Matteo Lancini, Riccardo Calandra

Quale futuro per gli adolescenti?

Il modo in cui ci prefiguriamo il futuro cambia a seconda dell'età e dei compiti evolutivi da assolvere. Quali sono questi compiti, oggi che non sussistono più modelli normativi e che il reale è, almeno in parte, soppiantabile dal virtuale?

 

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Il futuro e la rappresentazione che ogni persona ha del tempo futuro sono elementi fondanti lo stato di benessere individuale e orientano in modo decisivo le diverse fasi del ciclo di vita e il percorso di crescita di ognuno di noi. Ad ogni età ci relazioniamo con il futuro in maniera differente, con modalità che in gran parte dipendono da quali compiti evolutivi dobbiamo affrontare.

Nella primissima infanzia il futuro è in qualche modo secondario; l’organismo del bambino vive e si sviluppa in un relazione simbiotica con l’ambiente materno e la sopravvivenza non dipende tanto dalla propria abilità nel muoversi nel mondo e nel gestire le contingenze, quanto dalla capacità della madre di prendersi cura del figlio.

Solo al termine di questa breve fase iniziale comincia a emergere una rudimentale capacità di relazionarsi con il futuro. Questo accade in concomitanza con il raggiungimento di due tappe fondamentali: l’acquisizione della consapevolezza di sé e la prima separazione dalla madre, un passaggio che marca, tra le altre cose, il raggiungimento di un primissimo livello di autonomia.

ASPETTATIVE PREDEFINITE

Nel corso della crescita, l’importanza e la complessità delle immagini del futuro che l’individuo è chiamato a gestire continueranno ad aumentare, di pari passo con i livelli di autonomia richiesti. Leggere e interpretare l’ambiente e costruire una prefigurazione del futuro sulla base dei dati raccolti diventa un’abilità indispensabile per la sopravvivenza. È una visione che non costruiamo da soli, ma che attinge tanto ai vissuti interni quanto agli indizi rintracciabili nell’ambiente, tra i quali hanno particolare rilevanza le immagini del futuro veicolate dagli altri, dalla società e dai mezzi di comunicazione.

La capacità di immaginare il futuro e gli effetti che tale capacità ha sull’intero sistema psichico raggiungono il loro apice proprio quando la separazione tra individuo e nucleo familiare è al suo punto critico: in adolescenza.

Il futuro, specialmente in questa fase dello sviluppo, è lo spazio psicologico nel quale vengono proiettate le tappe basilari della vita: la capacità di amare e la generatività, ma anche la realizzazione delle proprie aspirazioni e potenzialità.

Durante questo periodo i compiti evolutivi da affrontare risultano complessi e riguardano, tra l’altro, l’acquisizione dell’autonomia e una separazione dal nucleo familiare che sia la meno traumatica e la più adattiva possibile.

La famiglia, fino a questo momento, è stata un importante contenitore psichico, investito di un ruolo privilegiato nell’offrire affetto, sicurezza e calore, oltre che nel soddisfare buona parte dei bisogni infantili. La nicchia affettiva primaria deve ora lasciare spazio a nuovi oggetti, interni ed esterni, che permettano di continuare a procedere nel cammino di crescita e nello sviluppo individuale.

Il futuro è quindi il luogo in cui il Sé raggiungerà la sua realizzazione, in cui l’individuo incontrerà i mandati biologici e affettivi che lo hanno sospinto nella pianificazione delle sue azioni fin da quando il tempo è diventato parte del suo spazio di vita. È drammaticamente evidente che quando il legame con il tempo futuro si rompe, o risulta danneggiato, la persona soffra.

La rottura del legame, che può avvenire a qualunque età, porta con sé un indebolimento della creatività, un allontanamento dalle spinte biologiche e affettive, e quindi in generale una riduzione della capacità di azione nel presente, il quale si dilata fino a occupare tutto lo spazio psichico possibile. Quando ciò accade ci si trova in una situazione di stallo evolutivo, di blocco in un eterno presente.

In seguito alle ampie modificazioni che hanno investito il tessuto sociale nel corso degli ultimi decenni, la costruzione e il mantenimento di un rapporto positivo con il futuro sono divenuti particolarmente complessi. Innanzitutto, i percorsi di vita hanno perduto gran parte della tipicità che li caratterizzava. In un passato non troppo lontano, si percorrevano strade pressoché predeterminate, nel percorrere le quali le aspirazioni personali e la creatività non erano tanto importanti quanto lo era l’aderire a una serie di aspettative già strutturate.

Spesso il compito di generare un progetto per il futuro non si trovava tanto nella mente dell’individuo, ma era un portato della famiglia e, più in generale, della società, la quale forniva una serie di tappe, una checklist che permetteva di sapere con precisione a che punto della propria transizione da bambino ad adulto ci si trovasse: lavorare, sposarsi, avere figli.

Queste tappe sicure erano poi declinate sulla base di una serie di variabili sociali, come la posizione socioeconomica in cui si nasceva, il genere, l’occupazione dei genitori e i miti familiari tramandati da generazioni.

Rifiutare questo progetto equivaleva a scontrarsi apertamente con l’eredità storica familiare, incarnata nella potente figura paterna, in una lotta che poteva finire solo con la resa o con la separazione netta.

LA NICCHIA DEL VIRTUALE

Oggi il padre normativo, e con esso i modelli educativi autoritari, sono pressoché scomparsi. L’idea che permea e guida l’intervento educativo della maggior parte delle famiglie è quella secondo cui il bambino è una creatura unica e irripetibile, dotata di talenti personali e aspirazioni individuali che non vanno corretti o selezionati, ma aiutati sempre e comunque a sbocciare.

Sulla scia di questa credenza la via sicura ma obbligata di un tempo si frammenta e lascia spazio a deviazioni, svolte improvvise e bruschi cambi di direzione, tutti motivati dal nuovo mandato proveniente dalla famiglia: non più “adéguati all’altro”, bensì “realizza te stesso”.

Questo nuovo imperativo può risultare, per l’adolescente, di difficile interpretazione. Esso implica innanzitutto una conoscenza delle proprie potenzialità e caratteristiche individuali, per ottenere la quale è necessario sperimentare e sperimentarsi in molteplici identità, esplorare il mondo anche attraverso pratiche talvolta rischiose e infine lavorare a lungo sull’integrazione di tutte le immagini di sé risultanti da questo complicato processo.

Ma non basta: una volta raggiunta una buona conoscenza di sé, è necessario trovare il modo per proiettare i propri desideri e le proprie aspirazioni sul piano della realtà e generare un progetto che permetta di realizzarli. La complessità di tale compito appare già significativa, ma viene ulteriormente amplificata dallo scontro con le immagini del futuro promosse dalla società e dalla cultura – a volte “sottocultura” – massmediatica.

Solo per citare alcuni degli elementi più recenti, basti pensare ai continui riferimenti a scontri nucleari tra Stati Uniti e Corea del Nord, alla minaccia sempre più realistica dei cambiamenti climatici, alla crisi economica e del mercato del lavoro, recentemente mitigatasi ma i cui strascichi sembrano essere insuperabili, alla paura mortale legata al terrorismo.

Non dovrebbe stupire che gli adolescenti, posti di fronte al compito di realizzare se stessi all’interno di un panorama che si annuncia tanto burrascoso, si ritirino in sempre maggior numero nel mondo virtuale, dove tempo e spazio tendono ad essere vissuti come circolari, più che lineari.

Il virtuale, in altre parole, offre la possibilità di muoversi così liberamente nello spazio e nel tempo da rendere statica la loro percezione e dare quindi l’illusione di un tempo immobile, che non scorre. Non è un caso se i videogiochi più praticati ad oggi risultano essere quelli in cui l’azione è ripetitiva, caratterizzati da aspetti narrativi molto limitati e legati più che altro al miglioramento della propria abilità in un compito specifico ripetuto, sempre uguale a se stesso.

Così come non è un caso se gli adolescenti odierni tentano in ogni modo possibile di mostrare se stessi e le proprie qualità per come sono nel presente, attraverso l’utilizzo, talvolta esibizionistico e quasi sempre legato alla glorificazione di sé o di un’immagine ideale di sé, dei social network. Le immagini caricate sui social non invecchiano, mantengono per sempre intatta la bellezza del corpo e permettono di tornare a goderne in qualunque momento. Ancora, permettono di viaggiare nel passato, ripercorrendo la propria storia.

Internet e le relazioni virtuali, però, non possono essere considerati soltanto come una facile via di fuga , un ambiente capace di irretire l’adolescente e distrarlo fino alla dipendenza o trascinarlo in uno stato mentale di confusione tra reale e immaginato. Questo ambiente, così apparentemente caotico, regressivo e privo di significato reale, offre anche occasioni e spazi di sperimentazione e allenamento per i compiti evolutivi tipici di tale età, oltre ad essere diventato, al di là di quello che chiunque di noi poteva immaginare, luogo di realizzazione di sé e di approccio al futuro sia personale che professionale.

MENTALIZZAZIONE DEL CORPO

La mentalizzazione del corpo maschile, per esempio, compito che un tempo veniva svolto mediante l’esercizio pratico della forza fisica nello sport, nella lotta e nello scontro dal vivo nei cortili e nelle strade, ora avviene anche in Rete, nei campi di battaglia virtuali degli “sparatutto”, nelle arene condivise con altri giocatori in collegamento.

Questo cambiamento non deve stupire: la fisicità maschile, specie in adolescenza, è vista con diffidenza e timore dal mondo adulto, il quale tende spesso a riunire sotto lo stesso stigma manifestazioni francamente gravi e disadattive come il bullismo e semplici agiti di esercizio della virilità collegata allo sviluppo della massa muscolare, che caratterizza le trasformazioni corporee dell’adolescente.

Quel che va considerato, al di là di questo, è che la fisicità e l’aggressività online possono essere utilizzate anche nella costruzione di un percorso di vita. Sono infatti in continuo aumento i casi di videogiocatori che hanno fatto dei campi di battaglia virtuali il loro luogo di lavoro, professionisti che si dedicano all’allenamento in maniera non dissimile dagli agonisti dello sport e che trovano la propria indipendenza e il proprio posto nella società grazie alle loro gesta virtuali.

Lo stesso discorso vale per la mentalizzazione del corpo femminile: in Rete, e in particolare su YouTube, fioriscono canali che promuovono il benessere e la cura del corpo, che insegnano come abbellirlo e per mezzo dei quali è possibile avvicinarsi alla sperimentazione della seduttività e della femminilità emergente. Pure in questo caso si tratta della trasposizione di un più pericoloso desiderio narcisistico di mettersi in mostra sempre e comunque, alimentato fin dalla più tenera età dai modelli educativi e massmediatici, il quale trova modalità di espressione meno pericolose tramite l’utilizzo del medium virtuale.

La gestione e la promozione di questi canali, ancora una volta, diventano spesso un ambiente di lavoro a tutti gli effetti.

Su Internet, non solo il corpo ritrova il suo spazio, ma anche il processo di costruzione identitaria può beneficiare della grande quantità di informazioni a disposizione, della facilità di accesso e della possibilità di sperimentare, tramite i social network, i diversi aspetti di sé in un contesto relativamente sicuro e certamente più volatile della realtà, dove parti di sé possono essere mostrate e nascoste con conseguenze meno drammatiche di quanto avverrebbe nel mondo reale. Tutto dipende dalle storie individuali. In Rete ci si può seppellire, trovare la morte, essere mortificati, farsi irretire da fake news, ma anche lavorare alla realizzazione dei compiti evolutivi adolescenziali e sviluppare nuove competenze.

La nuova fluidità del mondo del lavoro e dei modelli di vita costringe a creare un progetto di futuro altrettanto fluido e di conseguenza un’identità più multiforme e sfaccettata, dotata di aspetti che favoriscano, più di ogni altra cosa, l’adattamento. A questo proposito, dalle ricerche sul mondo del lavoro emerge quanto i manager moderni siano interessati alle cosiddette “soft skills”, capacità trasversali come la fiducia in se stessi, l’empatia e la capacità di risolvere problemi, piuttosto che alle “hard skills”, abilità pratiche specifiche per ogni campo.

Gli adolescenti dovrebbero poter beneficiare di relazioni con figure genitoriali che si adeguino alla natura liquida del mondo moderno, piuttosto che incontrare atteggiamenti stereotipati che cercano illusoriamente di contrastarla. Genitori particolarmente direttivi che tendano a reagire all’incertezza del mondo costruendo con il figlio un rapporto basato sull’imposizione di regole e limiti anziché sull’ascolto empatico e la vicinanza affettiva, non promuovono necessariamente la sicurezza del figlio e lo sviluppo di quelle risorse necessarie ad affrontare le rapide trasformazioni della modernità e a rappresentarsi il futuro come spazio di realizzazione di sé.

Soltanto relazioni di autentica vicinanza affettiva sono in grado di fornire all’adolescente la sicurezza necessaria a mutare continuamente in accordo con le richieste del mondo e, al contempo, a preservare un senso di integrità identitaria.

Per gli adolescenti odierni la strada per il futuro passa inevitabilmente attraverso l’integrazione di vita reale e virtuale. Una novità che gli adulti hanno assemblato e costruito, che governa la nostra quotidianità e che sembra invece allarmare genitori e insegnanti allorquando questo tentativo di integrazione e adattamento riguarda i propri figli e studenti adolescenti.

Perciò appare necessario impegnarsi in un lavoro educativo e preventivo che non abbia come obiettivo esclusivo quello di limitare l’accesso alla Rete e di sottolineare gli innumerevoli rischi correlati all’utilizzo di Internet, soprattutto se si ipotizza che il futuro degli adolescenti richieda l’acquisizione e lo sviluppo di competenze che permettano di approcciarsi con sicurezza al mondo online e di sfruttare al meglio la creatività personale per trovare il proprio posto nel mondo. Internet non è detto che rappresenti per le nuove generazioni esclusivamente un ambiente di divertimento e svago; potrebbe anche diventare il luogo di realizzazione di sé, del proprio talento, del proprio futuro personale e professionale.

 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 267 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui