Paola A. Sacchetti

Competenze linguistiche e benessere vanno a braccetto

Competenze-linguistiche.png

Avere buone abilità linguistiche può tutelare la salute mentale? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori della University of Bath (Regno Unito) e della Stellenbosch University (Sudafrica) hanno rea­lizzato una ricerca, all’interno di un più ampio studio trasversale, a Khayelitsha, una comunità povera vicino a Città del Capo, in Sudafrica. Ai 200 ragazzi di 13 anni selezionati per lo studio, gli autori hanno somministrato diversi test per valutare le abilità cognitive e linguistiche, oltre a raccogliere dati su stato socio-demografico, salute mentale materna, sintomi di depressione, ansia, comportamenti problematici e livello di autostima. Per misurare lo sviluppo del linguaggio in isiXhosa, una delle lingue ufficiali, è stato adattato al contesto africano il subtest di Riddles
della Kaufman Assessment Battery for Children II (KABC-II), in cui il soggetto deve nominare un concetto concreto o astratto in base a una serie di caratteristiche elencate dall’esaminatore. A seconda dei punteggi, i ragazzi sono stati divisi in 3 gruppi: con abilità linguistica bassa, media o alta. 

Dalle analisi è emerso che la scarsa abilità linguistica era correlata a una serie di difficoltà concomitanti, come deficit di attenzione, problemi di autostima, ritiro sociale e sintomi depressivi. Le difficoltà di attenzione aumentavano significativamente al diminuire delle capacità linguistiche, in entrambi i gruppi a media e bassa abilità linguistica. Per gli autori questa associazione, in linea con la letteratura sui disturbi del linguaggio, non sorprende: l’attenzione di un bambino diminuisce se le sue abilità linguistiche non gli consentono di comprendere e di stare al passo con quanto gli viene richiesto di imparare. Questo, in un circolo vizioso, aumenta la povertà di linguaggio, che determina a sua volta sempre maggiori difficoltà attentive e influenza quindi negativamente il livello di istruzione. Inoltre, basse abilità linguistiche risultavano essere un fattore di rischio di sintomi depressivi, cosa che non si rilevava negli altri gruppi. Anche l’autostima è influenzata da tali capacità, che possono fungere da fattore di protezione: maggiore è l’abilità linguistica, più alta è l’autostima e migliore la valutazione che l’adolescente ha di sé. Livelli più elevati di abilità linguistica sono perciò correlati a migliori profili psicosociali. 

Secondo i ricercatori, è molto probabile che tali difficoltà siano comuni in contesti culturali poveri, come quello indagato. I risultati indicano che intervenire per migliorare le abilità linguistiche nei bambini potrebbe rivelarsi una strategia di prevenzione vincente, al fine di migliorare non solo le condizioni di vita, ma anche la salute mentale. Ciò potrebbe avvenire attraverso una formazione specifica ai genitori per supportare lo sviluppo linguistico dei figli, ma anche offrendo terapie linguistiche o logopediche, e formando gli insegnanti a riconoscere e gestire le difficoltà linguistiche in classe. In altre parole, aumentando l’offerta formativa, i risultati potrebbero essere dirimenti.

di Paola A. Sacchetti


Bibliografia:
St Clair M. C., Skeen S., Marlow M., Tomlinson M.
(2019), «Relationships between concurrent language ability and mental health outcomes in a South African sample of 13-year-olds», PLOS ONE, 14 (9), e0221242, DOI: org/10.1371/journal.pone.0221242

Questo articolo è di ed è presente nel numero 277 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui