Elettra Pezzica

5 fobie insolite e particolari (secondo la ricerca scientifica)

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Le fobie specifiche sono paure intense e spropositate (anche se a volte possono assomigliare più a sentimenti di avversione o disgusto) nei confronti di determinati stimoli, come animali, oggetti, situazioni o persone. Nella dinamica fobica, il contatto con lo stimolo temuto (o addirittura il pensiero anticipatorio dello stesso) causa ansia e disagio significativo nella persona che, come conseguenza, attua una serie di comportamenti di evitamento per rimanere il più possibile alla larga dall’oggetto della sua paura. Nei casi in cui non sia possibile allontanarsi o evitare la situazione fobica, l’ansia può esitare in un attacco di panico. Benché chi sperimenta una fobia riconosca che a qualche livello il suo timore è eccessivo e irragionevole, il vissuto di ansia e repulsione è tale che la persona finisce per limitare – in alcuni casi anche in maniera importante - il proprio funzionamento.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), la classificazione ufficiale delle condizioni di disagio psichico, elenca 5 sottotipi di fobia specifica, che illustrano i timori più diffusi tra le persone. I primi 4 riguardano la fobia degli animali (in cui spiccano le paure di animali percepiti come pericolosi o disgustosi, come ragni, serpenti o insetti), la fobia degli ambienti naturali (come altezze e condizioni atmosferiche avverse), la fobia di sangue-infezioni-ferite (quindi di aghi, lesioni, procedure mediche invasive), e le fobie situazionali (spazi chiusi, areoplani, guidare, ecc.). C’è poi una quinta categoria, quella delle fobie “di altro tipo”, che include potenzialmente gli stimoli più svariati: oggetti di ogni genere, animali innocui, situazioni di vita quotidiana, specifici suoni, alimenti, e chi più ne ha più ne metta.

Se molte fobie sono dunque consolidate e comuni (chi non conosce almeno una persona che prova terrore all’idea di prendere l’aereo, profondo disgusto davanti ai ragni o si sente svenire alla vista del sangue?), altre riguardano stimoli così particolari che la maggior parte delle persone stenta a credere alla loro esistenza. Eppure, quello delle paure è un mondo pieno di sfumature e la sofferenza sperimentata dalle persone affette da queste condizioni è reale. 

Di seguito analizziamo 5 fobie piuttosto insolite che sono state oggetto di specifica ricerca scientifica.

 1. L’EMETOFOBIA, LA PAURA DI VOMITARE 

La stragrande maggioranza delle persone trova l’atto di vomitare spiacevole e il vomito uno stimolo repellente, ma alcune arrivano ad averne assoluto timore. L'emetofobia è una paura intensa e irrazionale del vomito: include paura di provare nausea, di vomitare, di vedere o sentire il vomito di un'altra persona e addirittura di parlarne. Di conseguenza, gli emetofobi tendono a evitare una vasta gamma di situazioni o attività che ritengono possano aumentare il rischio di vomito. Ad esempio, possono evitare luoghi affollati da cui temono di non poter fuggire rapidamente in caso di nausea o vomito, come negozi, aeroplani, concerti, ospedali. Il comportamento di evitamento può estendersi alla frequentazione di adulti o bambini che potrebbero potenzialmente essere malati, il che può portare ad una forte restrizione dei contatti sociali, o di entrare in contatto con alcuni alimenti che credono possano causare il vomito, generando talvolta un significativo sottopeso. Le stime disponibili suggeriscono una maggior prevalenza di questa fobia nel genere femmine e un’insorgenza in età infantile.

 2. L’ALECTOROFOBIA, LA PAURA DEI POLLI 

La paura intensa e pervasiva degli uccelli, chiamata ornitofobia, è una fobia piuttosto conosciuta e rientra nella categoria delle fobie specifiche di tipo animale.  Più rara, anche se non sono disponibili dati ufficiali sulla prevalenza, è l’alectorofobia, termine specifico che si riferisce alla paura dei polli. Le persone che ne sono affette provano un disagio intenso nei confronti di galline, galli, pulcini e polli (in alcuni casi persino morti e cucinati!); il timore, talvolta, si estende a uova, piume e altre parti dell’animale. Le galline, come gli altri uccelli, sono spesso percepite come creature dotate di un alto livello di movimento e imprevedibilità: questo aspetto, quando si parla di un oggetto fobico, genera nella persona un estremo senso di mancanza di controllo. Per quanto le galline si limitino a fare voli brevi, sono caratterizzate da un battito di ali molto veloce e rumoroso, nonché da un becco acuminato che può essere percepito come minaccioso. Benchè il contatto con il mondo agricolo sia, al giorno d’oggi, sempre più infrequente, l’alectorofobia ha subito un aumento dopo la diffusione dell’influenza aviaria (l’“influenza dei polli”), associandosi alla paura dei contagi da parte di virus sconosciuti.

 3. L’ANGINOFOBIA, LA PAURA DI DEGLUTIRE 

L’anginofobia è la paura intensa e pervasiva di deglutire, connessa al rischio di rimanere soffocati, in assenza di anomalie anatomiche o fisiologiche. Chi ne soffre vive i momenti dei pasti con marcata apprensione, spesso associata all’aver vissuto o assistito in passato ad eventi di soffocamento (come una caramella, un pezzo di cibo o un altro piccolo oggetto andato di traverso). A causa di questa paura, tipicamente la persona può iniziare a eliminare alcuni cibi che ritiene più pericolosi. Come accade in tutte le fobie, l’evitamento da una parte genera sollievo, ma dall’altra porta a confermare la pericolosità di ciò che viene evitato. Strutturato questo circolo vizioso, la persona può arrivare in alcuni casi a restringere la gamma di alimenti a sole creme, liquidi e omogeneizzati. Talvolta, anche la deglutizione dell’acqua o addirittura della saliva può diventare fonte di ansia. Anche questa fobia sembra avere una prevalenza più elevata nel genere femminile.

 4. LA PEDIOFOBIA, LA PAURA DELLE BAMBOLE 

La pediofobia è la paura delle bambole. Si tratta di un sottotipo di un’altra fobia, l’automatonofobia, che riguarda tutto ciò che ha sembianze umane: non solo quindi bambole e bambolotti, ma a anche robot, statue di cera, automi. Il motivo per cui le bambole creano disagio e avversione potrebbe essere rintracciato nella loro ambiguità. A causa della somiglianza all’essere umano, ci sembrano vive, ma contemporaneamente sappiamo che non lo sono; parallelamente, i loro tratti molto realistici sono associati a caratteristiche innaturali, come i movimenti meccanici o gli occhi inespressivi. Sarebbero proprio queste informazioni conflittuali a “non tornare”, generando incertezza e inquietudine. A moderare il disagio sarebbe proprio la somiglianza all’essere umano: più le bambole sono realistiche, più il sentimento di paura e repulsione aumenta. L’effetto di inquietudine generato dalle bambole è stato ben cavalcato dal cinema che, in molte pellicole, le ha trasformate in creature malvagie che prendono vita seminando il panico.

 5. LA TRIPOFOBIA, LA PAURA DEI BUCHI 

L’ultima fobia che analizziamo è la tripofobia, letteralmente “paura dei buchi”: chi ne soffre si sentirebbe profondamente a disagio davanti a configurazioni di buchi di piccole dimensioni ravvicinati. Si tratta di una condizione poco studiata dalla ricerca ma molto discussa sul web, dove alcune immagini sono diventate virali suscitando orrore collettivo. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori inglesi ha analizzato il fenomeno, arrivando a sostenere che tutti gli esseri umani mostrerebbero a qualche livello tendenze tripofobiche, anche se - per lo più – lievi. Questi pattern ripetuti, infatti, condividerebbero le caratteristiche visive di base con alcuni animali velenosi (come i serpenti o il polpo dagli anelli blu, uno dei più pericolosi al mondo), e richiamerebbero un’associazione inconsapevole con essi. Il motivo del disagio e dell’avversione sarebbe quindi da ricercarsi in una risposta evolutiva a stimoli potenzialmente pericolosi. Altri lavori hanno messo però in discussione tale ipotesi, sostenendo che siano le stesse caratteristiche visive, difficili da processare per il nostro cervello, piuttosto che la loro associazione con animali velenosi, alla base della fobia.

In generale, una fobia è considerata tanto più grave quando più impatta negativamente sulla vita della persona: il timore fobico di prendere l’aereo, ad esempio, ha una conseguenza relativa sulla vita di un uomo che lo prende una volta all’anno per andare in vacanza, mentre può diventare decisamente invalidante per un manager che è costretto per esigenze di lavoro a farne uso più volte alla settimana. La psicoterapia rappresenta un valido aiuto in questi casi: moltissime sono le metodiche sviluppate in seno ai diversi modelli terapeutici per fronteggiare le proprie fobie e ridurre il loro impatto sulla qualità di vita.

 

di Elettra Pezzica

 

Bibliografia:

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