Davide Montermini

Divertirsi imparando

Ecco le caratteristiche principali dell’attività di team building, cioè il consolidamento e l’affiatamento di gruppi tramite esperienze insolite e divertenti.

Montermini.jpg

Il Team Building è un metodo molto apprezzato e utilizzato da anni come attività “fuori dai confini dell’aula” per il suo intento ludico e memorabile. Ma quali sono i reali vantaggi nel praticarlo? Ce ne sono di varie tipologie e durata: da quelli più fisici a quelli più riflessivi, da quelli più artistici a quelli più legati a uno sport. Sicuramente essi rappresentano uno stacco, un break, una sospensione dalle attività lavorative finalizzati a rafforzare i legami tra le risorse umane che vi partecipano, legami sempre specifici e unici rispetto a qualsiasi altro gruppo. Possono avere un impatto positivo su qualunque tipo di persone che condividono un percorso comune, che sia di lavoro, famigliare o amicale, che sia in una fase iniziale di costruzione, consolidato o di lungo corso. 

Divertirsi imparando

I Team Building sono un momento importante per rifondare le dinamiche che presentano alcune disfunzionalità e facilitare il loro ritorno a una dimensione virtuosa, funzionale e collaborativa. Dinamiche che possono essere state indebolite da alcuni conflitti, latenti o evidenti, da alcune difficoltà o semplicemente dalla naturale perdita di energia cui vanno incontro tutte le relazioni nel tempo. Il fatto stesso di ritrovarsi in un ambiente nuovo, fresco, outdoor e di sperimentare un qualcosa di diverso dalla normale routine indoor ha, di per sé, un alto valore carico di significato. Spesso però la funzione del Team Building rimane confinata all’attività stessa, al suo senso primario, ossia «una bella giornata da passare insieme, nella quale si condividono esperienze»…

In realtà, il suo scopo primario può essere affiancato a un intento formativo vero e proprio, e quindi dotato del potere trasformativo e di cambiamento della formazione stessa. Tale obiettivo non è da considerarsi secondario, un effetto conseguente o un “nice to have”, bensì un obiettivo parallelo e importante allo stesso modo; divertirsi passando del tempo insieme alle altre persone del team e portarsi a casa degli utili elementi cognitivi, comportamentali ed emozionali di cui servirsi fin da subito durante le attività quotidiane di vita e di lavoro.

Qui di seguito raccolgo una serie di spunti e suggerimenti affinché i Team Building possano esprimere tutto il loro potenziale coniugando i due obiettivi riportati sopra, cioè divertirsi imparando. 

Ogni azione isolata ha meno potere rispetto a più azioni unite tra loro da un senso comune. Quindi, al posto di proporre un Team Building “ogni tanto”, come evento, risulta più efficace formare un percorso, un processo di 6-7 incontri. Ognuno di essi diventa così un modulo, una parte di un disegno più ampio, collegato agli altri e portatore di uno specifico intento formativo differente dagli altri. Questo conferisce ai partecipanti una visione più a lungo termine e perciò carica di un maggior effetto di cambiamento.

Durante la giornata o le giornate, risulta di grande valore creare uno storytelling, cioè una narrazione, tra le attività svolte al fine di rendere ai partecipanti l’esperienza più coinvolgente e accattivante. È importante che vi sia un collegamento emozionale nei vari step della giornata e che un flusso regolare sia intervallato da sorprese, tranelli, soluzioni improvvise, “poteri magici”: ciò che i partecipanti fanno sarà registrato come esperienza e ciò che vivono come emozione, personale e di gruppo, sarà ricordato nel tempo. Ruoli, nomi suggestivi, grida di battaglia, totem sono alcuni degli elementi utilizzati con questo obiettivo.

Alla partenza del Team Building, durante il briefing iniziale va data al team anche una “mission di lettura” delle dinamiche, un’attivazione di tipo cognitivo. È opportuno condividere delle linee guida di riflessione con i partecipanti per ingaggiarli, fin da subito, in un ruolo di osservatori attivi dei vari momenti e toglierli il più possibile da un ruolo di esecutori passivi. Ciò può essere dichiarato e condiviso come patto di partenza: «Al termine delle attività, ognuno di voi condividerà il suo resoconto sia come attore che come spettatore». Tale approccio consente di disattivare una propensione possibile e frequente in questi momenti, ovvero quella di “fare senza riflettere”, e dispone nella giusta attitudine mentale i partecipanti per fornire ognuno il proprio contributo portando il proprio valore aggiunto, che andrà a sommarsi a quello degli altri e ad aumentare l’efficacia complessiva dell’esperienza.

Per connettere il vissuto “straordinario” del Team Building ai contesti ordinari è imprescindibile un debriefing svolto in modalità coaching (tramite domande codificate) dove vengono raccolte le varie esperienze, le sensazioni provate, i momenti più salienti, restituiti attraverso osservazioni e feedback da parte del trainer. A tal proposito è più efficace che ci siano due trainer presenti, per avere una duplice visione e una prospettiva più ampia. È in questo momento che inizia il processo di traduzione dei comportamenti esperiti in comportamenti utili da portare a casa come bagaglio.

La sospensione mentale dalle attività quotidiane è creata, oltre che dall’attività stessa, anche dal luogo scelto perché si svolga il Team Building: è importante che sia un luogo diverso e, se possibile, lontano da quello in cui il gruppo normalmente vive la sua realtà. Più la location ha queste caratteristiche e meglio contribuisce all’intento di “rottura”, in questo caso fisica, dei comportamenti abitudinari.

In alcuni casi può essere di grande effetto un momento celebrativo, a fine giornata o a distanza nel tempo. Ha molto impatto una condivisione delle foto delle giornate montate in un video emozionale accompagnato da una musica in linea con il mood dell’esperienza.

È opportuno programmare un follow-up interno al fine di riprendere i punti chiave dell’esperienza attivando una riflessione cognitiva. È un momento in cui si mette a fattor comune il vissuto post-Team Building, che consente di riallacciare al presente le emozioni vissute.

Questi punti, connessi alla capacità di facilitazione dei trainer, permettono di trasformare i Team Building da semplici giornate ricreative e di condivisione in una metodologia efficace, dando un valore aggiunto concreto in termini di comportamenti chiari, osservabili, osservati ed emozionali: un valore spendibile per ogni risorsa e per il gruppo nel ritorno alla normalità.

Davide Montermini è psicologo delle organizzazioni ed esperto di cambiamento. Da oltre dieci anni formatore in ambito soft skills, è alla continua ricerca e sviluppo sul campo di percorsi esperienziali in grado di generare un miglioramento concreto per le persone, i team di cui fanno parte, le prestazioni e il benessere lavorativo.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 280 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui