Paola A. Sacchetti

Essere divertenti è una cosa seria

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Quanto è importante essere divertenti per essere benvoluti dagli altri? Secondo l’opinione comune, molto, tuttavia negli studi sulle relazioni all’interno dei gruppi di pari questo aspetto è stato spesso trascurato. In letteratura troviamo infatti che i bambini che godono di uno status sociale elevato nel gruppo dei pari, e quindi sono benvoluti, tendono ad essere estroversi, assertivi, prosociali e competenti a livello scolastico. Ma non si parla di essere divertenti; eppure il divertirsi è uno degli aspetti principali nelle interazioni, soprattutto durante l’infanzia.

L’équipe guidata da Brett Laursen della Florida 
Atlantic University ha quindi scelto di indagare proprio questo aspetto e di identificare il grado in cui l’essere divertenti è associato alle variabili di simpatia e popolarità dello status tra pari. Nelle relazioni tra pari, lo “status sociometrico” indica il grado in cui i bambini piacciono oppure no ai coetanei che appartengono allo stesso gruppo e viene rilevato con la “nomina dei pari”, che consiste nel chiedere a ognuno di indicare chi preferisce e chi no; dalle analisi di tali nomine possono emergere 5 categorie di status sociale: popolare, rifiutato, ignorato, controverso e gregario.

Gli autori hanno perciò somministrato un questionario per la nomina dei pari a 2 gruppi di studenti dai 9 ai 12 anni, 611 del nord della Colombia e 662 del sud della Florida. In entrambi i gruppi è emerso che l’essere divertenti è correlato positivamente con la simpatia e la popolarità. Nel secondo gruppo, ai ragazzi è stata riproposta la nomina dopo 8 settimane, per verificare come la percezione di essere divertenti influenzasse il gradimento e la popolarità nel tempo. Dopo avere eliminato l’influenza di variabili note per contribuire allo status, quali comportamento prosociale, leadership, attrattiva fisica, i risultati hanno indicato che i ragazzi percepiti dai compagni come divertenti hanno ricevuto un numero maggiore di nomine positive e sono stati maggiormente indicati come popolari. Inoltre, la simpatia e la popolarità iniziali prevedevano anche cambiamenti successivi nella percezione dell’essere divertenti: chi era popolare era ritenuto anche più divertente. Insomma, per i ragazzi, l’essere divertenti genera popolarità e la popolarità rende divertenti.

Si tratta di un aspetto importante: la popolarità è assai ambita a quella età e i benefici dell’essere divertenti probabilmente si estendono oltre la gratificazione immediata; le esperienze divertenti, infatti, forniscono stimoli positivi che promuovono la creatività e l’essere divertenti può proteggere dal rifiuto, poiché aumenta il valore del ragazzo per il gruppo. Inoltre, essere benvoluti può anche avere un “effetto-
alone”: i pari presumono che chi ha un elevato status sociale abbia attributi desiderabili, e questo può trasformarsi in una profezia che si autoavvera, poiché chi ha un alto status ha più opportunità di affinare le proprie abilità nelle interazioni.                                                               

di Paola A. Sacchetti

Laursen B., Altman R., Bukowski W. M., Wei L. (2020), «Being fun: An overlooked indicator of childhood social status», Journal of Personality, DOI: 10.1111/jopy.12546

Questo articolo è di ed è presente nel numero 282 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui