Roberta Milanese

Comunicazione efficace: l'effetto prima impressione

Da una certa cura del look al controllo del proprio sguardo, dalla gestualità al tono di voce giusti, alcuni consigli per risultare gradevoli al primo incontro.

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«Non si può non comunicare»: con questo folgorante enunciato Paul Watzlawick ci ricorda come non possa esistere un’interazione comunicativa tra due persone in cui esse non si influenzino reciprocamente. Non deve quindi sorprendere se, volendo diventare dei comunicatori efficaci, il primo aspetto di cui occuparsi è quello che è stato definito effetto “prima impressione”, meccanismo per lo più inconsapevole per cui, fin dai primi istanti di un’interazione, tendiamo a formarci dei giudizi impliciti sull’altro.

Si tratta di percezioni di gradevolezza o sgradevolezza che, una volta strutturatesi, sono molto resistenti al cambiamento e ci orientano inconsapevolmente alla ricerca di tutti i dati che le confermano, dando vita a una vera e propria “profezia che si autorealizza”.

Se la prima percezione dell’altro è quella di un individuo amabile e disponibile, per esempio, ci verrà spontaneo essere sorridenti e aperti, innescando una corrispondente percezione di gradevolezza nell’altro. Se, al contrario, abbiamo la sensazione che costui sia freddo e scostante, ci porremo in una posizione rifiutante o difensiva, risultando così poco gradevoli. E poco senso avrebbe chiederci se la nostra percezione iniziale era corretta: in entrambi i casi la profezia finisce per realizzare sé stessa e influenzare inevitabilmente tutte le interazioni successive.

Ma come si struttura l’effetto “prima impressione”?

 [1] IL LOOK.  «Solo i superficiali non giudicano dalle apparenze», diceva Oscar Wilde, ed effettivamente il primo fattore è proprio il nostro apparire estetico: la pettinatura, l’abbigliamento, gli accessori che indossiamo ecc. Questo elemento è uno di quelli di cui siamo più consapevoli, sebbene ciò non significhi necessariamente saperlo sfruttare a nostro favore. Un errore frequente è ingessare il proprio stile, cercando di renderlo il più aderente possibile allo stereotipo dell’immagine che vogliamo comunicare. In realtà, l’eccesso di precisione o perfezione (pensiamo, per esempio, a certi manager eccessivamente “impettiti”) finisce spesso per creare irrigidimento o addirittura fastidio. Al contrario, inserire volontariamente un piccolo elemento di contrasto, come la barba non del tutto rasata in un uomo con un look molto curato, ha il potere di creare curiosità, attenzione e fascino. 

 [2] LO SGUARDO. Come dimostrato dagli studi sui neuroni specchio, il contatto visivo è l’elemento di comunicazione non verbale con il maggior potere di attivare la relazione empatica con l’altro. Spesso, però, si ritiene erroneamente che il contatto visivo più adeguato consista nel fissare l’interlocutore dritto negli occhi. In realtà, questo non solo non facilita un contatto piacevole, ma spesso suscita una reazione di difesa o d’attacco. D’altro canto, anche evitare lo sguardo è controproducente, poiché comunica disagio o rifiuto. Il modo più efficace per far sentire l’interlocutore a proprio agio è guardarlo alternativamente negli occhi e in altre parti del volto e del corpo. Questo sguardo fluttuante fa sì che l’altro si senta accolto e apprezzato, ma al tempo stesso sia portato a sforzarsi di “catturare” il nostro sguardo, entrando così in uno stato di piacevole suggestione.

 [3] LA MIMICA FACCIALE. Tutte le nostre espressioni facciali possono condizionare i giudizi degli altri su di noi, con un effetto che spesso va al di là del nostro controllo volontario. Un volto corrucciato o con smorfie ci mette a disagio o ci irrita, ma anche una mimica eccessiva – per esempio un sorriso forzato – ci fa immediatamente diffidare dell’altro. Al contrario, un viso disteso accompagnato da un sorriso appena accennato ispira fiducia e tranquillità. Il volto è il luogo in cui le emozioni si esprimono in maniera immediata e spontanea: esserne consapevoli ci permette di calibrare meglio la nostra comunicazione e di incrementare la nostra desiderabilità.

 [4] PROSSEMICA, POSTURA E GESTUALITÀ.  Sono elementi comunicativi fortemente condizionati da elementi culturali: lo stesso gesto o posizione del corpo può significare qualcosa di positivo in una cultura ed essere considerato scortese in un’altra. Oltre a queste variabilità, è importante che l’incedere, la postura e la gestualità sia­no sempre agiti senza rigidità, in modo morbido e rilassato, così da indurre nell’altro percezioni piacevoli.

 [5] LA COMUNICAZIONE PARALINGUISTICA. L’ultimo fattore è rappresentato dalla componente non verbale del parlato (tono, volume, ritmo, velocità ecc.). Difatti, al di là del contenuto, un discorso che voglia essere catturante ed efficace deve possedere anche una sua “musicalità”, fatta di alti e di bassi, di pause, volumi e intonazioni che variano, pena il sortire noia, fastidio o sgradevolezza. 

È tutta questione di armonia: ovviamente, i vari elementi sopra esposti vanno sempre considerati nella loro interazione e nel loro fluire costante. La postura e i movimenti delle mani e della testa vanno armonizzati e sintonizzati sempre tra di loro e con i cambiamenti del tono della voce, con le pause, con il ritmo dell’eloquio, così da rafforzare l’efficacia suggestiva delle parole, dello sguardo e della mimica facciale.

Faticoso? Può darsi, ma ricordiamoci che non avremo una seconda occasione per fare una buona prima impressione!

Roberta Milanese, autrice di numerose pubblicazioni, è docente nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica di Arezzo e Firenze e in master di specializzazione in Italia e all’estero.


Riferimenti bibliografici

Milanese R., Milanese S. (2015), Il tocco, il rimedio, la parola, Ponte alle Grazie, Milano.

Nardone G. (2015), La nobile arte della persuasione, Ponte alle Grazie, Milano.

Nardone G., Loriedo C., Zeig J., Watzlawick P. (2006), Ipnosi e terapie ipnotiche, Ponte alle Grazie, Milano.

Questo articolo è di ed è presente nel numero 277 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui