Elisa Valteroni, Giorgio Nardone

La comunicazione suggestiva e l’ipnosi senza trance

Le suggestioni sono una parte fondamentale delle interazioni umane e hanno un grande potenziale terpeutico. Una comunicazione suggestiva risulta dunque molto efficace, soprattutto nelle terapie strategiche.

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Come insegna Pascal: «Prima di convincere l’intelletto occorre toccare e predisporre il cuore». Questa affermazione, corroborata oggi dalle neuroscienze così come dagli studi sul cambiamento terapeutico, ci indica che trattare di linguaggio che suggestiona ci conduce, inevitabilmente, a discutere di comunicazione terapeutica, e in particolare di quella strategicamente orientata a provocare cambiamenti mirati nei pazienti.

LA LEZIONE DI PALO ALTO

A questo riguardo, tra le numerose tradizioni teorico-applicative quella interazionale-strategica (Nardone e Salvini, 2013) ne ha fatto senza dubbio la base del proprio agire. L’approccio nasce negli anni Cinquanta, a Palo Alto, sulla scia degli studi portati avanti per oltre dieci anni dal gruppo capeggiato da Gregory Bateson sulla pragmatica della comunicazione umana (Wittezaele, 2013).

La caratteristica più interessante di questo approccio, a cui hanno contribuito numerosi ricercatori di differenti aree disciplinari, è la molteplicità dei punti di vista adottati nell’analizzare la comunicazione, non solo umana ma anche nel rapporto con gli animali, e la forma di queste interazioni. Il focus fondamentale era rivolto agli effetti della comunicazione sul modo in cui gli esseri umani percepiscono la realtà e interagiscono con essa; la comunicazione veniva intesa come strumento per indurre cambiamenti, sia costruttivi che distruttivi, sia sani che insani. Dopo secoli in cui gli effetti persuasori pragmatici della comunicazione erano stati pressoché negati, gli studi della Scuola di Palo Alto li riportavano al centro dell’attenzione mediante una ricerca che attraversava tutti gli ambiti dell’esistenza. Per la prima volta nel mondo occidentale moderno si riprendeva in considerazione lo studio della pragmatica, della retorica, del convincimento, di quella che nel mondo ellenico era stata la «nobile arte della persuasione», in particolare quella esercitata e insegnata dai sofisti, figure di sapienti (“sofista” significa “sapiente eccelso”) che, in qualità di esperti che avevano elaborato metodiche di comunicazione persuasoria, le applicavano con enorme successo a molti campi dell’umano agire. Si potrebbe dire che siano stati i consulenti di problem solving per governanti e regnanti, i formatori delle élite alla retorica e i primi medici e psicologi. Pochi sanno che Ippocrate, considerato il padre della medicina, era nipote di Gorgia, il più grande dei sofisti, il cui fratello (Diels e Kranz, 2006) fu uno dei primi medici dell’antichità (Nardone e Salvini, 2013). Un altro insigne sofista, Antifonte, fu il primo psicoterapeuta della storia: nel V secolo a.C. aveva già aperto uno studio per curare tutti i mali con le parole e con la persuasione e riscuoteva un successo tale da meritarsi di comparire nelle Vite dei dieci oratori attribuite a Plutarco e nei Memorabili di Senofonte.

IL LINGUAGGIO CHE SUGGESTIONA

A distanza di millenni, nel 1930, il più noto ipnotista del secolo scorso, Milton Erickson, scrive un articolo basilare per quella che sarà poi l’idea dell’ipnosi senza trance. Vi si parla delle suggestioni indirette, sostenendo che funzionano molto meglio delle suggestioni dirette, tanto che lo stesso Erickson, nell’ultima parte della sua carriera di psicoterapeuta, per dare prescrizioni e far fare ristrutturazioni ai suoi pazienti usa sempre meno l’ipnosi diretta e sempre più un linguaggio ipnotico e suggestivo.

Paul Watzlawick pubblica poi, nel 1974, Change: la formazione e la soluzione dei problemi, e non è un caso che sia l’unico libro per cui Erickson scrive la prefazione: ciò la dice lunga su quanto lo ritenesse importante. Nel 1977 Watzlawick pubblica Il linguaggio del cambiamento, nel quale analizza ancora più in dettaglio le caratteristiche del linguaggio ipnotico, suggestivo e retorico e, per la prima volta, mostra come questo sia il tipo di linguaggio che parla al nostro cervello antico.

Usando un linguaggio suggestivo, evocativo, performativo si va a stimolare direttamente la parte più arcaica del nostro cervello, perché si stimolano le emozioni primarie e si innescano i meccanismi che sono al di sotto del livello di coscienza (Nardone, 2015).

Da sempre nel nostro campo, la psicologia, si crede che il pensiero e le cognizioni siano l’Olimpo più elevato del nostro sapere; le neuroscienze dimostrano invece che oltre l’80% delle nostre attività cerebrali si svolge al di sotto del livello della coscienza (Koch, 2012). Quindi la coscienza non ha tutto quel potere che le è stato attribuito da millenni, anzi: il più delle volte, quando vuole interferire con le emozioni primarie, le altera e crea un conflitto che genera risposte disfunzionali.

L’ipnosi senza trance è quanto si ottiene con lo studio e la pratica del linguaggio suggestivo che va a lavorare direttamente sulle parti più antiche del nostro cervello, stimolando le “competenze senza comprensione”.

Facciamo qualche esempio simpatico: il colpo di fulmine, l’innamoramento immediato, si realizza nell’arco di 16-32 millesimi di secondo. Percepisco quello sguardo, quel sorriso, quel movimento sensuale e... bam! sono completamente conquistato. Questo è un esempio di effetto suggestivo potentissimo. Un altro è quello dell’oratore che deve parlare davanti a un grande pubblico: arriva, si siede, è l’ora di iniziare; tutti continuano a parlare, neanche lo vedono; la tentata soluzione del relatore è solitamente di prendere il microfono e dire «Per favore, sedetevi», ma è una soluzione decisamente fallimentare. Se invece inizia a guardare tutti, in pochi istanti tutti si metteranno a sedere e inizieranno a guardarlo come catturati. E lo sono: catturati dalla suggestione.

La comunicazione che crea suggestione è sia il veicolo per indurre la trance sia ciò che ci permette di dare indicazioni entro lo stato alterato di coscienza nel quale la percettività del soggetto è dilatata e più aperta alle sensazioni. Riassumendo, anche l’ipnosi ha bisogno della suggestione e della suggestionabilità per realizzarsi, mentre i fenomeni suggestivi sono indipendenti dall’ipnosi e possono realizzarsi senza che il soggetto sia in tale stato alterato di coscienza.

La suggestione è uno stimolo che giunge direttamente al paleoencefalo aggirando le resistenze della volontà cosciente e attivando risposte puramente emozionali. Ciò che rende una comunicazione suggestiva è il suo essere percepita come qualcosa che tocca le nostre più sensibili corde emozionali. Una massima sublime, un panorama mozzafiato, uno sguardo seduttivo e un sorriso ammaliante, un folgorante aforisma, un poetico madrigale sono tutte singole forme di stimoli suggestivi, ma è possibile produrre effetti ancor più travolgenti associando stimoli suggestivi diversi e in successione: è il caso del discorso di un grande oratore, per esempio, in cui sia le argomentazioni usate sia il suo comunicare non verbale e paraverbale creano formidabili effetti suggestivi, in grado di persuadere gli astanti. Come affermava Gorgia (Diels e Kranz, 2006): «Un discorso che abbia persuaso una mente, costringe la mente che ha persuaso a conformarsi nelle parole e nei fatti». Il carisma, che è l’effetto della capacità di suggestionare, rende chi abbia sviluppato questa abilità comunicativa capace di produrre suggestioni che la persona comune non potrebbe neanche lontanamente immaginare di mettere in atto.

PER UN IMPIEGO TERAPEUTICO DELLE SUGGESTIONI

Nonostante le miriadi di prove della sua efficacia terapeutica nella psicologia e nella medicina, notiamo il perdurare di una diffidenza e una mancanza di considerazione nei confronti del potenziale terapeutico della suggestione. Per esempio, l’effetto placebo: sebbene sia dimostrato che possa contribuire fino al 40-50% del successo di qualunque terapia (Milanese e Milanese, 2015), e che possa quindi essere considerato un formidabile presidio terapeutico, nessuna forma di pratica medica ne fa un deliberato utilizzo.

Rendere questo processo suggestivo una tecnica replicabile sarebbe un portentoso aiuto all’efficacia delle terapie: un aiuto anche ben poco dispendioso, poiché si tratterebbe solo di insegnare ai medici a comunicare in modo suggestivo.

Si dovrebbe per questo imparare a creare, attraverso la comunicazione suggestiva, “realtà inventate” che producono effetti concreti (Watz­la­wick e Nardone, 1997). Del resto, tutte le forme di psicoterapia hanno i loro rituali suggestivi che creano aspettative: i diversi setting sono messaggi suggestivi, numerose tecniche sono altrettanto, se non più, suggestive e il semplice dialogare, in un contesto terapeutico, è già creare suggestione. Perciò, per rendere più efficaci gli interventi psicoterapeutici attraverso un uso deliberato della suggestione, non si devono obbligatoriamente inventare nuove strategie di comunicazione, bensì, nella maggioranza dei casi, rendere strategiche quelle che sono già utilizzate, ma troppo spesso sottovalutate nel loro potenziale.

A dare man forte a questa tesi interviene il meccanismo dei neuroni specchio, individuato da Ramachandran (2000) e Rizzolatti e Craighero (2004): quando due individui entrano in contatto e “si sintonizzano”, si attivano in loro le stesse aree del cervello, in una sorta di immedesimazione a livello neurale che innesca nelle due menti le stesse emozioni. Questo spiega come i fenomeni suggestivi vengano a crearsi da un punto di vista neurologico quando due persone entrano in un contatto emozionalmente carico, e ribadisce che è la comunicazione a indurre la suggestione e quindi l’importanza di studiare la tipologia di linguaggio più adatta a evocare tali potenti effetti.

Il lavoro svolto negli ultimi trent’anni nel Centro di Terapia Strategica di Arezzo ha dimostrato come, grazie alla messa a punto di tecniche avanzate di comunicazione terapeutica suggestiva, l’efficacia e l’efficienza dei trattamenti psicoterapeutici abbiano registrato un notevole incremento (Nardone e Watzlawick, 1990; 2005; Nardone, 2020), ovvero come spesso, parafrasando Vaihinger (1911), «dall’apparente illogico si giunga al concretamente logico».

Giorgio Nardone, fondatore, insieme a Paul Watzlawick, del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, è internazionalmente riconosciuto sia per la sua creatività che per il suo rigore metodologico.

Elisa Valteroni è psicologa, psicoterapeuta, ricercatrice ufficiale e docente del Centro di Terapia Strategica di Arezzo. È coautrice, con Giorgio Nardone, di numerosi testi tradotti in più lingue, tra cui L'anoressia giovanile. Una terapia efficace ed efficiente per i disturbi alimentari (Ponte alle Grazie, 2017).


Bibliografia

Diels H., Kranz, W. (2006), I presocratici (trad. it.), Bompiani, Milano.
Koch C. (2012), Consciousness: Confessions of a romantic reductionist, The MIT Press, Cambridge (trad. it. Una coscienza. Confessioni di uno scienziato romantico, Codice, Torino, 2013).
Milanese R., Milanese S. (2015), Il tocco, il rimedio, la parola. La comunicazione tra medico e paziente come strumento terapeutico, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G. (2015), La nobile arte della persuasione. La magia delle parole e dei gesti, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G. (2020), Ipnoterapia senza trance. Parlare alla mente emotiva dell’altro, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G., Salvini A. (2013), Dizionario Internazionale di Psicoterapia, Garzanti, Milano.
Nardone G., Watzlawick P. (1990), L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi, Ponte alle Grazie, Milano.
Nardone G., Watzlawick P. (2005), Brief Strategic Therapy: Philosophy, technique and research, Jason Aronson & Littlefield, New York.
Ramachandran V. S. (2000), «Mirror neurons and imitation learning as the driving force behind “the great leap forward” in human evolution», Edge, 69, May 29.
Rizzolatti G., Craighero L. (2004), «The mirror-neuron system», Annual Review of Neuroscience, 27, 169-192.
Vaihinger H. (1911), Die Philosophie des Als Ob, Reuther & Reichard, Berlin (trad. it. La filosofia del come se. Sistema delle finzioni scientifiche, etico-pratiche e religiose del genere umano, Ubaldini, Roma, 1967).
Watzlawick P. (1977), Die Möglichkeit des Andersseins. Zur Technik der therapeutischen Kommunikation, Verlag Hans Huber, Berne (trad. it. Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica, Feltrinelli, Milano, 1988).
Watzlawick P., Nardone G. (a cura di, 1997), Terapia Breve Strategica, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Watzlawick P., Weakland J. H., Fish R. (1974), Change: Principles of problem formation and problem solution, Norton, New York (trad. it. Change: la formazione e la soluzione dei problemi, Astrolabio, Roma, 1974).
Wittezaele J. J. (2013), «Paradigma interazionale-strategico». In G. Nardone, A. Salvini, Dizionario Internazionale di Psicoterapia, Garzanti, Milano.

 

Questo articolo è di ed è presente nel numero 285 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui