Gabriele Giacomini

Il volto del politico

Quando per votare basta un colpo d’occhio

Spesso nelle valutazioni elettorali utilizziamo indizi e scorciatoie che possono condurre a decisioni superficiali e dettate da uno spirito critico non adeguato. Il viso può essere uno di questi indizi.

Il volto del politico

La sua salute era malferma, ma guardandolo sembrava davvero un buon Presidente. John Fitzgerald Kennedy, di origine irlandese e fede cattolica, aveva poco più di quarant’anni quando decise di correre per la presidenza degli Stati Uniti d’America. Era l’America della guerra fredda, dei primi movimenti per i diritti civili, di Marylin Monroe, della corsa allo spazio e della televisione in tutte le case. Il primo dibattito televisivo tra John Kennedy e lo sfidante Richard Nixon, i due candidati alla presidenza, si tenne a Chicago, in uno studio, alla presenza di un gruppo di giornalisti e di un moderatore. Era il primo di una serie di quattro incontri e aveva come tema la politica interna.

Ma piuttosto che dal tema, il dibattito fu caratterizzato dalle immagini dei candidati. Dai loro visi, dagli atteggiamenti ripresi dalle telecamere e trasmessi in tutta America. Nixon non era in splendida forma. Aveva un ginocchio dolorante ed era reduce da un’influenza che lo aveva fatto dimagrire. Si era rifiutato di sottoporsi al trucco: sullo schermo appariva particolarmente pallido e con profonde occhiaie. Il suo vestito grigio, su un fondale dello stesso colore, non aiutava a mettere in risalto la sua figura. Oltre a ciò lanciava veloci occhiate alla telecamera, all’avversario e al moderatore, dando la sensazione di essere una persona insicura e timorosa. Kennedy, invece, indossava un vestito scuro che ben definiva la sua figura sul fondale, sembrava in ottima salute e abbronzato. Si mostrò abile, capace di controllare lo sguardo, disinvolto nel gestire lo spazio televisivo.

I dati sulla valutazione dell’esito del dibattito da parte degli elettori furono eloquenti e svelarono l’importanza delle immagini dei candidati: mentre i cittadini che avevano seguito il confronto attraverso la radio ritenevano che vi fosse stato un sostanziale pareggio, coloro che lo avevano seguito in televisione ritennero Kennedy vincente. Il “colpo d’occhio” degli spettatori nei confronti dei candidati aveva condizionato in maniera importante le valutazioni politiche dei cittadini, rendendo difficile a Nixon rimontare in seguito lo svantaggio registrato in televisione.

FISIONOMIA DEL VOLTO ED ESITI ELETTORALI

Soprattutto per i pubblicitari e per gli esperti di mass media, in un mondo della comunicazione dominato dall’immagine e dall’apparenza, gli individui non possono fare a meno di guardare la faccia del candidato e di preferire una faccia esteticamente piacevole ad una spiacevole: Kennedy fu favorito dal fatto di avere un viso giovane e spontaneo rispetto all’avversario, Reagan aveva un bel volto d’attore sapientemente valorizzato dai suoi consulenti, e così via.

La psicologia sociale ha mostrato come le persone, nel processo di formazione delle impressioni, tendano a utilizzare indizi e scorciatoie in grado di far risparmiare loro la fatica legata alla ricerca di dati più completi e precisi: la faccia può essere ritenuta un indizio e succede che venga utilizzata impropriamente come fonte per inferenze sulla personalità.

I ricercatori hanno approfondito il rapporto fra viso dei candidati ed esito delle elezioni, pervenendo a risultati che possono sorprendere: non solo i giudizi che riguardano i tratti di personalità dei candidati politici si basano spesso sulla loro immagine − per esempio la fisionomia del volto − e sui loro segnali corporei, ma possono anche predire gli esiti elettorali. (…)

Nella versione integrale dell’articolo troverai anche i seguenti paragrafi:

  • SOMIGLIANZA TRA ELETTORE E CANDIDATO
  • Box: L’EVERYDAY MAN

Questo articolo è di ed è presente nel numero 256 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui