Fan si diventa, non si nasce

Chi sono quelle persone capaci di una dedizione assoluta al loro idolo, pronte a sacrificare per lui la propria vita personale e sentimentale? Come si spiega l’intensità del loro amore?

Myriam ha dieci anni quando scopre Claude François. È il 1956. Per lei, infelice in una famiglia dove i genitori si detestano, il cantante è un salvagente. Si chiude in camera con lui – le sue canzoni, il suo viso, le sue parole, la sua voce.

È il suo amico, il suo confidente. Lo ama, e lui in cambio la conforta e la consola. Compra tutti i suoi dischi, colleziona foto ritagliate dalle riviste, tappezza la camera di poster. Si iscrive a un fan-club, va a tutti i suoi concerti. Arriva a passare la notte sulla soglia di casa sua. «Aveva sostituito mio padre, la mia famiglia, tutto. Mi aveva aiutata a vivere», racconterà nelle sue memorie (Myriam, 1977).

 

Fan si diventa, non si nasce

DA ELVIS A HERRY POTTER

Myriam è il prototipo della fan, ma non ne esaurisce tutte le incarnazioni. I fan sono di ogni età, genere, ambiente sociale, geografico e culturale. Prendono come oggetto della loro passione un cantante, una stella del cinema o della televisione, un calciatore, ma anche film, serie televisive, romanzi, fumetti, videogiochi. Sono le “passioni ordinarie”, come le chiama Christian Bromberger: da Elvis a Star Wars, da Georges Brassens a Dragon Ball, da Justin Bieber a Harry Potter.

È impossibile ridurre il fenomeno a un tipo unico di pratiche, comportamenti, atteggiamenti, modi di esprimere la passione, modalità dell’attaccamento, quantità e qualità dell’investimento (di tempo, energia, affetto, denaro), impegno e livello di conoscenza, intensità e durata dell’esperienza (Hills, 2002). Il concetto di fan, entrato nel linguaggio corrente, è particolarmente vago e generico. tocca al sociologo definirlo,costituendolo come oggetto di ricerca. Per farlo, può chiamare in causa categorie e rappresentazioni preesistenti, prodotte dagli stessi fan, dai media, da osservatori e ricercatori.

Questa figura può essere definita partendo dal livello necessariamente soggettivo di investimento, attaccamento, conoscenza ed esperienza diretta. La popolazione dei fan può essere classificata in base all’oggetto prescelto o alle pratiche incui si esprime la devozione. Alcuni autori (Le Bart, 2000) hanno distinto vari profili in funzione del tipo di rapporto che il fan intrattiene con il suo idolo e della forma in cui se ne appropria: il conoscitore, il collezionista, l’imitatore, la groupie. Altri (Heinich, 2012) individuano come criteri distintivi il carattere esclusivo della passione e l’attrazione per tutto ciò che è extra-artistico (la passione tanto per la persona che per la sua opera).

A questi si potrebbero aggiungere, secondo gli ambiti e gli oggetti e in base al tipo di attaccamento, altri profili tipici: il “turista” o “moderato”, che vive la passione saltuariamente o in tono minore, l’“asceta” che vi si dedica totalmente, il “militante”, impegnato nei club e nel reclutamento, chi la passione la coltiva in solitudine, perché solo “simpatizzante” o perché “refrattario” alle pratiche del gruppo, l’“onnivoro” e lo “specialista”, che si interessa esclusivamente di un aspetto o di un periodo particolare, il “veterano” e la “recluta”, infine il “professionista”, che ne ha fatto un vero e proprio mestiere (come dirigente di club, imitatore o “sosia” della star, ecc.) (Segré, 2014).

 

L’incontro, attribuito al caso, viene spesso presentato come un momento fondamentale che ha aperto una nuova vita

 

COME NASCE LA PASSIONE?

Non si diventa fan dall’oggi al domani. tuttavia sono numerosi quelli che parlano di un “colpo di fulmine”, una “rivelazione”, un “lampo”, uno shock salutare che ha segnato una rinascita, come una cesura fra il prima e il dopo. L’incontro, attribuito al caso, viene spesso presentato come un momento fondamentale che ha aperto una nuova vita. Il coinvolgimento nella nuova passione è poi oggetto di un racconto esaltato, dove intervengono termini come dipendenza, ingranaggio, fatalità e destino. «non potevo più farne a meno.

Era scritto, era così», dice Juliette, fan di Elvis Presley. Martin, fan di Dalida, aveva comprato un primo CD, avviando poi una collezione che, fra CD, vinili e cassette conta ormai centinaia di voci: «Ho capito subito che ero entrato in un ingranaggio tremendo», ammette (Severac e naïmi, 2008). A quel punto diventa imperativo andare incontro a questa figura speciale, conoscerla sempre di più, scoprirla e farla propria.

Come nelle prime fasi dell’innamoramento, quando la presenza della persona amata sembra un bisogno vitale. A volte questo impegno, che può essere pesante, tanto esclusivo da assorbire tutto il tempo, viene a colmare un’autentica carenza. Altre volte però si innesta su una semplice disponibilità e può finire per sconvolgere la vita personale, il lavoro, i rapporti di coppia. non è raro infatti che la vita del fan sia consacrata totalmente all’oggetto della sua passione: «In effetti, è una cosa che comunque mi ha invaso tutta la vita. L’80% del tempo lo dedico a Elvis e a tutto quello che lo riguarda»; «Dalida era diventata il centro della mia vita» (ravier, 2006).

