ai ragazzi e alle ragazze delle scuole primarie e secondarie. Educare alla sessualità, come oramai da anni promuovo nei miei progetti formativi, è un processo che deve essere osservato da una prospettiva a tre livelli, in cui gli attori protagonisti sono:

  • ragazzi-ragazze-ragazzə;
  • genitori;
  • educatori (insegnanti e caregiver).

Inoltre educare non significa solo informare. Riconoscere l’importanza di apprendere dall’esperienza, all’interno del processo educativo, conferisce ai progetti di educazione all’affettività e alla sessualità la specifica caratteristica teorico (informativa)/esperienziale (formativa) che non va sottovalutata.

EDUCARE GLI ADULTI

Uno sguardo più preciso all’educazione sessuale e affettiva degli adulti può essere importante.

Gli adulti sono convinti di un concetto che supporta in modo spesso “perverso” stereotipi e false credenze. La convinzione di essere “grandi”, nel senso di avere un’età adulta, permette di immaginare che tutto sia possibile, anche quando l’inconsapevolezza dettata dalla non chiara educazione sessuale porta fuori strada.

La convinzione di sapere e sapere fare rischia di promuovere una sessualità meccanica, spesso troppo genitale e dove la dimensione del piacere, con grande presunzione, è ancorata a convinzioni e alla spettacolarizzazione filmica della pornografia.

Spesso molti uomini, ma anche molte donne, ignorano il vero significato di piacere orgasmico. Il sesso ti prende e ti travolge, e questo può anche avere un grande fascino, ma non deve standardizzarsi, diventare routine.

Promuovere corsi di educazione affettivo-sessuale con gli adulti (singoli e coppie) significa mettere in gioco l’esperienza sensoriale del corpo, il piacere orgasmico, le fantasie erotiche, la trasgressione. Imparare a relazionarsi, evitando giudizi e pregiudizi. Imparare a riconoscere l’unicità dei partner, rispettando i bisogni e condividendo potenziali benefici.

La sessualità non è una cosa sporca, né cattiva: negare alle persone il diritto di avere informazioni sulla sessualità lo è!

LA RIVOLUZIONE DELLE FLUIDITÀ

Le nuove generazioni sono fluide. Nel senso che attraverso i loro pensieri e comportamenti liberi, come sottolinea anche Bauman, vivono le esperienze in modo liquido, concedendosi il lusso di rompere molti degli schemi e degli stereotipi sessuali passati.

Le nuove generazioni sono in trasformazione e spesso si osservano due fazioni importanti. La prima è quella della fluidità, in cui il rispetto per l’altro e l’unicità degli individui conferma la dimensione buona e positiva del definirsi “liquidi”. Una fluidità che non significa impossibilità di restare e di ancorarsi anche alle tradizioni, ma adattare e dirigere i propri pensieri nello spazio più comodo, più confortevole e funzionale. Essere fluidi significa essere liberi di esprimere un proprio pensiero, rispettosi dell’altrə, perché bellə nella sua unicità.

La seconda riguarda quei giovani che definisco garbatamente nostalgici, che restano ancorati alle ideologie e alle tradizioni di una sessualità troppe volte rigida e canalizzata nella direzione di un volere procreativo. La loro risorsa è quella di rimanere coesi con le tradizioni passate, il limite quello di ignorare le trasformazioni che trascinano in stereotipi e false credenze.

Questa dualità presente tra i giovani e giovanissimi si ripercuote anche nella società degli adulti e genera una conflittualità che ostacola l’esperienza evolutivo-educativa.

La rivoluzione delle fluidità è la rivoluzione post-femminista per eccellenza. Una rivoluzione in cui genere e orientamento sessuale non hanno più significato e importanza, una rivoluzione in cui gli individui decidono di abbattere i muri delle differenze apparentemente costituzionali, osservando le sole dissomiglianze personali e amandole in quanto tali. L’individuo è essenzialmente un essere umano e per quanto diverso nelle caratteristiche fisiche, cognitive e comportamentali non può essere discriminato in base al genere, né all’orientamento sessuale. L’idea che esista una differenza significativa tra maschi e femmine invalida le potenzialità dell’essere umano. Ogni individuo ha il diritto di rappresentare sé stesso per ciò che sente, rispettandosi e rispettando gli altri con i quali interagisce nell’esperienza evolutiva della propria esistenza.

I SOCIAL E LA RIVOLUZIONE DEGLI ALGORITMI

Tra le grandi rivoluzioni dell’erotismo e della sessualità non può mancare l’esperienza moderna per eccellenza: internet e i social media.

L’esplosione delle new technologies da un lato ha permesso il rinforzo di una visione moderna e filo-fluida della sessualità, dall’altro cela uno spettro arcaico, che spaventa e lega a doppio nodo con gli stereotipi sessuali del passato.

È la rivoluzione degli algoritmi. Nel senso che scrivere e condividere tematiche anche educativo-formative in materia di erotismo e sessualità comporta lo scontro diretto con i codici creati ad hoc dagli informatici, che cercano in tutti i modi di ostacolare la violazione del “senso del pudore”. Anche per i professionisti del settore, che decidono di divulgare una visione chiara ed educativa della sessualità, vale il blocco dei contenuti “proibiti”.

Per quanto internet nasca con l’idea di condividere e permettere una cultura del sapere immediata e a portata di smartphone, per tutti e sempre aggiornata, in realtà quando si tratta di sesso anche solo la parola “sesso” rischia di essere bloccata e con essa il contenuto espresso e anche l’autore.

Quindi, nonostante la convinzione che le nuove generazioni si sentano sganciate dagli stereotipi sessuali e che l’essere umano sia stato in grado di superare molti tabù della sessualità, ancora oggi vige la regola della censura. Gli algoritmi presenti su Instagram e tutti i social confermano una difficoltà per i creator/influencer e per i divulgatori di promuovere una sessualità libera, chiara e funzionale. Tale condizione purtroppo impedisce il cambiamento di una visione nuova dell’erotismo e della sessualità, alimentando false credenze (fake news), ignoranza e la convinzione che il sesso deve restare una cosa privata.

L’EVOLUZIONE SEX POSITIVITY NELLA CLINICA-SESSUOLOGICA

Probabilmente la vera rivoluzione sessuale è ancora in atto e sono i professionisti del settore che provano a portare avanti faticosamente l’importante cambiamento. Spesso in silenzio, bannati e bloccati per aver spiegato in un post sui social il significato di orgasmo, oppure l’importanza di sentirsi liberi nel vivere un erotismo positivamente trasgressivo come nelle pratiche BDSM. È la ri(e)voluzione della sessualità positiva. Una dimensione dell’eros che finalmente sposta l’attenzione clinica dalla cura (tipicamente medica) al benessere dell’individuo (approccio olistico). Coloro che si approcciano a una sessualità positiva non solo permettono di superare i disagi temporali psicocorporei e/o relazionali, ma promuovono una educazione al piacere, una pedagogia trasformativa che supera false credenze e sciocchi tabù, garantendo una nuova visione funzionale dell’eros e della sessualità.

FORMAZIONE IN SESSUOLOGIA: WORK IN PROGRESS

Anche la sessuologia in quanto disciplina ancora non riconosciuta a livello nazionale propone delle trasformazioni importanti in ambito formativo. Se un tempo la formazione era rivolta esclusivamente ai medici e agli psicologi, oggi sembra orientarsi verso dei processi educativi che abbracciano più professioni e professionisti, ma anche semplicemente persone curiose pronte a trasformare le personali impasse culturali in materia.

L’importanza di formarsi per promuovere una sessualità positiva, che prevede da un lato l’idea educativa e dall’altro quella clinico-terapeutica, garantisce un passaggio importante e necessario.

Promuovere processi formativi significa a mio avviso garantire una base di alfabetizzazione sessuale che apre alla dimensione educativo-consulenziale e termina, solamente per alcune professioni, con la tecnica e la pratica clinico-sessuologica. Questo è il mio auspicio per una nuova visione della disciplina sessuologica basata essenzialmente su un approccio sex positivity.

 

Fabrizio Quattrini è docente a contratto di Clinica delle parafilie e della devianza presso l’Università dell’Aquila e presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica. Ha pubblicato numerosi volumi.

 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 287 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui