Intervista a: Ilaria Consolo
di: Paola A. Sacchetti

Motivazioni e conseguenze del consumo di alcol tra i giovani

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Nella recente Relazione del Ministero della salute sugli interventi realizzati nel 2021 in materia di alcol, emerge una tendenza sempre più preoccupante nel consumo di alcolici da parte di giovani e giovanissimi in modalità di gioco, di sfide e challenge (ovviamente alcoliche). Tra le quasi 9 milioni di persone a rischio di dipendenza da alcol, 800 mila sono minorenni, con un aumento significativo negli ultimi anni e un primato negativo per le ragazze tra i 14 e i 17 anni, che “superano” per la prima volta i coetanei maschi. Inoltre, le modalità di consumo sono cambiate rispetto al passato: oggi i comportamenti più a rischio e che maggiormente sono aumentati in questi anni riguardano i fenomeni del binge drinking e delle sfide alcoliche, che toccano il loro apice tra i ragazzi di 18-24 anni, ma che sono praticate sempre più spesso anche dai giovanissimi.

Dott.ssa Consolo, può spiegarci meglio che cosa si intende per “binge drinking”?

È la cosiddetta “abbuffata alcolica” con la quale si intende il consumo di una quantità eccessiva di alcol in un tempo limitato e il cui scopo è l’ubriacatura immediata con conseguente perdita di controllo. In genere il “cut off”, cioè la soglia considerata per il binge drinking è il consumo di 6 bevande alcoliche in un’unica occasione, ma non vi è un consenso unanime a riguardo.  La pratica è molto pericolosa non solo per la quantità eccessiva di alcolici assunta, ma anche per la modalità di ingestione in termini temporali, che amplifica l'impatto negativo dell'alcol sulla salute psico-fisica. Per l’OMS il binge drinking è, da anni, uno dei rischi per la salute mondiale, in particolare tra i giovanissimi. Il fenomeno sembra, infatti, in relazione strettissima con lo stile di vita degli adolescenti: la possibilità di bere solo fuori casa e, spesso, limitatamente durante il fine settimana, rende i minori la fascia d’età più esposta al binge drinking.

Questi comportamenti possono avere conseguenze anche molto serie: dai dati della Relazione si legge che più di 3000 ragazzi sono stati ricoverati in pronto soccorso per intossicazione da alcol e sono molte le notizie che riportano di giovani abusate sfruttando l’incoscienza indotta dall’alcol.

Che cosa rischiano i ragazzi attuando queste pratiche? A livello psicologico quali possono essere le conseguenze?

Le conseguenze possono essere devastanti, ma, data l’accettazione sociale dell’alcol, il non considerarlo come droga e i falsi miti che ruotano attorno a esso, vi è una scarsa consapevolezza dei rischi e delle ripercussioni legate al suo abuso. Le problematiche che ne possono scaturire sono:

  • di natura fisica, in quanto l’alcol non risparmia nessun organo e, nel caso del binge drinking, il pericolo maggiore è l’intossicazione alcolica, fino ad arrivare allo stupor e al coma;
  • di tipo sociale, poiché, provocando alterazioni del comportamento, i rapporti interpersonali subiscono cambiamenti e anche lo stile di vita si modifica.

Riguardo alle conseguenze psicologiche, l’alcol può influenzare l’umore e la memoria e causare, a lungo termine, disturbi psicopatologici. Inoltre, il binge drinking può portare ad attuare maggiori comportamenti antisociali, aggressivi e violenti, e tentativi di suicidio. Essendo un neurotossico, l’alcol distrugge i neuroni, per cui può causare danni neurologici e comportare alterazioni a carico dei sistemi neurotrasmettitoriali.

Inoltre, diversi studi dimostrano che il consumo di alcol aumenta la probabilità di comportamenti sessuali a rischio, evidenziando una maggiore associazione tra consumo di alcol e rapporti sessuali con più partner e con partner occasionali e un uso minore o sbagliato del preservativo (con conseguenze che riguardano il contagio con malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate).

Il consumo di alcol è stato anche collegato a esiti sessuali pericolosi e negativi, inclusa l’aggressione sessuale: le donne hanno infatti maggiori probabilità di subire vittimizzazione sessuale e gli uomini hanno maggiori probabilità di perpetrare violenza sessuale dopo aver bevuto.

Nonostante gli obiettivi pericoli a cui si espongono nell’immediatezza, dalle intossicazioni al coma etilico, dall’aumento del rischio di subire abusi e molestie sessuali o di provocare un incidente stradale, perché il binge drinking e le sfide alcoliche sono sempre più diffuse?

In una fase di vita complessa quale è l’adolescenza, periodo di transizione in cui vengono affrontati molti compiti legati a cambiamenti fisici, cognitivi e relazionali, l’uso/abuso di alcol può avvenire per varie motivazioni.

I ragazzi vanno alla ricerca di nuove esperienze, soprattutto gratificanti nell’immediato, sono insofferenti alle regole prestabilite e spesso non prestano particolare attenzione agli avvertimenti sui rischi per la salute. Tutto questo, insieme alla reattività emozionale e all’impulsività, influenza la normale sperimentazione e ricerca di sensazioni ed emozioni nonché di esperienze particolarmente forti, che consenta loro di sentirsi completamente gratificati, e questo può predisporli ad adottare comportamenti a rischio.

Vorrei anche sottolineare che, in una fase evolutiva tanto delicata, la pandemia ha avuto un ruolo fondamentale circa l’incremento dell’uso di alcol. L’isolamento e l’essersi ritrovati improvvisamente in condizioni di sviluppo anomalo, nonché il cambiamento delle abitudini, hanno provocato un disorientamento generalizzato, stravolgendo gli ordinari spazi e tempi. E molti sono i giovani che hanno trovato nellalcol il “farmaco” per allontanarsi da una realtà che non desideravano vivere.

Quali sono le “molle” psicologiche che spingono giovani e giovanissimi al consumo di alcol? Che cosa porta una ragazza o un ragazzo a porsi in una condizione di rischio? Si può attribuire alla mancanza di consapevolezza, all’ incoscienza e al pensiero magico “a me non capiterà nulla” tipico dell’adolescenza, alla pressione dell’accettazione del gruppo?

Sicuramente i modelli familiari possono indurre un’abitudine a bere attraverso processi di imitazione e identificazione, così come il gruppo dei pari è fondamentale per il consolidamento di un bere sociale e/o lo sviluppo di un abuso di alcolici. Ovviamente i fattori personali sono essenziali, per cui un giovane con problematiche depressive, di ansia, di autostima ecc., potrà illudersi di trovare nell’alcol la panacea risolutiva alle sue problematiche. In generale, nei giovani vi è una normalizzazione dell’uso di alcol, esattamente come per l’uso di cannabis, praticamente ormai socialmente accettati. Si beve per noia, per ribellione, perché piace la sensazione, ma per lo più si beve per rafforzare emozioni positive, ridurre o evitare quelle negative, conformarsi al gruppo dei pari, per far fronte ai problemi e anche per conoscere altri giovani. Sempre più spesso nella mia pratica clinica constato che i giovanissimi assumono alcol per allontanarsi da affetti dolorosi, ma lo utilizzano anche come facilitatore sociale e/o per disinibirsi sessualmente, pensando di poter avere performance sessuali migliori.

Che cosa si può fare per porre un freno a questa situazione? Famiglie, scuola, la comunità adulta che cosa può e dovrebbe fare?

Si dovrebbe promuovere una cultura di un bere consapevole e moderato, cominciando dalle famiglie, e a livello scolastico incentivare programmi di promozione della salute, di prevenzione e un’assistenza specialistica. Bisognerebbe aumentare l’attenzione pubblica sul fenomeno e si dovrebbero patrocinare programmi scolastici di riconoscimento precoce dell’abuso e/o di problematiche alcol-correlate. È opportuno sottolineare che, oltre a essere più tossico in età giovanile che in età adulta, molti studi individuano nel binge drinking praticato durante l’adolescenza un fattore predittivo per la futura insorgenza di un disturbo da uso di alcol. È necessario sdoganare i falsi miti e l’ignoranza che ruota attorno alla sostanza, nonché rendere noti i rischi fisici, psicologici e sociali a cui si va incontro con un uso smodato di quella che è una droga, anche se dai più non viene considerata tale e, proprio per questo motivo, se ne sottovalutano le conseguenze.

 

Ilaria Consolo, psicologa, psicoterapeuta psicodinamica, svolge attività clinica e di supervisione a Roma e a Potenza; sessuologa clinica e vicepresidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma, è responsabile dei tirocini e docente presso il corso in Psicosessuologia. Da anni lavora nel campo degli abusi sessuali e dei maltrattamenti infantili con adulti e adolescenti e, come specialista in Dipendenze Patologiche, si occupa di interventi clinici relativi a dipendenti e loro familiari. Autrice de Il piacere femminile (Giunti, 2017).

 

Paola A. Sacchetti, psicologa, formatrice, editor senior e consulente scientifico, da anni collabora con Psicologia Contemporanea, dove cura una parte della rubrica “Libri per la mente” e le “Interviste all’esperto”.