Per capire questa passione e l’importanza che finisce per assumere nella vita del fan, conviene seguire il percorso che li ha determinati, un itinerario di lunga durata e articolato in più fasi. Con la scoperta del personaggio nasce l’ammiratore, che ben presto si mette in cerca di materiali (opere, testimonianze, documentari, gadget, ecc.), che accumula e colleziona. Spesso dedica uno spazio dell’appartamento a questi tesori, che classifica, cura, contempla, consulta e riordina, assumendo così le funzioni di archivista, guardiano del tempio, conservatore, curatore di un’esposizione, in quanto titolare di una collezione privata più o meno importante. Insieme agli oggetti il fan acquisisce un sapere: «Leggevo e rileggevo gli articoli, non mi sfuggiva niente della sua vita privata», spiega un fan di Claude François (Myriam, 1977). «So tutto!», afferma orgoglioso un fan di Elvis Presley. nasce così lo specialista, il conoscitore, spinto dal desiderio di scoprire l’opera, l’artista, il contesto delle sue creazioni, tutto un universo che lo affascina e appassiona.

È un mezzo di appropriazione magica e di riduzione della distanza, che porta il fan a sviluppare una conoscenza enciclopedica e allo stesso tempo intima del suo oggetto d’amore. Questo diventa allora onnipresente. Il suo volto, attraverso poster, fotografie e immagini di ogni genere è sempre sotto gli occhi, in casa, sul posto di lavoro, talvolta portato addosso sulla t-shirt o su un badge. Se si tratta di un cantante, la sua voce accompagna di continuo il fan, in casa e fuori grazie alle cuffie. La sua persona è anche al centro di pratiche abituali: il fan va a frugare in cerca di materiali, incontra altri appassionati, partecipa a tutti gli eventi. Ciò assicura una presenza del divo o della diva su molteplici dimensioni: cognitiva, auditiva, visiva, perfino tattile, sotto forma di effigie a grandezza naturale. Tale onnipresenza è sinonimo di intimità, causa ed effetto di un’intensa relazione affettiva.

L’oggetto di questa passione esclusiva finisce per essere più presente, meglio conosciuto delle persone vicine, amato altrettanto e forse di più, come testimoniano tante dichiarazioni di amore eterno. Ma a questo amore non basta il vissuto individuale, bisogna condividerlo con altri, fare parte di un fan-club o di un gruppo più informale. Il fan diventa membro di una comunità e, al suo interno, un esegeta.

Fan si diventa, non si nasce

COSA CI DICONO QUESTE PASSIONI SULLA NOSTRA SOCIETÀ

Da questa dedizione assoluta il fan ricava una serie di gratificazioni che a suo avviso compensano abbondantemente i sacrifici e l’impegno profuso. Il rapporto intimo con la persona e l’opera del divo o della diva lo colmano, gli permettono di superare difficili prove, gli offrono emozioni preziose, momenti di felicità: «Dalida mi aiuta enormemente sul piano psicologico, mi rilassa, mi tranquillizza» (Severac e naïmi, 2008); «Appena avevo un problema, mettevo su un disco e mi calmava » (Myriam, 1977); «Quando lo guardi ti senti bene, dimentichi tutte le tue preoccupazioni. Sei lì, stai bene, come su una nuvola». L’investimento intensivo nella passione per la star offre uno scopo, degli obiettivi, conferisce all’esistenza un senso nuovo. tutto questo ha una funzione integratrice e assicura ai fan un’identità sociale, tanto disprezzata all’esterno quanto è invece valorizzata all’interno del gruppo, dove trovano stima, calore, conforto, comprensione e solidarietà: «Siamo una grande famiglia», dicono abitualmente.

Oltre a permettere l’integrazione nel gruppo, tuttavia, l’identificazione con l’oggetto d’amore conferisce anche un’identità personale, autostima e talvolta prestigio, per chi arriva a essere riconosciuto dai compagni come una sorta di controfigura del divo o della diva. Con queste sue dinamiche, il divismo ha molto da insegnarci su noi stessi. I fan ci porgono uno specchio, nel quale possiamo scorgere il nostro riflesso, e mettono in rilievo problematiche essenziali, valori fondamentali e grosse sfide della società attuale.

 

Non è raro che la vita del fan sia consacrata totalmente all’oggetto della sua passione

 

COINCIDENZA DI SACRO E PROFANO

Il bisogno di riti e di senso, di collocarsi sotto z l’ala protettiva di una figura tutelare da seguire ciecamente, da amare senza riserve e con la quale identificarsi totalmente, è espresso dai fan che si votano anima e corpo al loro idolo, dedicandogli un vero e proprio culto, moltiplicando i sacrifici, investendo tempo, denaro e fatica nell’oggetto della loro passione esclusiva. Personaggi come Michael Jackson, Justin Bieber o Madonna diventano per loro il confidente privilegiato, il più grande amore, un vero e proprio idolo.

Il sociologo Edgar Morin ha analizzato il fenomeno per quanto riguarda le stelle del cinema hollywoodiano. Il culto che riservano loro gli appassionati illustra a suo avviso la coincidenza di consumo e celebrazione, sacro e profano, devozione e divertimento. Il gossip della stampa popolare si sovrappone a miti fondativi, che rimandano alle leggende eroiche e alla ricerca di sé. tutto ciò esprime la scomparsa graduale dei confini fra turismo e commercio, religione e consumo, cronaca e storia, show business e mitologia.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 257 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui