Gennaro Romagnoli

Crescita personale e futuro

Oggi che ci troviamo davvero alle prese con l’intelligenza artificiale e con molti di quegli scenari tecnologici che fino a pochi anni fa ci sembravano fantascienza, possiamo scegliere di starne alla larga o di usarli. Magari con cautela.

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Quando da ragazzo leggevo fantascienza non avrei mai immaginato che un giorno gli umani avrebbero davvero avuto il problema di interfacciarsi con un altro tipo di intelligenza, quella artificiale. E invece ci siamo proprio nel mezzo; anche se molte persone cercano di far finta di nulla, siamo proprio nel bel mezzo di un’èra caratterizzata dall’intelligenza artificiale.

Così come la diagnostica per immagine (macchine che consentono di guardare dentro il corpo umano, come con la risonanza magnetica) ha radicalmente cambiato la medicina, è possibile che tali tecnologie cambino anche la psicologia e di conseguenza la crescita personale? Secondo il mio modesto parere, assolutamente sì.

Già oggi non esiste un testo di crescita personale moderna che non contenga riferimenti alle neuroscienze, cioè a quella branca multidisciplinare che usa la tecnologia come mezzo di indagine principale. 

In realtà, tutto il metodo scientifico si è evoluto grazie alle innovazioni e alle scoperte tecnologiche. Basti solo pensare al cannocchiale di Galileo o al microscopio. Questi mezzi hanno creato nuovi modi di “rappresentare la realtà” consentendoci di fare enormi passi in avanti. Il nostro mondo si dota ogni giorno di nuovi “artefatti cognitivi”, strumenti che ci facilitano determinate operazioni mentali. Dalla semplice calcolatrice al calendario digitale, dalle applicazioni che ci aiutano a tener traccia dei nostri risultati in palestra ai videogiochi che facilitano l’apprendimento delle lingue.

Tutto questo, e anche di più, è già a tua disposizione: dove? Chiaramente nel tuo smartphone, un piccolo computer che attraverso il collegamento a Internet potenzialmente accede a tutto lo scibile umano. I detrattori della tecnologia pensano che questi oggetti ci renderanno “stupidi” nel lungo periodo, e in effetti non hanno tutti i torti. La capacità di fare calcoli a mente si è deteriorata durante gli anni di utilizzo delle calcolatrici, così come nei secoli la nostra memoria ha perso colpi.

Siamo passati da un insegnamento orale, dove dovevi tenere tutto in memoria, fino all’invenzione della scrittura, per giungere alla stampa che ha permesso a tutti di acquistare libri e creare il proprio “archivio di conoscenza” in modo più o meno democratico.

È una diatriba aperta e alquanto complessa: chi può davvero decidere oggi che quelle tecnologie ci faranno “male”? Si può davvero fare un bilancio a priori sul futuro impatto di una tecnologia? La risposta a queste domande non è per niente facile, ma una cosa è certa: chi negli anni precedenti ha imparato prima degli altri a utilizzare proficuamente una certa tecnologia ha avuto un vantaggio competitivo importante. Di certo i primi uomini che hanno sperimentato il fuoco si saranno anche bruciati, ma chi non lo ha padroneggiato in tempo si è probabilmente estinto prima della famiglia della caverna accanto.

L’uomo è essenzialmente un “animale tecnologico”: senza gli artefatti noi saremmo nudi e indifesi di fronte al mondo che ha dotato tutti gli altri animali di zanne, pelliccia e istinti pre-programmati. Anche le parole che sto scrivendo in questo preciso momento sono una “tecnologia” senza la quale sarebbe sicuramente più difficile comprenderci tra di noi. La psicologia e la crescita personale del futuro saranno sicuramente legate alla tecnologia, e in realtà lo sono già adesso.

Oggi esistono già numerose applicazioni (software per lo smartphone) in grado di allenare alcune abilità psicologiche, come la capacità di restare concentrati su un compito o come i promemoria per i nostri obiettivi e i training che tengono allenata la mente. Esistono anche allenamenti specifici per la gestione delle emozioni, per la riduzione di effetti di bias sul cervello (come la “cognitive bias modification”). 

Sembrano cose del futuro, ma in realtà sono già tra le nostre mani e nessun professionista della psicologia potrà esimersi nel futuro dalla conoscenza di questi strumenti e del loro funzionamento. Sono conscio del fatto che si possa essere degli ottimi professionisti senza sapere niente di questi strumenti, ma non credo che la cosa durerà ancora a lungo. Oggi è del tutto normale interloquire con un cliente/paziente attraverso WhatsApp o Facebook, oppure fare una consulenza tramite Skype. Chi non sa attingere a tali strumenti sarà un po’ come chi, agli inizi del secolo scorso, non desiderava utilizzare il telefono e prediligeva le lettere cartacee.

Non c’è nulla di male nell’essere restii alle nuove tecnologie, soprattutto nel panorama odierno, visto che sono in continua evoluzione ed è difficile seguirle. Così come pensare che esse possano deteriorare le relazioni a lungo andare – pure su questo sono d’accordo. Ma sono convinto anche che noi siamo “esseri tecnologici” che da sempre guardano il mondo attraverso una lente artefatta.

Noi della specie Homo Sapiens abbiamo da sempre modificato il mondo che ci circonda a nostro vantaggio; ancor prima della famosa rivoluzione agricola (avvenuta circa 12 000 anni fa), quando eravamo ancora nomadi (raccoglitori e cacciatori), quindi prima dell’invenzione del ferro e della ruota, avevamo già radicalmente cambiato l’ecologia del territorio attorno a noi. Alla faccia di chi sostiene che ci stiamo allontanando dalla natura a causa delle tecnologie, direi che questo allontanamento è durato 70 000 anni, da quando è avvenuta la famosa “rivoluzione cognitiva”. Cioè da quando la specie Homo Sapiens ha iniziato a lasciare tracce sempre più tangibili del proprio passaggio.

Quando parlo di tecnologie non mi riferisco solo a cose che sono al di fuori di noi, perché anche aspetti come la meditazione possono essere considerati delle “tecnologie”. Cioè artefatti cognitivi aventi come scopo quello di migliorare l’essere umano sotto diversi punti di vista. Sono convinto che il futuro della psicologia (applicata) e della crescita personale sia legato alla tecnologia, e in particolar modo a quel computer che ognuno di noi si porta in tasca in questo preciso momento: lo smartphone.

Tra poco quel computer sarà in grado di monitorare il nostro stato emotivo durante la giornata e di darci dritte su come migliorarlo a casa, insomma un vero assistente psicologico tascabile. Proprio come il fuoco ai primi tempi, bisogna dire “Usare con cautela” – ma non troppa!

Questo articolo è di ed è presente nel numero 267 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui