Anna Oliverio Ferraris

La realtà e l’incubo

Ci sono dolorosi eventi infantili pronti a riaffiorare – magari sotto forma di incubi notturni – quando un recente accadimento ne attiva la rievocazione.

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Uno dei meriti della psicoanalisi è quello di averci insegnato che non sempre i motivi dei nostri comportamenti sono evidenti, a volte sono nascosti non solo agli altri ma anche a noi stessi. Lo sono in particolare per certi comportamenti irrazionali, incomprensibili o bizzarri. Nascosti ma anche complicati, frutto, spesso, di più fattori tra loro interconnessi. Come il mitico Sherlock Holmes, quando andiamo alla ricerca dei motivi nascosti di comportamenti “incomprensibili” dobbiamo resistere alla tentazione di collegare immediatamente, in una relazione di causa-effetto, accadimenti vicini nel tempo; ma anche chiederci se esperienze precedenti, pure lontane, possono avere avuto un ruolo nel creare un terreno favorevole. È quanto emerge, per esempio, dal caso che passo a presentare. (CONTINUA...)

Il signor Masia e la signora Rubbia vivono con i figli di lei, Alessandro di 12 e Mirella di 8. Da qualche tempo Mirella ha degli incubi notturni che la svegliano in piena notte tra urla, pianti e tremori. Non bastano le coccole della mamma per calmarla. La mattina dopo, Mirella non ricorda nulla del contenuto dell’incubo, ma teme di fare un altro brutto sogno la notte successiva. Così, non soltanto porta con sé a letto una gran quantità di oggetti rassicuranti, ma si sforza di restare sveglia il più a lungo possibile. La riduzione delle ore di sonno fa sentire i suoi effetti sul rendimento scolastico: la mattina, in classe, Mirella è stanca e non riesce a concentrarsi. È stata l’insegnante di matematica a consigliare alla mamma di rivolgersi allo psicologo.

La prima cosa che generalmente fa uno psicologo in questi casi è verificare se c’è stato un recente fattore scatenante – la morte di un familiare, una malattia, litigi o maltrattamenti in famiglia – che possa aver provocato un forte stato d’ansia. Nel caso di Mirella emerge un “piccolo” episodio accaduto in classe circa tre settimane prima, quando la supplente ha dato un ceffone a un bambino che è scoppiato in lungo pianto disperato. Mirella, molto colpita, lo ha raccontato alla mamma e dopo qualche giorno sono iniziati gli incubi. 

Mentre lo psicologo parla con la signora Rubbia, Mirella disegna un tema a scelta su un grande foglio. Ne emerge una giostra colorata con alcune persone intorno e un sole giallo in alto a destra. Alla domanda dello psicologo su chi sono le persone accanto alla giostra, Mirella guarda la madre come se tema di rivelare qualcosa di proibito. La mamma la incoraggia a parlare e lei spiega, titubante, che in quel disegno lei è col fratello Alessandro e papà Luciano alla fiera del paese. 

Papà Luciano è l’ex marito della signora Rubbia, padre biologico di Mirella e Alessandro. Quell’episodio risale a più di un anno prima. Dopo di allora i bambini non hanno più rivisto il padre. Ne emerge una storia di maltrattamenti del primo marito nei confronti della signora, tanto che una volta Alessandro, per dividerli mentre si accapigliavano, aveva telefonato ai carabinieri. Separatasi in seguito dal marito, la signora Rubbia aveva poi formato una nuova unione con il signor Masia, rivelatasi positiva per i bambini, che con lui hanno un ottimo rapporto. 

Terminato il primo disegno, Mirella riempie un secondo foglio con scene di aggressioni, mostri, incendi e personaggi che cadono tra le fiamme. E mentre la bambina disegna, la madre racconta l’episodio che la portò alla separazione dal marito e successivamente al divorzio. Durante una lite, Luciano, volendo colpire la moglie, spinse Mirella, che allora aveva 3 anni, contro una stufetta elettrica che le provocò una bruciatura sull’avambraccio sinistro tuttora ben visibile.

Di quell’episodio la madre decise di non parlare con i figli. Di non rievocarlo mai. Di fare come se quel segno sul braccio stato fosse l’esito di una banale caduta al parco mentre correvano. Sia lei che il patrigno erano dell’idea che fosse meglio per Mirella dimenticare che era stato il padre a spingerla. E infatti Mirella dimenticò. 

Dopo avere osservato i disegni e valutato le diverse informazioni, lo psicologo comincia a pensare che i pavor notturni possano essere in qualche modo collegati a quell’episodio: all’età di 3 anni si può infatti dimenticare un evento traumatico nella sua dinamica e concretezza, ma si possono ricordare le emozioni ad esso collegate. Sparite le immagini, sono rimaste, impresse da qualche parte nel cervello di Mirella, le sensazioni.Ancora due interrogativi da chiarire. Come mai gli incubi non si erano mai manifestati in precedenza? E perché, se Mirella teme suo papà, lo disegna insieme a lei e ad Alessandro in una situazione gioiosa?

Sebbene Mirella abbia dimenticato l’episodio della bruciatura al braccio poiché nessuno gliene ha mai più parlato, le sensazioni allarmanti legate a quell’evento sono state riattivate dallo schiaffo della supplente e dal pianto disperato del bambino, in cui lei si è immedesimata. Quella scena ha funzionato come un detonatore che ha collegato due episodi contrassegnati dalla stessa emozione intensa.

La risposta al secondo interrogativo è che la paura che Mirella provò nei confronti del padre non le ha vietato di provare verso di lui dei sentimenti positivi, gli stessi che provava prima dell’episodio della bruciatura e prima della separazione dei genitori. Queste ambivalenze nei confronti dei genitori, separati o meno, sono frequenti e normali nei bambini. 

Se si vuole evitare che gli incubi si ripetano – spiega lo psicologo alla signora – bisogna parlare a Mirella di quell’episodio lontano, in modo che la memoria del fatto realmente accaduto possa ricongiungersi alla emozioni che provò allora e che, come un nodo mai sciolto, sono rimaste inespresse e irrisolte.

«Così facendo, l’evento traumatico può essere collocato al suo posto, ossia nel passato di Mirella, e non interferire con nuove relazioni ed eventi futuri della sua vita».

«Se ne occupa lei, dottore?» chiede titubante la signora.

«Certamente. Farò riemergere quel ricordo e le spiegherò che si è trattato di un incidente del tutto involontario da parte di papà».

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Anna Oliverio Ferraris, docente universitario, scrittrice, psicoterapeuta. Collabora con questa rivista dal 1975. Scrive sulle riviste Mind, UPPA, Conflitti e tiene la rubrica «Gli anni della crescita» sulle sue pagine Facebook. Pubblicazioni recenti: Chi manipola la tua mente? (Giunti); Più forti delle avversità (B&B); Piccoli bulli e cyberbulli crescono (BUR); Tutti per uno (Salani), un romanzo che parla di un gruppo di adolescenti in psicoterapia.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 273 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui