Filippo Ongaro

La paura di non farcela

Nella vita di tutti noi, il punto non è non avere problemi, ma affinare gli strumenti tramite i quali affrontarli e magari risolverli.

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Nella vita di ciascuno di noi si manifestano momenti di difficoltà, insuccessi e perdite. Di fronte a queste situazioni gli individui si dividono in due grandi categorie: quelli che soccombono e quelli che si rialzano e riprendono a camminare. Entrambi hanno paura di non farcela, ma di fronte a tale paura reagiscono in modo molto differente. A fare la differenza sono le esperienze che abbiamo vissuto nella vita e le reazioni ad esse che abbiamo avuto. Una serie di fallimenti può giocare un ruolo importante, così come le esperienze vissute da piccoli, e in particolare lo stile educativo dei nostri genitori. Essersi sentiti dire spesso «Non ce la farai mai», oppure «Sono certo che ce la farai», fa un’enorme differenza nel futuro di una persona. Ma la buona notizia è che noi continuiamo ad apprendere. Le ultime ricerche nel campo della neuroplasticità confermano che il cervello impara continuamente e si adatta nel corso della nostra vita.

QUESTIONE DI AUTOSTIMA. Davanti a un problema o a una sfida la prima azione che tutti compiamo a livello inconscio è di analizzare se abbiamo le risorse per affrontarli con successo o meno. Se il risultato di quest’analisi porta a una risposta negativa, la paura di non farcela si trasforma in un blocco per le nostre eventuali azioni e reazioni. Non è, quindi, tanto il tipo di problema che stiamo affrontando a fare la differenza, quanto il nostro livello di autostima, quanto crediamo in noi stessi, quanta fiducia abbiamo in noi stessi o, viceversa, quanto poco crediamo nelle nostre capacità.

Buoni livelli di autostima si traducono in una percezione di capacità di fronte al problema e pertanto favoriscono un’azione positiva. Una bassa autostima, al contrario, significa una percezione di scarse risorse che comporta una tendenza a soccombere passivamente davanti alle difficoltà. Ecco perché le persone tendono ad essere capaci o incapaci a superare e le sfide indipendentemente dalla tipologia di problema che si trovano a dover affrontare. Si sviluppa una sorta di pattern di interazione con le difficoltà che si ripete nel corso della vita di una persona. Acquisire un grado maggiore di obiettività nei propri confronti permette anche di smussare quel lato ipercritico che tende al perfezionismo presentato da molti di noi.

La nostra società e il sistema educativo in particolare tendono a creare degli approcci standardizzati ai problemi e ciò invita le persone a cercare sempre di aderire a un modello specifico di azione o comportamento e ad essere implicitamente ipercritiche nel momento in cui non si calza a pennello con quel modello. Tuttavia, non sempre il comportamento previsto è il più adatto a noi come singoli individui di fronte ai nostri specifici problemi. Per questo dobbiamo sviluppare il coraggio di non autocensurare la nostra creatività di fronte alle difficoltà.

La paura di non farcela è lì per insegnarci come agire meglio, e non per bloccarci. Per questo è una sensazione di base così presente in noi e ci ha accompagnato in ogni fase della storia evolutiva di noi come specie e come individui. Se si vive la paura come un freno, essa rappresenta una vera e propria trappola della nostra mente destinata a impedirci di vivere appieno. Se, all’opposto, la vivi come un’occasione per migliorarti, uscirai dalla trappola e inizierai a vedere il mondo e le sfide sotto un’altra prospettiva.

USCIRE DALLA SOLITUDINE PER SUPERARE LA CRISI. La persona con scarsa autostima non solo non riesce a vivere pienamente e ad affrontare le problematiche che le si presentano davanti, ma in più si isola dagli altri nella convinzione di avere qualcosa di sbagliato, da nascondere. Spesso si instaurano così sensazioni di solitudine, di emarginazione, di frustrazione e di vera e propria depressione che nuocciono alla salute. Oggi sappiamo che la qualità delle nostre relazioni determina la qualità della nostra vita e per molti aspetti anche della nostra salute.

L’isolamento porta molto spesso a insonnia, ansia, calo dell’umore e questi a loro volta favoriscono la ricerca di stimoli di compenso, per esempio con cibo, alcol o fumo. La persona rischia di entrare in una spirale negativa che aumenta a dismisura i livelli di stress. Diventare più obiettivi e distaccati nei propri confronti permette di scoprire risorse e capacità che altrimenti rimangono nell’ombra, sepolte dalle nostre insicurezze. In tal modo l’autostima migliora e questo a sua volta ci dà il coraggio necessario per agire. Le azioni che compiamo ci premieranno e si creerà così un circolo virtuoso di aumento della fiducia in noi stessi. Questo ha una lunga serie di benefici che partono proprio da una minore percezione di stress e da un aumentato senso di controllo sulla propria vita.

CERCARE INCORAGGIAMENTO ALL'ESTERNO. Una volta iniziato un percorso di rafforzamento dell’autostima, si inizia a uscire dall’isolamento, il che rimette in gioco i rapporti con le persone attorno a noi. In questa fase esistono però dei pericoli cui occorre prestare attenzione. Dobbiamo evitare di creare forme di dipendenza dagli altri e soprattutto non dobbiamo cadere nella trappola del cercare costantemente l’approvazione degli altri.

Esistono influenze reciproche assai profonde tra le persone che si frequentano in senso positivo, ma anche negativo. Le ricerche parlano di “contagio sociale” per definire quanto le persone che frequentiamo siano fondamentali nel determinare le nostre abitudini e perfino i nostri livelli di felicità. Quindi, dobbiamo trovare il coraggio di spezzare i legami tossici che sappiamo ci stanno facendo del male e di fare rete con persone che rafforzino la nostra voglia di crescita e di stare bene.

La paura di non farcela davanti a un problema o una sfida è qualcosa che tutti noi viviamo in qualche momento della nostra vita. Per alcune persone questo diventa un limite che impedisce di vivere appieno e ostacola il raggiungimento degli obiettivi desiderati. A nessuno piace sentirsi bloccato, privato dai propri limiti interiori della libertà di agire al meglio e di superare i problemi che gli si presentano davanti. Per evitare che ciò accada dobbiamo avere un piano strategico di azione che ci porti fuori dallo stallo. Vivere una vita straordinaria non significa non avere problemi, ma impossessarsi delle capacità per superarli con successo.

Filippo Ongaro, ex medico degli astronauti, è un esperto di crescita personale e alta prestazione. È autore di numerosi best seller e uno degli esperti più seguiti online. È stato professore a contratto all’Università di Bologna e al King’s College di Londra e ha collaborato con televisioni, radio e giornali italiani e internazionali. Vive e lavora in Svizzera.

www.filippo-ongaro.com

Questo articolo è di ed è presente nel numero 279 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui