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Al confino con le ombre

Fra i tanti problemi della reclusione in casa c’è stato anche l’inevitabile confronto con la propria sessualità. E se è pure atipica…

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Il lockdown da pandemia ha portato alla luce tante verità scomode: l’inumanità del capitalismo selvaggio; l’incompetenza della classe dirigente; le disparità sociali; l’ipocrisia dei sistemi di comunicazione; il parassitismo tossico di intere forze politiche, e via sconfortandoci. Allo stesso tempo, ho trovato interessante il silenzio su alcuni argomenti del tutto concreti, ma di cui evidentemente è ancora considerato inelegante parlare. “De eso no se habla”, nemmeno di fronte alla fine del mondo: sono i temi “marginali”, che riguardano “minoranze” e possono pertanto essere ignorati serenamente dalle stesse persone che passano settimane a discettare del più piccolo tweet del più insignificante personaggio pubblico.

Di tali “marginalità”, pari alla popolazione di intere regioni, la narrativa sociale è piena. In questa rubrica ho ripetuto più volte quanto sia controproducente ritenere una strana bizzarria l’enorme numero di sessualità parafiliche che ci circondano, ma che spesso vengono liquidate con un sorrisino sarcastico. Certo, di norma non pongono particolari problemi: la maggior parte di esse è egosintonica, cioè vive bene la propria “trasgressività”, peraltro relativa, e molti fra i soggetti restanti diluiscono e mitigano i propri disagi nelle tante distrazioni offerte o imposte dalla vita quotidiana. Finché, s’intende, la vita quotidiana non si ferma per mesi.

Va detto che i media hanno timidamente denunciato anche il dramma di chi si è trovato chiuso a coabitare con persone – spesso genitori o parenti – intolleranti verso il suo orientamento sessuale. In Italia, all’inizio del lockdown la Gay Help Line (un numero verde contro omo e transfobia) ha registrato 20 000 richieste di aiuto per maltrattamenti, di cui 3000 nei confronti di minori e 400 da parte di familiari stretti. Il centro ha calcolato che nella prima settimana di aprile di quest’anno, il 40% degli e delle adolescenti omosessuali, e il 50% in ambito trans, hanno subito discriminazioni. Ebbene, secondo Google, questa notizia ha avuto una copertura appena dello 0.04% rispetto ai servizi sul jogging con le mascherine.

Quel che invece non viene praticamente mai discusso è il motivo di questi e altri disagi, cioè come l’emergenza sanitaria per il Covid-19 abbia costretto tutti a fare i conti anche con le proprie preferenze sessuali. Senza potersi più distrarre con amanti e lavoratori del sesso, ma soprattutto con tantissimo tempo improvvisamente libero, molti hanno vissuto la quarantena come una resa dei conti con il proprio soddisfacimento (o, più spesso, non soddisfacimento) erotico. Aggiungiamoci la spinta a usare ancora più intensamente Internet pure durante le ore di smart working, non supervisionate e quindi che si prestano con facilità a curiosare in siti “proibiti”. Anzi: aggiungiamo anche i tanti casi di chi si è trovato completamente solo, isolato ai domiciliari con una finestra digitale spalancata su ogni fantasia erotica concepibile, faccia a faccia con le ombre del proprio inconscio.

I numeri parlano chiaro. I dati di accesso ai siti per adulti hanno visto una crescita media globale del 24% nel mese di marzo. In Italia, dove il distanziamento sociale è stato particolarmente rigido, si sono registrati aumenti fino al 57% in più rispetto al periodo pre-virus. I termini di ricerca utilizzati sono significativi: quelli relativi all’area gay hanno registrato un +320%, mentre in ambito BDSM (Bondage Dominazione Sado-Masochismo) l’interesse è addirittura quintuplicato. Sembra insomma che l’insolita liminalità della quarantena, sospesa tra normalità e fine del mondo, tra sicurezza e pericolo, senza precisi confini temporali, abbia scatenato la curiosità e la voglia di esplorare nuove forme di sessualità rimaste precedentemente sopite o represse.

Il fenomeno è stato confermato dall’aumento del traffico e dell’engagement su siti, forum e gruppi di discussione dedicati alle sessualità alternative. Benché sia ancora presto per avere dati precisi, i primi rilevamenti suggeriscono che, tra i nuovi interessati a questi temi, poco più di un quarto passa a un approccio maggiormente attivo, nei limiti della virtualità imposta dalla situazione. Vediamo pertanto un gran fiorire di richieste di informazioni, una grande partecipazione alle discussioni nonché un forte incremento degli acquisti di sex toys “insoliti” riportato dai negozi online.

Tanta imprevedibile “rivoluzione sessuale” non è però del tutto indolore. Insieme agli approcci egosintonici e innocui per gli altri sono in fase crescente anche quelli più deleteri: in primis molestie virtuali e forme di revenge porn (cioè di “porno vendicativo”, per esempio pubblicando sui social foto intime di soggetti che non acconsentono alla loro diffusione), ma anche pedopornografia (pur contrastata piuttosto efficacemente dalle forze dell’ordine internazionali), estorsioni incentrate sulle abitudini sessuali online, dominazione finanziaria e altro.

Inoltre, più banale ma non per questo meno grave, era inevitabile che proporzionalmente al fenomeno aumentasse anche il disagio provato dalle tante persone impreparate a gestire la destabilizzante scoperta – proprio in questo periodo di solitudine – di essere attratte da forme di sessualità lontane dal modello normativo cui erano abituate.

Già dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, i professionisti più aperti nei confronti delle tematiche “kinky”, cioè non convenzionali, hanno visto il moltiplicarsi di fenomeni ben noti. Prima fra questi, l’ansia di chi si percepisce “anormale”, “malato” o “mostruoso” per via delle proprie fantasie erotiche, seguita dall’analfabetismo sessuale che impedisce di comprendere la natura di finzione di certe rappresentazioni pornografiche delle parafilie. Vediamo le difficoltà di chi, davanti alle migliaia di risultati di Google, manca degli strumenti per distinguere le fonti di informazione attendibili dalle confabulazioni tipiche – specie in Italia – di tante community in Rete. C’è chi sente i propri affetti messi in crisi dalla scoperta dell’eros insolito e c’è chi li compromette per la difficoltà di comunicare positivamente al partner nuovi desideri o di gestirli insieme.

Come tutte le crisi, la pandemia si è dimostrata però anche un’opportunità di crescita eccezionale in tutti i sensi. Per tutti noi come individui, per i nostri clienti o pazienti e per i professionisti che sapranno tenere gli occhi aperti su ciò che avviene lontano dai riflettori del discorso pubblico ma che non per questo è marginale.
Anzi.

AYZAD è il più attivo divulgatore italiano nel campo delle sessualità alternative. Autore di diversi testi di riferimento sul tema, è personal coach ed è stato nominato fra i 5 sex blogger più influenti al mondo, per il suo sito www.ayzad.com

Questo articolo è di ed è presente nel numero 280 della rivista. Consulta la pagina dedicata alla rivista per trovare gli altri articoli presenti in questo numero. Clicca qui