Silvia Bonino

I bambini e Babbo Natale

Nella cultura occidentale esistono da secoli diverse figure mitiche che portano doni ai bambini nel periodo natalizio: San Nicola, Santa Lucia e la Befana.

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Tra tutte, negli ultimi decenni è diventata prevalente la figura di Babbo Natale, che ben rappresenta la società dei consumi in cui viviamo. In tale società il periodo natalizio è diventato sempre più il momento maggiormente redditizio per le vendite; di conseguenza, Babbo Natale ha acquistato un’importanza crescente. 

Va ricordato che Natale è una festa complessa, in cui convivono sentimenti diversi. Accanto a quelli religiosi, vi sono infatti sentimenti familiari, di rassicurazione, speranza e solidarietà. In questa complessità, i bambini hanno un ruolo centrale, poiché rappresentano il cuore degli affetti familiari e della fiducia nel futuro. La società dei consumi ne ha fatto, quindi, i destinatari privilegiati dei doni natalizi, testimonianza di affetto e legame, e Babbo Natale è diventato il rappresentante principale di questa operazione. 

Per le loro caratteristiche psicologiche, i bambini piccoli  – grosso modo fino a sei anni – sono sensibili a questa figura e aderiscono facilmente alla credenza; essi infatti sono contraddistinti da fantasia e da sensibilità a figure immaginarie, che impersonano desideri e sentimenti positivi.

Che fare, allora come genitori? A mio parere la prima cosa dovrebbe essere interrogarsi su qual è il significato che si intende dare a questa festa. Non farsi travolgere dalle abitudini sociali ma sviluppare una maggiore consapevolezza sui propri valori è il primo indispensabile passo. Da questa  riflessione discenderà il peso maggiore o minore che si vorrà dare a Babbo Natale, e il ruolo che si attribuirà non solo a lui ma, più in generale, ai regali natalizi dei bambini.

In ogni caso è opportuno trattare questa figura con leggerezza, cioè come una rappresentazione fantastica, circondata da mistero, senza commistioni e confusioni con la realtà. Con questo atteggiamento, il bambino sarà facilitato nel rendersi conto gradualmente di ciò che si tratta, senza provare sentimenti di delusione o inganno.

Poiché l’adesione a questa raffigurazione mitica è frutto di un certo modo di ragionare della mente infantile, sostenuto per fini propri dalla nostra cultura, essa è naturalmente destinata a cadere, per trasformarsi al più in una consuetudine sociale. In ogni caso, mano a mano che il bambino cresce, le sue domande dovranno sempre trovare una risposta sincera: non solo perché il bambino ha sempre diritto alla verità, ma anche perché queste domande stanno a indicare che egli comincia a riflettere in modo critico su questa credenza.